07 Febbraio 2021, 08.55
Blog - Maestro John

Poesie a memoria

di John Comini

Quando eravamo bambini, io e mia sorella Valentina, i più piccoli della nidiata Comini, recitavamo le poesie davanti a tutto il clan familiare, nonni compresi


E all’asilo abbiamo imparato poesie, filastrocche e canzoncine, come quella in caso di pioggia, declamata più volte a ritmo di rap: “Oh Madonnina santa abbi di noi pietà, un po’ di sole per carità”. Così per ore e ore, fino a quando il sole aveva pietà di noi…

Mia mamma ci raccontava molte filastrocche, anche strane: “Il sole cadeva a larghe falde, e la neve, coi suoi potenti raggi, riscaldava la terra. Quando, al chiaror di un lumicino spento, vidi un cadavere vivente. Presi un coltello, senza lama e senza manico, e glielo ficcai nel petto dicendo: muori, scellerato, perché mi hai mangiato tutto il mio zucchero filato.”

A scuola il maestro Grumi ci ha fatto imparare a memoria alcune poesie di Giosuè Carducci, come “San Martino” o “Il bove”, quella che recita ‘T’amo o pio bove; e mite un sentimento/ di vigore e di pace al cor m’infondi…” Io abitavo in condominio, e quindi non capivo tutto questo amore. Ma se non si imparava la poesia a memoria, arrivavano lievi bacchettate sulle gambe.

Molti ricordano ancora le classiche poesie, da “Pianto antico” a “Davanti a San Guido” (Carducci), da “La mia sera” (Pascoli) a “La pioggia nel pineto” (D’Annunzio), da “Alla sera” e “Dei sepolcri” (Foscolo, ma se li studiavi a memoria rischiavi di lasciarci le penne) fino al “Cinque maggio” del Manzoni (entrata nella storia calcistica…). E poi Leopardi: “A Silvia”, “Il sabato del villaggio”, “Il passero solitario” sino alla mia preferita, “L’infinito”. Dante era un osso duro, a scuola ci faceva dannare. Si pensava: l’Inferno è divertente, il Purgatorio così così e il Paradiso è una purga.  In linea con i poeti dell’Antologia io idealizzavo le donne. Le guardavo fantasticando, ma poi tornavo tra i miei amici a giocare a balunsì all’oratorio. Che goduria!

All’Istituto Magistrale, facevo il viaggio in pullman insieme al mio grande amico Deni, Andrea Giustacchini. Eravamo nella stessa classe e nel pomeriggio andavo spesso a trovarlo. Deni amava il mondo degli insetti, amava leggere e scrivere poesie. Passavamo ore e ore a chiacchierare, a fantasticare. La sera, spesso, andavo da lui a parlare di poesia…Non eravamo un club di poeti maledetti, piuttosto “scapigliati” (a quel tempo): lui mi leggeva i suoi bellissimi componimenti oppure le poesie dei poeti francesi, ed io ascoltavo incantato. Poi tornavo a casa verso le 10-10 e mezza (a quei tempi era orario da sballo), mia mamma mi aspettava sulla porta e mi diceva “Fa piano che el papà l’è envers”…Allora mio papà mi compariva, con le mutande di lana, e mi diceva “Mé dise nient…mé dise nient!” e si andava a dormire.
Certe volte accompagnavo Deni nelle librerie di Brescia: lui acquistava Rimbaud, Pascoli, Dostoevskij, io allora per non essere da meno ho acquistato un libro, s’intitolava “Commandos nel Vietnam”!

