10 Ottobre 2020, 08.00
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Nuovi stili alimentari e riscoperta dei prodotti tipici

di Valerio Corradi

Vegetarianesimo, veganismo, fruttismo, flexitarianismo, riscoperta dei prodotti locali sono stili alimentari in forte diffusione che ricordano il rapporto tra cibo, salute e valori


Il rapporto tra alimentazione e nuovi stili di vita è oggi sempre più stretto e comporta la diffusione di diete molto diverse che rimandano anche a un’ampia gamma di significati.

Si assiste così all’aumento delle persone che adottano pratiche alimentari improntate al vegetarianesimo, che spesso sfociano in posizioni che sottolineano ulteriori aspetti come, ad esempio, il veganismo, il crudismo o il fruttismo. E’ difficile fornire una stima numerica di coloro che abbracciano tali orientamenti. Secondo alcune recenti proiezioni essi riguarderebbero ormai tra il 10/15% della popolazione e l’approdo a queste “diete” avrebbe alla base motivazioni molto diverse, da quelle sanitarie, a quelle ecologiche e psicologiche, fino a quelle etiche e spirituali.

Di pari passo con i nuovi stili alimentari sta crescendo l’attenzione per i prodotti tipici locali, soprattutto di quelli di nicchia (formaggi, insaccati genuini, miele e marmellate, funghi, erbe di montagna, tartufi, ecc.), vera e propria sfida alla standardizzazione della produzione industriale e all’omologazione del gusto soprattutto in un contesto nel quale le direttive europee in materia sono molto stringenti e spesso trascurano quanto di genuino rimane in molti di essi.

Anche per questo emergono nuove tendenze come il flexitarianismo, una dieta in prevalenza vegetariana a cui sinaccompagnano sporadici consumi di carne di qualità insieme ad alimenti del territorio a basso impatto ecologico.

In merito ai prodotti tipici, non si tratta solo di vendere attraverso le sempre più diffuse piattaforme specializzate e social. Vanno colte anche le opportunità economiche collegate alla coltivazione, alla lavorazione e alla commercializzazione in loco di prodotti di qualità, soprattutto di quelli delle aree montane.

Le ricadute positive del potenziamento di circuiti locali possono essere molteplici e riguardare diversi ambiti, quali:

- la salvaguardia degli ecosistemi naturali e della biodiversità: i prodotti tipici generano attività (es. vivai, laboratori di analisi, ricerca e sperimentazione, attività di vendita ecc.) che mettono al centro la possibilità di monitorare e talora di indurre la biodiversità;

- la creazione di circuiti enogastronomici e rilancio delle opportunità di impiego di giovani coltivatori tramite fabbricazioni alimentari, ristorazione, mercati che hanno un effetto d’invito a scoprire i prodotti locali e favoriscono un turismo enogastronomico di non secondaria importanza per molte aree fragili.

Il cambiamento nella visione del rapporto tra uomo e ambiente, la consapevolezza dell’impatto dell’uomo sugli ecosistemi e la necessità di trovare nuovi equilibri che concilino salute e istanze etiche, sembrano aver stimolato l’avvio di una generalizzata riflessione nei confronti degli alimenti, delle modalità di assumere cibo e delle modalità di lavorazione e vendita dei prodotti.

Tutto ciò testimonia come l’assunzione del cibo sia espressione di un universo di significati che va oltre la mera soddisfazione di bisogni primari e si caratterizza per una elevata connotazione simbolica. La scelta degli alimenti è funzionale sia alla tutela della salute sia a valori culturali portatori di una nuova visione del mondo.





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