A Bagolino anche il teatro dice la sua

Ci auguriamo che il messaggio della Gedàsä Garétä, che nella Valle del Caffaro sta acquisendo lo status di indiscussa opinionista, o se vogliamo usare un termine di tendenza nonché evocativo di affezioni batteriche invernali, di seguitissima influencer locale, sortisca anche il positivo effetto di motivare convintamente i suoi concittadini e i suoi estimatori extraterritoriali al rispetto delle norme anticovid; ma sempre con la capacità di sdrammatizzare che caratterizza questa comunità, la cui storia è costellata da tante dure prove, lontane nel tempo, ma anche assai recenti.

In nome del senso dell'umorismo dei bagossi, e in nome del pragmatismo indispensabile alla gente di montagna per sopravvivere alla durezza dell'ambiente, alle calamità naturali e socio-economiche di sempre, la Gedàsä Garétä, la nostra stupefacente eroina (eroina stupefacente: che nell'ammiccante gioco di parole significherebbe: ci sei o ti fai?) richiama all'ordine la sua gente, e tutte le altre, per non perdersi d'animo, tirarsi su le maniche come fecero i vecchi di ogni tempo, e anche riderci su, almeno un po', finché, per dirla con Eduardo, “a da passà 'a nuttata”.

Pur avendo perseguito un titolo di studio straordinario, la Gedàsä Garétä comunica unicamente nel dialetto di Bagolino, notoriamente incomprensibile per gli extracomunitari. Per facilitare quindi la comprensione dei profondi valori di cui il messaggio è portatore, il Gruppo Salvadàk che ne ha sostenuto la realizzazione in video, ha incaricato nuovamente la Società Sìto (Soluzione Incongrua Traduzioni Ostiche), che con professionalità ineccepibile (o così appare) ne ha curato la traduzione letterale.

Buona visione e buon ascolto/buona lettura, e come dice la Gedàsä Garétä “Stè có lé rèce säl drét, é 'm räcomàndo, fè polìto! (State attenti e comportatevi bene”)

Il video è visibile su Facebook e Instagram.



Video a cura del Gruppo Salvadàk - Teatro di Bagolino


2° MESSAGGIO DELLA GEDÀSÄ GARÉTÄ ALLA POPOLAZIONE DI BAGOLINO (n°1)

Cara la mia gente, ci risiamo. Siamo di nuovo agli arresti domiciliari. Ah, Beata Rosa, come siamo ridotti!

E io che stavo pensando di fare teatro a Natale per tirar su un po' il morale dei bagossi con le mie storie!

Invece ci vedremo forse a Pasqua!

Ma questo virus cos'ha in testa oltre la corona? Avrà la testa vuota come il mio genero, che però non ha nemmeno la corona.

Mah, forse il virus fa solo il suo mestiere, che è quello di saltarci addosso, mentre noi dobbiamo essere più svelti a schivarlo.

Allora io a forza di ragionarci su, ho pensato che se il virus fa un salto di un metro, noi dobbiamo stare lontani due metri.

Insomma dobbiamo stare distanti, e a me sta bene, così anche il mio genero gira al largo.

E poi dobbiamo portare la mascherina; mia nipote Ortensia mi ha spiegato che deve coprire anche il naso, anche se dà fastidio, sennò il virus, che ha una bella mira, riesce a saltarci addosso lo stesso, è chiaro?

Qui, ragazzi, la cosa è molto seria, dobbiamo tirare dritto per un bel po' e non fare sciocchezze, sia per noi stessi che per gli altri, e anche per il mio genero dalla testa dura.

I nostri vecchi ne hanno passate tante e sono stati capaci di risollevarsi, e noi non dobbiamo essere da meno.

Coraggio, diamoci da fare.

Io preparerò le storie per il teatro, e scommetto che farò scoppiare dal ridere anche il virus.

Ma cosa avete capito? Quelli con la corona in testa non hanno il senso dell'umorismo,

quindi scoppieranno davvero, e addio, ci saremo liberati di loro.

Cara la mia gente, spero che questo secondo messaggio dagli arresti domiciliari sia l'ultimo.

Vi saluto, e mi raccomando, state attenti e comportatevi bene. La vostra Gedàsä Gärétä