03 Gennaio 2021, 09.20
Blog - Maestro John

Pére, cavre, pastùr e pastorèle

di John Comini

I pastori. Fino a pochi anni fa sulla strada passavano le greggi. Con i pastori ed i cani-pastore. Adesso è difficile vederli, anche perché bloccano il traffico o sporcano. Eppure 2000 anni fa l’angelo si presentò a loro per annunciare il Natale


La vita del pastore è affascinante e misteriosa. Sempre al seguito delle pecore vaganti, che il pastore conosce una ad una. E guai se si allontanano e non si ritrovano.

Un lavoro antico e pieno di fatica, di notti piene di freddo e di solitudine. Chissà se i pastori si addormentano contando le proprie pecore… Ma attenti al lupo! C’è una canzone che ho imparato fin dai tempi della colonia di Livemmo…

“E lassù sulla montagna gh’era su ‘na pastorella
pascolava i suoi caprin su l’erba fresca e bella.
E di lì passà un signore e ‘l ghe diss: “Oi pastorella,
guarda ben che i tuoi caprin lupo non se li piglia”.
Salta for lupo dal bosco, con la faccia nera, nera:
l’à magnà ‘l più bel caprin che la pastora aveva.
Ed allor si mise a piangere, e piangeva forte forte,
a veder il bel caprin, vederlo andar a morte.”


Molti poeti sono ispirati dai pastori, come Leopardi nel Canto notturno di un pastore errante dell’Asia: “Che fai tu luna in ciel? Dimmi che fai, silenziosa luna?”.
Lo scrittore sardo Gavino Ledda ha raccontato la propria infanzia in una famiglia di pastori nel libro “Padre padrone”, da cui è stato tratto anche un bel film.

Ricordo una filastrocca natalizia:

“Tàchela sö chela poca minestra tachela sö che l’è ris e fasöi
töte le sere sóm a chela, nà endel lett sensa linsöi
Piero Piero para le pere Piero Piero parale en sö
töte le sere sóm a chela, nà endel lett sensa linsöi.”


Noi ragazzacci cantavamo del Piero che andava a far l’erba, con risultati scatologici a livello di braghe.

La Madonna ama apparire ai pastorelli, da Fatima a Vallio. Il Santuario della Madonna de Mangher, dedicato alla Madre Celeste, ebbe inizio nel 1723, nel luogo dove si narra che ad un pastorello apparve la Madonna per salvare il suo gregge (e quelli dei paesani) da un’epidemia che aveva colpito gli animali. La popolazione della quadra di Gavardo e di Vallio era terrorizzata.

La Madonna disse al buon pastorello: “Figlio, Iddio ha accolto la tua preghiera, perché sei buono; Egli toglierà il malore che colpisce a morte il bestiame dei tuoi fratelli. Il male sta nell’erba. Le bestie che ne mangiano muoiono. Perché tutto questo? I tuoi fratelli hanno venduto il fieno a prezzi maggiorati; non hanno pietà del prossimo; hanno negato la legna ai poveri; hanno rifiutato l’acqua sorgiva a chi aveva sete e pane a chi aveva fame. La carità è fuggita dal cuore dei tuoi fratelli. Va ora e dì loro che Iddio vuole per Sé amore e carità e per Me una chiesetta che li richiami a questi comandamenti.”

Maria gli indicò un praticello su un’altura sopra la valle del Vrenda e gli disse di condurre le sue pecore lassù. Guarirono, e tutti i pastori portarono il proprio bestiame nel luogo indicato dalla Madonna. La bella storia è raccontata da Lino Monchieri ne “Leggende di Vallio”.

Mi ha angosciato l’assassinio della pastora Agitu Gudeta, la rifugiata etiope simbolo dell’integrazione in Trentino. Fuggita dal proprio Paese per la sua lotta contro l’accaparramento di terre agricole da parte delle multinazionali, in Italia da rifugiata fondò l’azienda agricola “La capra felice” dove allevava le capre mochene, a rischio di estinzione. “Sono animali rustici, poco esigenti, ottime capre pascolatrici.”

