28 Agosto 2022, 07.24
Blog - Maestro John

Le osterie del tempo perso

di Maestro John

Un po’ di leggerezza in questi tempi difficili: un rapido sguardo su antiche osterie e vecchi bar, poi gli auguri ad un’amica e gli eventi della settimana


Ispirato dagli innumerevoli racconti di Antonio Abastanotti e dal bel libro di Delio Pomelli “Vallio, polenta e osterie” (liberedizioni), ho pensato alle antiche osterie.
Parlando con mio cognato Luigi Avanzi, mi ha detto che una volta c’erano un bar o un’osteria a pochi metri una dall’altra.
E di certo mio cognato le ha conosciute, tanto che mia suocera Virginia lo chiamava “vigile notturno” per la sua abitudine a fare le ore piccole con gli amici!

Un tempo gli uomini andavano all’osteria, giocavano a carte e a morra tra le imprecazioni e il fumo dei toscani. Dopo il duro lavoro e le miserie della vita, cosa rimaneva? Godersi qualche bicchiere di vino e cantare in compagnia.
Le bottiglie più diffuse erano quelle del lìter, mès lìter e quartì.
L’osteria era un luogo dove si poteva stare con gli altri, davanti ad un bicchiere di vino. Come ha scritto l’amico Deni Giustacchini nel bellissimo spettacolo “Buli”: “Beviamo, amici. All’amore che fa passere il tempo. Al tempo che fa passare l’amore. Al vino che li fa passare tutti e due.”

Nel gioco delle carte all’osteria (briscola, tresèt, cìcera, ciapanò...) chi perdeva pagava da bere ai vincitori e al “siòr”, l’arbitro di gioco o quello che tiene i punti.
I campi di bocce, spesso sovrastati da un pergolato d’uva, erano teatro di accese partite, con tanto di scommesse. Irrinunciabile la “cantada”, con vasto repertorio.
Il mio caro cognato Sergio Franceschetti veniva mandato dalla mamma a chiamare el bubà all’osteria, così nell’attesa che il papà rientrasse ha imparato tante canzoni.
Le Opere liriche  erano molto popolari e spesso nei canti di osteria le arie si alternavano alle canzoni della tradizione dialettale, non sempre con risultati lusinghieri.

Nelle osterie aleggiava una pestifera nuvola di fumo; le donne vi entravano solo per recuperare il marito leggermente alticcio. Sul muro c’era una targhetta smaltata con scritto: ‘La persona civile non sputa in terra e non bestemmia’.

C’erano i “licinsì, mescite temporanee di vino allestite presso alcune famiglie che lo producevano in proprio, e che per un certo periodo richiedevano una licenza temporanea di vendita.
Per indicare l’apertura del “licinsì” venivano appesi all’esterno uno “smansaröl” o delle frasche. Spesso il titolare per accompagnare il vino serviva anche un po’ di affettato, una “punta” di grana, èn polastrì ai fèri, èn pér d’öf coi ridicì.

Ho provato a citare osterie e bar di Gavardo, partendo dalle Fornaci, dove c’era un locale gestito dalla mamma del mitico Santino Maioli.
Se ho sbagliato o dimenticato qualcosa, scrivetelo in fondo all’articolo, grazie.

In via Quarena, dinanzi all’abitazione della mia attuale moglie, c’era la Trattoria Mercato, più oltre il  Bar di fronte alla pesa (poi divenuto Bar Luna).
Accanto al negozio di mio papà c’era il Bar del Chiarini, dove da bambino bevevo l’aranciata e vedevo la gente che giocava a pincanello.
Davanti c’era il Dopolavoro Enal.

Quindi l’Albergo Braga, dove  si svolgevano feste danzanti e banchetti nuziali.
Di fronte c’era bottega con liquori e giornali gestita da Elsa Codenotti con un simpatico cagnolino.
In via Carera c’era il locale ‘Tre chiavi’ dell’indimenticato Giacomo Tagliani (si gustava anche un’ottima pizza), figlio di Filippini Antida e Tagliani Piero.

