01 Giugno 2021, 15.09
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Un nuovo welfare per il post pandemia

di Valerio Corradi

La pandemia ha posto la sfida di un welfare più esteso ed inclusivo. Le nuove misure per giovani, anziani, disoccupati e famiglie fragili richiedono di essere inserite in un quadro organico che crei un sistema equo, efficace e sostenibile


La dura esperienza della pandemia ha evidenziato i punti di tenuta e le fragilità del welfare italiano rendendo urgente l’inserimento di misure migliorative nel vasto e articolato ambito dei servizi alla persona chiamato a soddisfare i rischi sociali emergenti e a misurarsi con una pluralità di categorie in difficoltà.

In questa fase, la ricalibratura del welfare, oltre che dallo stato di necessità, sta conoscendo una spinta forse decisiva dalle notevoli quote di finanziamento messe a disposizione in sede nazionale e europea (si pensi al programma Next Generation EU) e dal mutato clima politico-culturale che ha visto stemperarsi le contrapposizioni ideologiche su questa materia, pur rimando vivi gli interrogativi sull’orientamento di fondo da dare alle nuove misure di protezione sociale.

Il welfare post-Covid sta prendendo forma attraverso provvedimenti come l’introduzione dell’assegno unico per i figli, le garanzie offerte dallo Stato agli under 35 sui finanziamenti per l’acquisto della prima casa, l’estensione della protezione sociale ad alcuni tipi di lavoratori (es. del mondo dello spettacolo), la riorganizzazione territoriale dei servizi sanitari, i fondi per le politiche attive per il lavoro e quelli per l’innalzamento del benessere sociale dei cittadini più vulnerabili.

A ben guardare alcune di queste misure, da anni, sono al centro delle raccomandazioni che l’Unione Europea rivolge agli stati membri. Nei confronti dell’Italia più volte è arrivata la sollecitazione ad effettuare interventi strutturali in tema di lavoro, politiche sociali e familiari, sistema sanitario e povertà attraverso un riequilibrio delle funzioni del welfare, l’estensione delle coperture alle categorie che ne sono sprovviste e la valorizzazione dell’apporto di diversi attori pubblici e privati nel prendersi carico dei nuovi bisogni dei cittadini.

Nel solco di queste raccomandazioni lo stesso Piano nazionale di ripresa e resilienza italiano si sofferma sulla necessità di potenziare il welfare a protezione delle categorie fragili. Ad esempio, la pandemia ha dimostrato quanto sia necessario prendersi cura della salute delle persone anziane e di quelle diversamente abili. Sono così previsti ingenti fondi per rafforzare i servizi sociali territoriali e “di prossimità”, incentivando ad esempio la riconversione delle RSA in gruppi di appartamenti autonomi e favorendo investimenti straordinari sulle infrastrutture sociali per migliorare l’autonomia delle persone con disabilità.

Tra le altre questioni si menziona la necessità di una più equa distribuzione degli impegni, non solo economici, legati alla genitorialità supportando le donne con adeguati meccanismi di conciliazione famiglia-lavoro per non metterle nella condizione di dover scegliere tra maternità e carriera. Un tema altrettanto centrale riguarda gli interventi di contrasto alla povertà ben sapendo che in Italia tra il 2005 e il 2020, il numero di persone sotto la soglia di povertà assoluta è salito dal 3,3 al 9,4 per cento.

Quello che si sta delineando nello scenario post-Covid è quindi un recupero, in una nuova ottica, dell’idea che il sistema di protezione sociale vada consolidato ed esteso per far fronte ai nuovi rischi sociali superando, se possibile, le incertezze programmatorie e le impasse ideologiche degli scorsi decenni che di fatto avevano accentuato squilibri e inefficienze interne al welfare.

Come più volte ricordato dal Presidente del Consiglio, Mario Draghi, oggi non si tratta solo di erogare sussidi ma di strutturare forme di sostegno stabili e in grado di potenziare le capacità di reagire alle difficoltà delle singole persone e delle famiglie.

Anche per questo è necessario orientare gli sforzi verso la costruzione di un sistema organico di interventi che oltre a mitigare gli effetti socio-economici della pandemia, nel prossimo futuro possa funzionare all’insegna dei principi di efficacia, equità e sostenibilità.




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