Con i compagni di scuola mi trovavo bene, ricordo i loro volti ed il loro sorriso:
Ballerini Roberto (fratello della mia collega Anna), Biemmi Maria, Bonetti Agostino, Bosio Fausto, Bricchi Giuseppe, Cavalleri Silvano (grande juventino!), Ferremi Luca (che ho il piacere di rivedere nella bella Bagolino), Filippini Adriana, Foresti Giuseppe, Gasparini Maria, Gavazzi Gianfranco, Ghidini Luigi, Gianelli Gabriele, Lanfranchi Margherita (ora Carmelitana Scalza a Venezia), Lanzi Giuseppe (fratello di don Paolo), Licci Marisa, Lombardi Michelangelo (che ora a Capovalle segue il Museo dei reperti bellici), Montini Loretta, Moreschi Virginia, Motelli Pasquino, Papaleoni Severino, Pellegrini Giuseppe, Ravarini Giulia, Rossetti Cesare, Tagliani Mario, Tironi Paola, Togni Rolando, Tomasi Elio, Troncana Giuseppe… C’era anche il caro Renzo Mosca da Chiari, che poi è diventato scrittore e che ci ha lasciati pochi giorni fa. Era una persona speciale, creativa ed autoironica, ed alla poesia ha dedicato una brillante serie di volumetti, destinata ai lettori più piccoli e agli insegnanti, perché “volano le parole via dalle pagine”. Uno dei suoi libri di successo è “Maestra, mi scappa una rima”. Ciao, Renzo!

Cos’è la poesia? E chi lo sa? I nostri giorni sono troppo cadenzati, ritmati, veloci per prestare attenzione alla poesia. La poesia è qualcosa che cammina per le strade. Che si muove, che passa accanto a noi. Tutte le cose hanno il loro mistero, e la poesia è il
mistero che hanno tutte le cose. Poesia è dappertutto, almeno a cercar bene.

Come questa, di Costantino Kavafis:
“E se non puoi la vita che desideri
cerca almeno questo
per quanto sta in te: non sciuparla
nel troppo commercio con la gente
con troppe parole e in un viavai frenetico.
Non sciuparla portandola in giro
in balìa del quotidiano
gioco balordo degli incontri
e degli inviti,
fino a farne una stucchevole estranea.”

Maxence Fermine ha scritto: ‘Un mattino, il rumore della brocca dell’acqua che si spacca fa germogliare nella testa una goccia di poesia, risveglia l’animo e gli conferisce la sua bellezza. È il momento di dire l’indicibile. E’ il momento di viaggiare senza muoversi. E’ il momento di diventare poeti.’ Come canta De Gregori “…e quando tra i buoni poeti ne trovi uno vero
è come partire lontano, è come viaggiare davvero”

A scuola tante maestre propongono ai bambini bellissime poesie. Alcune li invitano a scriverle, come la mia mitica collega Vanna Ferraboli, o come la maestra Fiammetta Segala che ha pubblicato il libro "Il bosco degli alberi incantati" fatto dai piccoli ragazzi-poeti. La maestra e poetessa Erodia Maccarinelli ha scritto “Il mio albero”, una raccolta di poesie scritte dai bambini, perché “i bambini sono l’anima del mondo e la Poesia passeggia con loro”.

Ricordo le classi quinte di Prevalle che avevano pubblicato un libro di poesie “Il paesaggio fuori e dentro di me”, incontri “poetici” sul viale dei gelsi, sotto la guida di Grazia Maccarinelli e Natalia Fantoni.

Il 21 marzo 2017, in occasione della Giornata Mondiale della Poesia, il Comune di Gavardo aveva pubblicato le poesie inedite di autori gavardesi: Vittorino Abastanotti, Giacomo Avanzi, M. Claudia Bellucci, Cesare Bettini, Paolo Bettini, Carlotta Castellini, Luca Denti, Mariastefania Facchinetti, Lorenzo Ferrari, Beatrice Ferretti, Giuseppe Ghidinelli, Caterina Goffi, Filippo Grumi, Maria Eles Lopeboselli, Andrea Pasini, Ettore Pontiggia, B.S., Luigina Saccani, Gildo Savoldi, Roberta Tabaglio, Gabriella Tedoldi (che ha vinto molti concorsi poetici), Francesca Usardi, Marco Vaccaro.

L’Associazione “Borgo del Quadrel” aveva indetto il concorso di poesia dialettale “Rime e ricordi” dedicato al caro Cesare Cavagnini. Vi avevano partecipato:
Antonio Abastanotti, Gabriele Abastanotti, Vittorio Abastanotti, Giacomo Avanzi, Margherita Bergomi, Chiara Bertuetti, Giuseppe Bignotti, Magda Bosio, Elisabetta Bresciani, Daniela Bruni, Patrizia Damiani, Lorenzo Ferrari, Beatrice Ferretti, Andrea Franzoni, Giuseppe Ghidinelli, Fabrizio Landi, Andrea Liaci, Maria Eles Lopeboselli (moglie di Antonio Butturini), Erodia Maccarinelli, Francesco Maioli, Beatrice Meloni, Nerino Mora, Marcello Podavini, Pietro Simoni, Paolo Soldi, Angelo Susio e Luisa Togni.