Lavorava il latte, produceva formaggio, viveva da sola in montagna. Agitu ha iniziato con poche capre e quando è arrivata a 180 diceva di riconoscerle una per una. Sorrideva, bellissima, anche se la sua vita era difficile, su quelle terre in salita, con gli animali da accudire ogni giorno. Addio, Agitu!

Quest’anno i molti musici delle pastorelle non hanno potuto suonare.  Ne conosco tanti: i Pastorelli dei Tre Cornelli, gli Smorfiàcc,  i Pastori delle Contrade, i pastori della gerla, Chi che ve zó dala via Roma, i Rebelòt, i “Fà i pastur”, i “Pastorelli di Monticello”, i “Rocher”.

Questi ultimi andavano a trovare Massimiliano Amolini di Carpeneda di Vobarno, una persona eccezionale che è salito in cielo in questi giorni. Rimasto tetraplegico a causa di uno sfortunato tuffo nel lago, costretto a letto per 30 anni, ha lasciato una straordinaria testimonianza di attaccamento alla vita. I “Rocher” gli suonavano le dolci melodie per ricordare la nascita di Gesù. Ora, ne sono certo, Massimiliano è tra le Sue braccia.

E poiché il mio caro amico Tony mi dice sempre di parlare anche di cose allegre, finisco con un mio testo in dialetto, sul Presepio vivente.

“Un an ghóm fat el Presepio vivente. Someaa de eser davera a Betlemme, con la capanna, el bò e l’asen veri,  le butighine con el furner, el frér, l’oste. La perpetua la faa la pastorella e ogni tant la perdia la dentiera. El sior Venenzio el faa re Erode: l’era strabicc, ma forte, el te parlaa ma el vardaa da l’altra banda.

El mia vignitt a fiocà?

Al’inisio l’era bel, töt bianc, una poesia, ma faa un frett che se bagolaa…

Alter che Palestina, someaa de eser en Siberia!
Alura un alpino l’è natt a tö una damigiana de vìn brûlé per scaldas. I l’ha biit töcc, anche le fomne, e un gusinì i ghe l’ha dat anche al Gesù Bambino poera stela.

Beh, ghè mia riatt el Vescov col sò segretare? I salta zó dala machina, i vètt Re Erode che sbandaa de chè e de là e le sbatia col cò cuntra el castel. I suldacc romani i balaa el Kasa-Ciok e i Re Magi i cantaa ensema ai pastur ‘Se mé só ciocc purtim a cà con la cariöla’.

“Eminenza, mi pare che ci sia qualcosa che non va.” L’angel söla capana el cantaa in versione rock: “Allelujiaaaaa!”. El Venanzio el parlaa töt farfuiatt: “Che fiv chì voter ché?” E el vescov: “Caspita, parla in aramaico!”. Le Pie donne le cantaa: “Oh bambino pieno di vino, ahi quanto mi costò l’averti amato!”

“Eminenza, sacrilegio!” “Vedi don Turibolo, è una citazione teologica delle Nozze di Cana.” Potis, el San Giuseppe el durmia e ogni tant col có el faa el giro dela morte. La Madona la ridia, la ridia e la faa balà el Gesù bambino che ogni tant el faa el pro.

“Perdoni, Eminenza, ma la Madonna che ride… ” “Perché, la madre di Dio secondo lei ha solo pianto?”
Ensoma, ala fine ghóm vinsitt el prim premio per la serena letizia e lo spirito di-vino.”


Ci sentiamo la settimana prossima, a Dio piacendo,
maestro John

Nelle foto:
- Un pastore con i suoi fedeli cani in una foto di anni fa
- Epifania 2019, i Re Magi e un pastore con agnello sulle spalle
- Epifania 2019, il mitico Cecco Maioli
- La pastora etiope Agitu Gudeta con le sue caprette





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