In Piazza del Comune c’era il Bar Italia, gestito prima dal signor Leggerini detto “Mago”, poi dalla signora Gemma insieme al marito, il baffuto Giovanni Cantoni.
Il mio caro cognato Angelo Barovelli (che lavorava presso il Credito Agrario Bresciano, ora Banca Unicredit), mi raccontava sorridendo che, poiché spesso si recava con altri colleghi o clienti a bere il caffè al Bar Italia, aveva praticamente creato una stradina con i passi fatti!

Il caffè-bar Vezzoni era molto rinomato, ci lavorava la simpaticissima Maria Baruzzi, mamma della mia grande amica Paola.
Sua mamma, Gina Lazzarini (ecco perché il locale veniva chiamato “da Gina”), cucinava per i bancari del Credito Agrario Bresciano. Il mercoledì, giorno di mercato, c’era sempre la trippa.

Un tempo c’era la trattoria della Ghita Fondrieschi, nonna della mia attuale moglie: era un locale lungo e stretto, gli avventori potevano appoggiarsi al bancone e chi voleva mangiare entrava più avanti nella stanza dedicata ai pranzi.
La Ghita era una bravissima cuoca, pure lei cucinava la trippa nel giorno di mercato. Poi, negli anni ottanta, è subentrata la gioielleria, oreficeria e orologeria del nipote Gianni Fondrieschi e del figlio Alessandro.

Ecco poi la frequentata trattoria all’Alpino (ora Trattoria Della Piazza Grande), sede dei tifosi del Milan (il bar “La caffetteria” in Piazza De Medici è sede dell’Inter Club).

In Capoborgo c’era l’Osteria dei Combattenti gestita dalla mamma dell’Agostì Tagliani. Ci lavorava anche la mamma della Lisi, la signora Agnese Bodei che il 16 luglio ha compiuto la bellezza di 100 anni. Augurissimi!

Al Cervo d’Oro ballavano sotto il portico: un jukebox suonava il boogie-woogie e le canzoni di Elvis Presley, mentre i ragazzi guardavano le coppie volteggiare.

Quand’ero bambino ed abitavo nel “grattacielo”, vedevo i giovanotti al Bar Acli, seduti ai tavolini all’ombra dei secolari ippocastani, che fischiavano alle ragazze di passaggio.
Spesso mi dissetavo alla fontana con sopra l’effigie di Garibaldi, ignaro della tradizione che dice: chi beve l’acqua di Garibaldi non si allontanerà più dal paese.
Ahimè! Oltre il bar c’era un grande salone, in fondo troneggiava un biliardo. La sala era utilizzata anche per banchetti: attraverso la scala si poteva raggiungere la cucina, dove lavoravano bravissime cuoche ed inservienti.

Terminata la cerimonia sacra nella chiesa parrocchiale, gli sposi camminavano in mezzo alla folla plaudente fino al ristorante. Come tradizione, c’erano pranzo e cena: la gente “la nàa a càas la fàm”. Durante il pomeriggio, con le giacche a spalla e la cravatta sciolta, gli invitati sciamavano nei bar, in attesa della cena. Il sabato sera mi addormentavo  al suono dei balli e delle canzoni degli invitati.

Proprio di fronte alle Acli c’era un piccolo bar, gestito dalla signora Emma, ‘ghidasa’ (madrina) di mia moglie e moglie di Francesco Zilioli, zio della mia coscritta Orielda.
Subito dopo il ponte, ecco il Bar Gianni: mentre acquistavo il gelato panna e cioccolato che scendeva a spirale dalla macchinetta, vedevo spesso seduta la maestra Cantoni che conversava amabilmente con qualche collega.

Ecco l’antica Trattoria “Corona” o Mariettina, da Marietta mamma del Gino.
Verso Salò, il Bar Milano con biliardo. In Via Molino c’era l’osteria del cuoco gestita dalla figlia del Paolo Bresciani.

A Bostone, dove ora c’è il pub & bar “Non solo ape” c’era l’osteria Alpino.
In Piazza De Medici, dove ora c’è il bravo fotografo Buccella, c’era il bar Rita con i tavolini all’aperto, con habitué il De Luca, papà Gelmetti, il Papotti e il dottor Valentino Monchieri.

In Piazza San Bernardino, dinanzi al Bar Forneria Portesi, c’era un bar molto ampio all’interno, dove ricordo che con il Gruppo Teatrale Gavardese ci eravamo cambiati per lo spettacolo in piazza “All’occhio, Pinocchio!”.

