Rischio idrogeologico, l'indagine di Legambiente

 

Sono ben 914 i comuni lombardi a rischio frane o alluvioni, ossia il 59% del totale.

Il primato di provincia più fragile va a Sondrio, con il 99% delle Amministrazioni classificate a rischio, ma anche gli altri undici capoluoghi di provincia lombardi sono considerati a rischio idrogeologico.

Il 77% delle municipalità ha abitazioni nelle aree golenali, negli alvei dei fiumi o in aree a rischio frana, il 23% delle amministrazioni presenta addirittura interi quartieri in zone a rischio, mentre il 50% ha edificato in tali aree strutture e fabbricati industriali, con evidente rischio non solo per l'incolumità dei dipendenti ma anche per eventuali sversamenti di prodotti inquinanti nelle acque e nei terreni.

Ancora, nel 12% dei casi sono presenti in zone esposte a pericolo anche strutture sensibili, come scuole e ospedali.

Complessivamente, tra abitazioni, strutture industriali e strutture sensibili si può stimare che ogni giorno nei 914 comuni lombardi classificati dal Ministero dell'Ambiente e dall'UPI, ci siano oltre 300 mila persone esposte a rischio idrogeologico.

Sul fronte della mitigazione del rischio idrogeologico soltanto il 28% dei comuni lombardi svolge un lavoro complessivamente positivo.

Poco confortante anche la situazione delle delocalizzazioni: solo nel 4% dei casi sono state avviate iniziative di delocalizzazione di abitazioni dalle aree più a rischio e appena nel 3% dei comuni si è provveduto a delocalizzare strutture industriali.

Sono alcuni dei dati emersi dall'indagine sui comuni lombardi effettuata da Ecosistema Rischio 2010, la ricerca curata da Operazione Fiumi, la campagna di sensibilizzazione e prevenzione organizzata da Legambiente e Dipartimento della Protezione Civile dedicata al rischio idrogeologico.

I numeri di Ecosistema Rischio 2010, infatti, non solo restituiscono l'immagine di un territorio estremamente fragile, ma puntano il dito contro uno sviluppo urbanistico che non ha tenuto adeguatamente conto del rischio. Visto il quadro generale, dunque, è più che mai necessario mantenere alto il livello di attenzione rispetto all'assetto idrogeologico ed è altrettanto urgente operare per rafforzare i vincoli all'urbanizzazione delle aree esposte a rischio e affinché tali vincoli siano applicati in modo rigoroso.

Segnali confortanti arrivano, invece, dalla pianificazione dell'emergenza e dall'organizzazione della protezione civile locale.

Un sostanzioso 84% dei comuni, infatti, ha predisposto un piano d'emergenza con il quale fronteggiare situazioni di crisi come frane e alluvioni.

Meno incoraggiante il dato sull'aggiornamento dei piani di emergenza: solo il 52% delle municipalità hanno aggiornato tale piano negli ultimi due anni.

Significativo anche il fatto che quest'anno nessun comune lombardo abbia raggiunto la classe di merito ottimo per il lavoro svolto nelle attività di mitigazione del rischio idrogeologico.

Il comune lombardo più meritorio è Palazzolo sull'Oglio (BS) che raggiunge il punteggio di 8,5 in pagella.

Un punteggio che questa amministrazione ha ottenuto soprattutto grazie agli interventi di delocalizzazione realizzati e all'impegno nell'organizzazione di un buon sistema locale di protezione civile.

I pochi dati valsabbini
All’indagine ha risposto oltre il 36% dei 914 comuni a rischio idrogeologico della Lombardia, solo 37 quelli bresciani e 3 soli i valsabbini, i quali hanno ottenuto il seguente risultato: Bagolino 6,5 (sufficiente), Capovalle 5 (scarso), Salò 4 (scarso), Gavardo 3 (insufficiente).

Peccato che gli altri comuni non abbiano risposto all’indagine.
In quella precedente del 2008 i comuni della zona che avevano risposto avevano riportato i seguenti risultati: Prevalle 7,5; Salò 6,5; Vobarno 6,5.

I dati completi si possono scaricare da www.chidiacquaferisce.blogspot.com (sotto Operazione Fiumi).

 

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