Ho avuto la fortuna di conoscere molte altre persone che hanno scritto poesie. Come il mio amico, maestro e musicista Luca Lombardi. Come la signora Maria Teresa di Prevalle, mamma di un alunno di nome Mattia, un ragazzo d’oro con i capelli color del grano. Persona dolce e riservata, si definiva una “libellula impaurita”, ed ha scritto poesie molto profonde.

Ma anche il mio ex Direttore Omero Sala (che ho la fortuna di chiamare amico) ha scritto poesie struggenti, come questa:
 “Non trovo porte in questa stanza
non ha senso brancolare
da parete a parete.
Graffierò sui muri il mio messaggio
e resterò seduto ad aspettare.”

Il maestro Piero Simoni, creatore del “Gruppo Grotte Gavardo” e del Museo, oltre a numerosi racconti ha scritto molte poesie.
Ricordo altre persone che hanno scritto belle poesie: Amalia Giustacchini e la cara Gabriella Cantoni Bravi, nei cui versi si sente l’emozione per il fiume Chiese e per gli anni dell’infanzia.

Nel gruppo Illustre Teatro ho conosciuto Manuela Bonacina, che tra le sue mille qualità ha anche il dono della scrittura. E Pialorsi Antonella, che oltre ad essere un’esilarante attrice, ha una spiccata sensibilità ed una vena di malinconia, che riversa in intense poesie. Oltre a Silva Pollini, che ha scritto sull’incanto della natura.

E come dimenticare Paolo Catterina, già sindaco di Prevalle, che oltre alla passione per la storia locale ama scrivere gustose poesie in dialetto.  
Anche la signora Lucia Manzoni (che con Daniele gestisce il Rifugio sul Monte Stino) ha scritto un bel libro di poesie.


Mi piacciono molto le poesie di Edgar Lee Masters, “Antologia di Spoon River” (il grande Faber ha ricavato splendide canzoni) e di Cesare Pavese, che piacciono anche all’amico Beppe Lavo, che proprio l’altro giorno ha compiuto 88 anni. Auguri di buona vita, grande uomo!

Importante: insieme al mio amico Deni (stupenda la sua riflessione alla Commemorazione civile delle vittime del bombardamento) e ad altre belle persone, faccio parte della giuria che valuterà i testi del concorso letterario di poesia e prosa sul tema “Il lavoro oggi…” indetto dall’associazione “La Rosa e la Spina”. Lavoratrici e lavoratori sono invitati a mettere nero su bianco le proprie esperienze nel mondo del lavoro. Per partecipare c'è tempo fino al 31 marzo. Gli elaborati vanno spediti via mail a larosaelaspina@gmail.com entro e non oltre il 31 marzo.

Questa poesia la dedico alla mia attuale moglie (ieri mi ha fatto la pastasciutta con le vongole…)
“Se avessi il drappo ricamato del cielo
intessuto dell’oro, dell’argento e della luce,
i drappi dai colori chiari e scuri del giorno e della notte
dai mezzi colori dell’alba e del tramonto,
stenderei quei drappi sotto i tuoi piedi.
Invece essendo povero ho soltanto sogni
e i miei sogni ho steso sotto i tuoi piedi.
Cammina leggera, perché cammini sui miei sogni.” (Yeats)

Ci sentiamo la settimana prossima, a Dio piacendo.
                                                                                                    
maestro John

Nelle foto:
1) Mia sorella Valentina da bambina: anche lei ha scritto stupende poesie
2) Il mio grande amico Deni mentre recita con il Teatro Poetico a Villachiara
3) Alcuni amici dell’Illustre Teatro di Vestone (a destra Antonella, dietro accanto a lei Manuela)
4) Le ragazze de “La Rosa e la Spina” in una simpatica immagine




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