13 Novembre 2009, 07.48
Bagolino
Allarmi

Nessuna radioattivitĂ  in quel pellet

Cinquanta tonnellate di combustibile, certo il piů controllato e «sano», giacciono sotto un telo a Bagolino. E nessuno le vuole.

 
Avevano chiamato loro stessi i Vigili del fuoco lo scorso mese di giugno, quando s’erano diffuse le voci di un’inchiesta avviata dalla Procura di Aosta, dopo che una partita di pellet di marca «Natur Kraft Premium» proveniente dalla Lituania era risultata contaminata da Cesio 137.
Le autorità sanitarie non avevano avuto dubbi: «Quel pellet è stato prodotto col legname contaminato dall’incidente nucleare di Chernobyl ed è quindi radioattivo».
 
Così i Vigili del fuoco bresciani e l’Arpa avevano raggiunto anche «Carè Casa», che apre uffici e vetrine in località Romanterra a Bagolino, per «sequestrare sul posto» la partita di combustibile incriminato, sigillandolo sotto un telo.
Alcune settimane fa è arrivato finalmente il dissequestro perché quel pellet è risultato assolutamente privo di radioattività.
Di piĂą: i tecnici hanno stabilito che anche nel caso fosse stato presente il Cesio 137 nelle percentuali segnalate ad Aosta, quel pellet avrebbe potuto bruciare nelle stufe e nelle caldaie senza rischio alcuno per la salute.
 
Una lunga serie di valutazioni errate, insomma, aveva creato il «caso» e dato origine all’allarme che aveva percorso in lungo e in largo tutta Italia, arrivando a far crollare il mercato delle stufe alimentate a pellet.
«Il problema è che alla fine ci rimettiamo solo noi», affermano a Bagolino, dove rimangono stoccati 48 bancali di pellet per un totale di 50 tonnellate, che adesso nessuno vuole acquistare.
 
Anche se si tratta del pellet più controllato e più «sano» che si possa trovare in commercio, visto che è stato ispezionato sacchetto per sacchetto.
«L’azienda che lo produce e l’importatore non vogliono saperne di sostituirlo e neppure prendono in considerazione almeno l’ipotesi di abbassarne il prezzo. E i clienti non vogliono sentire ragioni: allo stesso costo preferiscono servirsi di un’altra marca», dicono da Carè Casa.
 
Per la ditta bagossa si tratta di un danno finanziario, ma anche di immagine, non indifferente: i circa 13.000 euro del costo al dettaglio del pellet dissequestrato e rimasto invenduto, si vanno ad aggiungere al maggior esborso di denaro necessario per acquistare «fuori stagione» il combustibile sostitutivo.
 
Ubaldo Vallini dal Giornale di Brescia


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