07 Dicembre 2020, 09.02
Blog - Maestro John

Ciao, Renzo

di John Comini

Domenica ci ha lasciati Renzo Mosca, insegnante, scrittore e splendida persona. Era mio compagno di scuola alle Magistrali. Abitava a Chiari e poi a Brescia. Dopo un’operazione delicata si sperava che ce l’avrebbe potuta fare. Vorrei dedicare all’amico Renzo alcune semplici parole...


Ciao Renzo. Non avrei mai voluto scrivere queste parole. Fino a ieri speravamo tutti, eravamo tutti uniti nella preghiera. Ogni tanto arrivavano buone notizie, come quando raccontavi alle infermiere il tuo viaggio a Santiago di Compostela. E la bella Virginia Moreschi scriveva: “Sicuramente carine, conoscendolo, e questo è un bellissimo segno. Prima delle dimissioni, con la scusa del “cammino”, si farà dare anche il numero di cell.”

Poi mi è giunto il triste messaggio dall’amico Luca Ferremi di Bagolino. Sono rimasto bloccato sul divano. Ho scritto all’amico Mauro Abastanotti, è rimasto senza parole. Ho telefonato al nostro grande amico Andrea Giustacchini, e non ho potuto trattenere le lacrime. Non aveva ancora guardato le mail (gioca sempre con suo nipote Leonardo) e mi ha mandato quella di Gianfranco Gavazzi, che da sempre gentilmente ci ha aggiornato sul tuo stato di salute.

“Ciao a tutti. Ho saputo da Giulia che Renzo non c’è più, se n’è andato questa mattina. Siamo veramente addolorati e rivolgiamo per lui una preghiera. Ci conforta che vicino a lui c’erano la moglie e le figlie. Vi offro una sua recente frase in memoria della morte di Mons. Ravarini. “Due cose ci avrebbero accompagnato nel tempo a venire: l’amicizia inossidabile tra noi compagni di classe che tuttora dura e il ricordo del nostro professore.” La sua lunga sofferenza ci ha tenuto tutti uniti confermando le sue parole. Non lo dimenticheremo, come non dimenticheremo l’amico Giuseppe Pellegrini che ci ha lasciato lo scorso marzo. Ciao a tutti Gianfranco.”

Andrea gli ha scritto queste stupende parole…
“Caro Gianfranco, ogni giorno ho sperato che questa terribile notizia non giungesse. Sono veramente desolato. Abbiamo perduto un amico vero, di quelli che anche se non vedi per anni, ti restano nel cuore e nello spirito per le loro doti e la loro umanità. Ciò che abbiamo condiviso con lui negli anni delle magistrali è un tesoro che non andrà perso, perché è qualcosa che ha la forza di incidere e agire con continuità nel nostro essere. Con Renzo ci si poteva muovere rapidamente dalla serietà dei pensieri più profondi al più puro divertimento dell’ironia e della satira, anche la più caustica, con una leggerezza che era insieme di intelligenza, onestà, libertà intellettuale e, soprattutto, amore per la verità e per il mondo.  Resterà in noi e ne sono certo, saprà consolare e sorreggere i suoi famigliari ai quali ti prego di far giungere le mie condoglianze insieme a quelle di John che ho informato e che ha intenzione di scrivere qualcosa su Renzo per Vallesabbia news. Ciao. Grazie, Andrea”.

Caro Renzo, scusami ma continuo a piangere. Ho avuto un’immensa fortuna ad incontrarti nella mia vita. Ricordo i nostri compagni di classe: è come se li vedessi come in un film uno ad uno, dietro il proprio banco, con le belle facce simpatiche ed il terrore dell’interrogazione. E le compagne? Tutte davanti, vicino alla cattedra, tutte carine, tutte sorridenti. Io ero uno studente piuttosto anonimo e malinconico, ma in te ho trovato un amico vero. Poiché già allora facevo battute (di nascosto dei professori…) mi dedicasti un sonetto:

“Giovanni, certo il riso tuo non rende più allegri gli altri uomini, e nol vuole.
Ma chi un giorno, caduto nella fossa, per la disgrazia rise, sua e degli altri,
non come gli altri risalir potea, ché per le risa più non si reggea.”

Ricordo quando con Andrea siamo andati due giorni a Montisola, sul lago d’Iseo, e abbiamo passato il tempo a parlare dei nostri progetti, dei poeti, della vita, mescolando le chiacchiere sul destino alle nostre risate sgangherate. Dopo le magistrali ognuno ha preso la sua strada. Ricordo che mi avevi fatto avere il tuo libro “Tolgo il disturbo” con la dedica “a John, fatti vivo!”

Ci siamo rivisti a qualche pranzo con i nostri compagni di classe, ed ogni volta era come se il tempo non fosse passato. Fernando Pessoa scrive: “Il valore delle cose non sta nel tempo in cui esse durano, ma nell’intensità con cui vengono vissute, per questo esistono momenti indimenticabili, cose inspiegabili e persone incomparabili.” Come te, caro Renzo. E mi commuovo ad aprire il tuo sito, a leggere le tue filastrocche, i tuoi racconti. Continuo a piangere pensando al tuo volto, al tuo sorriso.

Gavazzi ha inviato una recente tua poesia, dal titolo ‘Parafrasando Raboni’
“Col tempo l’anima vorrebbe un corpo
Diverso, ma come si fa? Non basta
Prendere calmanti, alimentare sogni
Se puntualmente devi cedere ai bisogni
d’una biologia invecchiata e guasta,
un corpo fragile come carta velina
che senza preavviso da sera a mattina
crolla come al vento castello di carte
così che l’anima vola ma il corpo non parte,
resta indietro. Così temo, non rimane
che mettere da parte gli slanci immaturi
dello spirito e sperare che duri ancora
un poco quest’ultimo, stentato fuoco,
che non si spenga quel corpo fra un mese, fra un’ora.”

Giovanni Raboni è stato un grande poeta, come te.
Ciao Renzo, amico nostro. Amico mio.

John

Nelle foto:
1) Renzo Mosca, scrittore ed insegnante
2 e 3) Un incontro con i compagni di classe a Gussago (Renzo nella prima foto è davanti al quadro, nella seconda è in piedi a sinistra)
4) Un arcobaleno fotografato dall’amico Andrea





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