07 Novembre 2020, 06.23
Blog - Circolo Scrittori Instabili

Una seconda chance

di Elda Cortinovis

Era già un’ora che Monica e Petra camminavano, conversando di continuo. Avevano finalmente raggiunto la loro prima meta, la Chiesa di S. Anastasia...


...  Una bella chiesa romanica aperta solo qualche sera d’estate e in alcune occasioni speciali. Sul retro si poteva avanzare fino a raggiungere uno sperone che si affacciava sul mare.

– Che meraviglia! – esclamarono all’unisono, in ammirazione dell’incredibile paesaggio che, sebbene a loro noto, era sempre affascinate e, di stagione in stagione, mutevole come un camaleonte.

Stettero alcuni minuti in silenzio, forse l’unica pausa del loro chiacchiericcio fatto di rimproveri ai figli che si tramutavano via via in grandi elogi, un elenco completo di malattie insorte a loro e ai parenti, nuovi corsi o gite a cui partecipare e la cucina. Sì, perché parlare di cibo, passandosi ricette e piccoli segreti, era sempre divertente.

La seconda meta era il mare. Lo avrebbero potuto tranquillamente raggiungere tornando sui loro passi e arrivarci dalla strada principale, invece, una volta tornate alla chiesa decisero di percorrere il sentiero scosceso che scendeva rapido, lungo il crinale. Con grande attenzione si aggrapparono a rami e a giunchi per non scivolare fino a quando intravidero tra le fronde l’acqua vitrea che bagnava ritmicamente la riva.

– Pensi che si possa organizzare una gita a Venezia anche con Marica e Giovanna? – chiese Petra col fiato grosso.

– Sì, direi che è un’ottima idea, così diamo di nuovo inizio ai week end folli che rompono la nostra tediosa routine – rispose ridendo Monica, mentre osservava la spiaggia che da quello scorcio pareva vuota, se non fosse stato per una coppia sdraiata al primo sole di marzo.

Appena in fondo al percorso, quando terminati gli alberi la luce tornava a farla da padrone e illuminava bene la battigia, Monica intravide un’altra persona rannicchiata su un fianco. Ebbe subito la sensazione che qualcosa non andasse. L’uomo era raccolto in posizione fetale, con le braccia strette allo stomaco. Si vedevano delle macchie marroni sul volto, come dipinte. Monica e Petra si dissero che forse si trattava di un ubriaco che aveva deciso di finire lì la sua sbronza. Gli passarono accanto, ma un po’ alla larga; titubante Monica, timorosa Petra.

L’uomo si sollevò appena e allungò loro un fazzoletto di carta, mezzo piegato, con scritto: “Ambulance, please”. Fu come ricevere una scossa e il cervello di Monica, fino a quel momento ovattato dalla piacevole passeggiata e dalle chiacchiere amene, si svegliò e mise in atto una sequenza di azioni automatiche. Parlò all’uomo in inglese, ma lui non rispose, mimava solo il gesto del bere. Immediatamente Monica prese il telefono e chiamò il 112 spiegando quello che poteva intuire: un ubriaco stava male in spiaggia, bisognava accorrere. Ma lo sguardo non era vacuo come quello di un ubriaco; l’uomo capiva tutto, infatti si sollevò di nuovo e con gli occhi spalancati scrisse sul fazzoletto: “Ho bevuto idraulico liquido. Sono disperato. Problemi di famiglia”.

Per Monica fu come ricevere un pugno nello stomaco, riprese il telefono e chiamò nuovamente il 112 per aggiornare i soccorsi sull’accaduto, assai diverso dalla prima impressione.

Petra, pallida in viso, disse: – Resta tu con lui, non mi sento tanto bene. Meglio che vada in strada ad aspettare l’ambulanza.

L’operatore del 112 al telefono chiese di stabilire l’età dell’uomo e di vedere se c’erano flaconi, bicchieri o altro per capire la quantità di ciò che aveva ingerito. L’uomo indicò con le dita i suoi anni. Le macchie marroni erano di sangue ormai coagulato per una ferita alla testa, segno che era lì da qualche ora. Era alto, muscoloso, i bermuda e la maglietta bagnati; tremava. Monica slacciò la sua felpa dalla vita e gliela mise sulle spalle. Gli parlava di continuo sperando non si addormentasse o svenisse. Gli chiese di annotare sul fazzoletto il suo nome, così se avesse perso i sensi avrebbero almeno saputo chi fosse.

La spiaggia ora era davvero vuota; il trambusto aveva fatto scappare la coppia che dell’uomo non si era neppure accorta. Petra da lontano, gesticolando, annunciò l’arrivo dell’ambulanza. I soccorritori vollero sapere alcune cose, ma rapidamente liquidarono Monica che per loro non era più necessaria, anzi poteva intralciare le operazioni di pronto intervento, ma a Monica questo non parve giusto. Lei lo aveva trovato, lei aveva sostenuto quello sguardo che conteneva tutto: dolore, angoscia, disperazione, ma anche pentimento, speranza, gratitudine. A lei sembrò proprio che l’uomo parlasse con gli occhi e le dicesse Non mi lasciare, rimani qui, se stai con me ce la posso fare.

Fu tormentata per giorni ripensando a quanto vissuto, chiamò Petra per condividere quello che avevano attraversato. Si chiesero quale atroce dolore provasse quell’uomo e cosa potesse essere accaduto di così tragico per tentare il suicidio.

– C’è sempre un rimedio, cavoli! Non è possibile arrivare a compiere un gesto così estremo. In quel modo poi!

Convocata dai Carabinieri, Monica raccontò i fatti come li ricordava, fatti che vennero tradotti in un arido verbale.

– Non so se ho fatto abbastanza. Con tutti i corsi di pronto soccorso che ho frequentato per l’azienda, non sono riuscita a fare altro che chiamare il 112.

Il maresciallo la rassicurò:

– Ha fatto abbastanza, anzi le suggerisco di non fare altro se le capitasse un’altra situazione come questa. Se sbaglia qualcosa, piovono denunce. Chiamare il 112 è la cosa giusta da fare.

Monica aveva ancora un cosa da chiedere:

– Non so se può dirmelo, ma vorrei sapere come sta l’uomo.

La risposta arrivò brusca:

– I medici non pensano che ce la possa fare, era molto grave quando l’avete trovato.

Una riposta che Monica non riusciva ad accettare. Era sicura che aver preso all’ultimo istante quel sentiero non era stato un caso, ma la volontà del Fato, per dare a quell’uomo una seconda chance.
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Per gentile concessione del Circolo Scrittori Instabili, blog sul quale si sperimentano gli appassionati che hanno frequentato i corsi di scrittura creativa tenuti da Barbara Favaro.






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