30 Ottobre 2021, 08.00
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Se le città si affidano al sindaco della notte

di Valerio Corradi

La fase post-elezioni amministrative mette in evidenza una figura poco nota, il “Sindaco della notte”. Che funzioni svolge e perché può essere utile?


La fase post-elezioni amministrative sta portando alla ribalta una figura poco nota nel panorama italiano, ma che conosce una certa diffusione in Europa e non solo, quella del cosiddetto “sindaco della notte”.

A Bologna, come a Milano e a Roma, sindaci e giunte
in fase d’insediamento stanno riflettendo sulla possibilità di assegnare competenze specifiche ad assessori o a consiglieri delegati sul tema della gestione della vita notturna. Già negli scorsi anni la proposta aveva trovato applicazione in alcune città italiane ma oggi torna al centro dell’attenzione in concomitanza della ripresa della attività sociali ed economiche e della revisione delle restrizioni anti-Covid.

La prima città europea ad introdurre il sindaco della notte fu Amsterdam nel 2012, seguita negli anni successivi da città come Groningen, Nijmegen, Zurigo fino a città globali come Londra, Parigi e Berlino. Uno dei meriti di questo dibattito è quello di portare gli amministratori e i cittadini a riflettere sul cambiamento delle città durante la notte che si lega non solo alle criticità ma anche alle interessanti opportunità che dal “calar della sera” in avanti si possono presentare. Della notte spesso si parla in termini problematici come del regno della movida e dello svago più o meno sregolato che coinvolge locali, piazze e strade.

Nella percezione comune la notte si associa al pericolo, al divertimento e alla trasgressione, ma è pur vero che la notte è sempre più popolata da persone impegnate in attività lavorative di diverso tipo (receptionist, custodi, magazzinieri, addetti supermercati, camerieri, operatori ecologici, ecc.) ed è teatro di iniziative di richiamo (si pensi alla proliferazione di notti bianche e della cultura) che si associano alla fruizione di eventi, percorsi e servizi culturali. Senza poi dimenticare che nel corso della notte sono garantiti servizi fondamentali come quelli sanitari, di pubblica sicurezza e di mobilità. 

Esiste quindi un’economia della notte la cui portata emerge con chiarezza nelle città turistiche ma che riguarda anche altri centri. Sono le località che nelle ore notturne, in alcuni momenti dell’anno, diventano meta di un variegato popolo della notte (ponendo anche il tema della conciliazione con i residenti) che chiede servizi, spazi per socializzare e consumare e iniziative. Al contempo la notte diviene oggetto di specifiche richieste in termini di sorveglianza e decoro da parte di molti cittadini che rivendicano il diritto alla sicurezza e alla tranquillità.

L’investimento sociale ed economico sulla notte sta cambiando (e cambierà) il volto delle città rendendo necessaria una riflessione mirata sul tipo di organizzazione da dare alla vita urbana che dovrà, in molti aspetti, essere diversa da quella prevista per la fascia oraria diurna e basarsi sul confronto con i diversi portatori d’interesse. Se la proposta di un sindaco della notte non si risolverà in una boutade, dalla riflessione intorno a tale figura potranno emergere interessanti spunti per una virtuosa e sostenibile amministrazione delle ore notturne, superando l’idea che esse siano portatrici solo di problemi o che vadano lasciate a sé stesse.

(da Giornale di Brescia, 25.10.2021, p. 9)
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