Nel vicolo dopo il Museo, vi era la trattoria “La Pace”: terminati i vespri, la domenica pomeriggio molti uomini vi si recavano per una partita a carte, di solito a tresette o briscola. Nella stagione buona giocavano anche a bocce. Per diversi anni questa osteria fu gestita da Paolo Bresciani (da tutti chiamato “el Paulì dela Pace”), amico del  papà di Antonio Abastanotti e padrino del fratello Gabriele.

Sul viale Mazzini c’era l’Osteria della Barca, gestita anche dal Pio Bresciani, papà dell’Alfredo. Quindi la celeberrima Trattoria Stazione da Gino.

Penso al bar dell’oratorio, e mi affiorano mille ricordi.
Tra il catechismo e le interminabili partite a “balunsì” fra amici, con i pochi centesimi in tasca correvo al bar per acquistare un ghiacciolo, un gelato Mottarello o qualche stringa di liquirizia, zűcc e farina de biline.
C’erano i famosi boeri con incartamento rosso, che se eri fortunato trovavi dentro il buono per un altro boero. Si beveva roba forte: ginger, spuma o chinotto.

Vicino al Cinema Capitol c’era il bar con bocce delle sorelle Inverardi.
In via Roma c’era il bar Betta, dove con il mio papà e mia sorella Valentina andavamo la domenica a prendere il gelato. C’era un bar anche in via Cava, gestito dalla moglie del signor Zabbialini.

Dove c’era la stazione, c’era il Bar dei Combattenti, molto frequentato.
Anche nelle frazioni c’erano molti bar ed osterie. Posso citare solo il bar da Anna a Soprazocco, con un campo di bocce, ed a Sopraponte il Bar Acli accanto al Teatro, dove spesso si recava il mio caro cognato Mario Zucchetti.

Infine, tre locali che mi sono rimasti nel cuore: una locanda in Faita, dove si potevano mangiare formaggio e salame. Un piccolo locale in Tesio, dove talvolta da ragazzo mi recavo con i miei amici un po’ mattacchioni.
E ovviamente il Morso nella splendida Limone, dove ci sono il grande cantante Maurizio Martini e la bella Emanuela e dove provano gli amici della band Km0.

E non abbiatene a male se ho dimenticato qualcosa, ma brindiamo insieme alla maniera alpina:
“Alziamo il bicchier, facciamo cin cin, beviam beviam beviam
tutto il mondo fa cin cin sollevando il bicchiere di vin
cin cin evviva gli alpini cin cin!”


Questa settimana compie gli anni la mia amica Gabriella Goffi.
È moglie del mio grande amico Deni, sono stato testimone delle loro nozze. Gabriella è sorella della comboniana suor Maria Teresa, di Giovanni (appassionato di calcio e impegnato nelle attività dell’oratorio) e di Rina e Piero, che ora le sorridono dal Paradiso.

Gabriella ha una splendida figlia, Lisa, che le ha donato l’adorato nipote Leonardo. Gabriella ha una squisita sensibilità artistica, realizzando sculture ricche di un fascino misterioso.
Attraverso oggetti e strumenti di quotidiana memoria, deteriorati dal tempo, recuperati, trasformati, impreziositi da tecniche accuratissime mediante un lavoro di rielaborazione minuziosa, ha creato una sorta di viaggio introspettivo che utilizza linguaggi e archetipi del nostro inconscio.

Ha realizzato bozzetti e costumi per il teatro, realizzando anche vere e proprie installazioni sceniche di luminosa suggestione.
Ha esposto le proprie creazioni in musei celebri in Italia ed all’estero: la struggente installazione “Bisbigli della memoria-i bambini della Shoah”,Le stanze di sopra” a Palazzo Cominelli, “Razzetti in mostra” con la fotografa Tiziana Arici…

Il talento e la sensibilità di Gabriella si esplicano anche, in collaborazione con la psicologa Laura Consolati, nella “Scuola di psicodramma e arte” di Brescia, che si rivolge a tutti coloro che vogliono dare spazio al bambino nascosto e integrarlo nella propria vita emotiva e professionale.
Si occupa d’attività plastica e di metodologia della creatività conducendo laboratori con adulti e bambini e corsi formativi per insegnanti.

