10 Agosto 2010, 08.16
Bagolino
Traguardi

Cinquant'anni di carità

di red.

Grande festa domenica scorsa a Bagolino per il 50° di sacerdozio di don Remigio Fusi.

 

Quello di don Remiglio è stato mezzo secolo trascorso tra i malati. In molti non hanno voluto mancare all’appuntamento, per rendere omaggio il sacerdote dei Silenziosi Operai della Croce che ha donato la sua vita agli ammalati e ai portatori di handicap.
La messa d’oro nella parrocchiale che i bagossi hanno dedicato a San Giorgio è cominciata alle 11. A concelebrarla, il novantenne don Pietro Bonfadini, don Andrea Ferronato, don Innocente Baresi, don Giuseppe Buccio e il prevosto don Arturo Viani che aveva organizzato l’evento, molto sentito e partecipato.
Per l’occasione la chiesa si è riempita di amici e conoscenti, ma soprattutto dei membri del Centro Volontari della sofferenza con in prima fila numerose carrozzelle e volontari che assistevano gli ammalati.
 
Messa cantata dal Coro di Agnosine, che ha seguito fin lassù il compaesano (anche lui un cantore) Gianfranco Gezzoli, che dei Volontari della Sofferenza è referente di zona.
Le stesse ugole si sono poi esercitate con successo alle 15, in un concerto di musica classica, dopo il pranzo consumato in oratorio.
Finale della festa a sorpresa, con i volontari legati a don Remigio da più di trent’anni che hanno voluto cantare i ricordi delle molte esperienze vissute insieme. Un momento commovente per don Remigio e per tutti, che ha aiutato a ricordare i grandi miracoli della grazia che hanno portato giovani ragazzi gravemente ammalati a recuperare sorriso e speranza.
Alla fine proprio questa è stata la storia di don Remigio, morente e per nulla votato al sacerdozio a vent’anni, a ottanta ancora al lavoro con immensa umiltà e carità.

Ma chi è don Remigio Fusi
Nato nel 1929 dal matrimonio di Giacomo Fusi e Margherita Pagani, era il secondo di otto figli.
Nel 1942 è entrato nel seminario di Botticino Sera ma c'è rimasto per poco tempo andando a vivere a Corteno Golgi. Solo con la conclusione della guerra, nel 1945, ha potuto fare ritorno agli studi seminaristici, frequentando la quarta ginnasio nel complesso di San Cristo di Brescia.
Poi si è manifestata una malattia polmonare che lo ha costretto a una lunga degenza.
Nel 1951 era a Sondalo per curarsi, e nel sanatorio della cittadina valtellinese ha conosciuto il «Centro volontari della Sofferenza» attraverso un sacerdote siciliano ospite dello stesso padiglione.
 
Così si è avvicinato a monsignor Luigi Novarese, il fondatore dell'organizzazione appena citata.
È stato un incontro fondamentale, in seguito al quale, nel 1953, don Remigio ha ricevuto la sua prima «consacrazione» (una sorta di anticipazione del sacerdozio) come «Silenzioso operaio della Croce».
Il 14 luglio del 1953 è tornato a casa guarito, e a quel punto ha proseguito il suo apostolato tra i malati a Bagolino e nelle parrocchie vicine.
 
Nel 1954 monsignor Novarese lo ha voluto a Re (in provincia di Torino), ma il bagosso doveva aiutare don Pietro Pirlo, il curato di Bagolino malato di tumore: lo ha assistito per trenta notti, e in quella occasione il curato gli assicurò che sarebbe diventato prete.
Dopo la morte del suo assistito, nell'ottobre del '54 aderì all'invito di mons. Novarese, si trasferì e, ripresi gli studi, venne ordinato sacerdote nel 1960: il 15 agosto dello stesso anno celebrò la sua prima messa a Bagolino.
Nel 1965 il Centro volontari della Sofferenza ha acquistato una casa a Montichiari, nella quale presto è arrivato anche il religioso valsabbino. Che ha continuato l'attività anche tenendo viva la memoria del fondatore, realizzando numerosi scritti sulla sua opera.
 


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