«No al progetto tappabuchi»

 
«Progetto “tappabuchi” no grazie. Si continua a cercare soluzioni mantenendo e migliorando le condizioni del vecchio ponte di inizio Novecento, che in realtà è privo di un significativo interesse culturale e che comunque potrebbe essere alloccato, dopo adeguato restauro, in altro sito, sottraendolo alle ingiurie del traffico pesante».

Così nei giorni scorsi dal municipio di Bagolino, in merito a quella che ormai la si può definire la “telenovela della rotonda quadrata”, ovvero il tentativo di regolarizzare e mettere in sicurezza il traffico lungo la 237 del Caffaro al confine fra le Provincie di Brescia e di Trento.

Opera già costata euro a milioni, con soluzioni pari allo zero.
La novità di queste ore è l’interessamento degli assessori regionali Claudia Maria Terzi (Infrastrutture, Mobilità, Trasporti) e Massimo Sertori (Enti locali, Montagna e Piccoli Comuni), che hanno convenuto con l’Amministrazione bagossa l’opportunità di realizzare una nuova perizia tecnica, «per confermare la non agibilità e la pericolosità del “vecchio” ponte, denunciata da tempo dl Comune stesso».

«In poco più di due anni ci siamo riuniti a vari livelli almeno 35 volte – mettono nero su bianco il sindaco Gianzeno Marca e l’assessore di riferimento Eliseo Stagnoli -. Nei vari incontri abbiamo proposto come soluzione di sistemare il ponte nuovo già realizzato con modifiche ai raggi di curvatura, per renderlo pienamente fruibile. Però siamo rimasti soli: si è preferita la soluzione di installare un terzo ponte “provvisorio”».

L’idea è che la Provincia di Brescia provveda ad erigere le “spalle” di questa nuova struttura, mentre quella di Trento posizionerà un ponte di tipo “bailey”, così da poter metter mano al consolidamento ed allargamento di quello vecchio senza interrompere il flusso del traffico.

«Una soluzione per nulla risolutiva – insistono a Bagolino -, neppure in modo temporaneo, che però comporterà espropriazioni e demolizioni di abitazioni ed attività commerciali, col risultato che i cittadini dovranno pure subire le conseguenze dirette degli errori altrui, oltre che i costi collettivi di un’opera sbagliata. Noi non ci stiamo e rimaniamo dell’idea che il vecchio ponte vada tolto di mezzo».