Gabriella è anche una brava cuoca, legge moltissimo e quando crea ascolta gli audiolibri.
Fa parte dell’associazione Larosaelaspina ed ha un grande senso dell’umorismo, che si manifesta con la sua bella, inconfondibile risata. Auguri, Gabri, ti voglio bene (e continua a sopportare il mio coscritto, mi raccomando…).

Infine, ecco gli eventi di domenica 28 agosto:
- Messa e Festa Alpini di Sopraponte in Monte Magno
- Ultimo giorno a Gavardo in piazza Aldo Moro di «Hip Hop», kermesse di street food e musica
- Nel pomeriggio a Bagolino Tornei di Scacchi, Forza 4 e palestra della logica presso Parco Pineta organizzato da Biblioteca ed Ecomuseo
- Festival del libro della Rocca D’Anfo, che vedrà partecipare ben 9 espositori
- A Crone di Idro il Corpo Musicale di Vestone presenta “Cinema con la Banda”, dirige Marco Gabusi
- Dalle 15.30 per Tesori nascosti, le chiese delle Pertiche” apertura straordinaria della Chiesa dei Santi Antonio da Padova e Gaetano da Thiene (frazione di Spessio) e della Chiesa di San Bartolomeo Apostolo parrocchiale di Avenone, con il dott. Alessandro Darra
- Alle 18 ad Avenone di Pertica Bassa Ermes Pirlo in concerto “Armonie sull’Arca dei Penser”

Lunedì 29 La Bibliomerenda del lunedì: “Torneo di giochi in scatola”, Biblioteca Area 63
Sempre lunedì nel cortile della Biblioteca di Villanuova sul Clisi l’autrice Tea Ranno presenta il libro “Gioia Mia” (per il Festival Giallo Garda) modera Laura Marsadri

Martedì 30 a Vobarno  per “Aspettando la Rocca” film “Il lupo e il leone” al Parco della salute

Mercoledì 31 a Gavardo presso la Biblioteca Area 63 film “Il lupo e il leone”

Giovedì 1 settembre al Chiosco La Fuga a Vesta di Idro magica serata con gli amici del gruppo musicale Km0

Venerdì 2 nell’anfiteatro del parco della biblioteca di Gavardo Gianni Simoni presenta “Il merlo”, modera Roberta Ghirardi dell’Associazione Brescia si legge
Da venerdì 2 a domenica 4 a Nozza e Vestone Adunata sezionale delle Penne nere della “Monte Suello” organizzata dai due gruppi alpini di Nozza e Vestone (domenica inaugurazione della mostra “reperti delle guerra 1915-1918”)

Sabato 3
a Serle “Cariadeghe ed il carsismo” per “Conosci il tuo territorio?” dell’Ecomuseo del Botticino
Sabato 3 Vertical Nasego e domenica 4 a Casto e Famea Trofeo Nasego, corsa in montagna, ospite d'eccezione il grande ciclista Sonny Colbrelli
Sabato 3 a Gavardo “Risate sotto le stelle” con Ruben Spezzati e Davide Spadolà, al Parco Mario Baronchelli, in caso di pioggia Teatro Sopraponte

Domenica 4 all’Oratorio di Gavardo Saluto all’estate col Torneo di Pallavolo Saponato, la sera pastasciuttissima.

Ci sentiamo la settimana prossima, a Dio piacendo. W il Chiese, salviamolo!
maestro John

Nelle foto:
1) All’Alpino con il “Mago” Leggerini, a sinistra la mia amica Irma bambina con la mamma
2) Il personale del Ristorante-Bar Acli
3) Gabriella, al centro, con attori del Teatro Poetico Gavardo (a sinistra Deni, io sono quello destinato a portare sulle spalle la mia attuale moglie…)
4) Gabriella con davanti la figlia Lisa e altri bambini ad una festa da mia sorella Valentina



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Pipe, toscani, sigarète e tabachì Molti fumano, io non ho mai fumato. In compenso fin da bambino respiravo tabacco nei bar, nelle osterie, al cinema, in pizzeria. Si fumava dappertutto, tranne in chiesa

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