04 Maggio 2007, 00.00
Anfo
Eridio

Anfo, emessa una nuova ordinanza

Prima Idro, poi Bagolino e ora pure Anfo. Anche il terzo comune bresciano che si affaccia sull’Eridio ha emesso, attraverso il sindaco, una ordinanza a sostegno di quella di Idro che impedisce all’Enel di rimuovere la tura al canale di svaso.

Prima Idro, poi Bagolino e ora pure Anfo. Anche il terzo comune bresciano che si affaccia sull’Eridio ha emesso, attraverso il sindaco, una ordinanza a sostegno di quella di Idro che impedisce all’Enel di rimuovere la tura al canale di svaso.

Ieri mattina, infatti, il sindaco Gianluigi Bonardelli ha firmato un documento che impone «il mantenimento dello sbarramento provvisorio fino alla definizione della procedura di rilascio di autorizzazione di cui alle opere meglio specificate nella conferenza dei servizi risalente a responsabilità diretta del Comune di Idro».

E mentre i comuni si schierano tutti insieme per la realizzazione di uno sbarramento fisso al canale Enel a quota 368 metri, ieri un movimento di ruspe sul «tappo» temporaneo ha fatto scattare l’allarme: dal presidio è partito il tam tam che è arrivato ai sindaci, e poi ai carabinieri che sono prontamente intervenuti. Cosa è successo? Una ditta incaricata dall’Enel stava provvedendo alla rimozione di alcuni tubi, e durante l’operazione, lo sbarramento in terra creato per la manutanzione dell’invaso è stato intaccato.

Il sindaco e le forze dell’ordine hanno contattato i responsabili dei lavori, i quali hanno assicurato di non avere intenzione di rimuovere nulla: subito hanno provveduto a sistemare la terra rimossa.

Nei prossimi giorni, a rafforzare le posizioni dei municipi bresciani dovrebbe arrivare anche l’ordinanza del Comune trentino di Bondone. Insomma, una pioggia di provvedimenti e di prese di posizione forti che contrastano il decreto con cui la Regione ordina all’Enel la rimozione dello sbarramento non appena terminati i lavori di manutenzione; e comunque non oltre il 30 aprile. Ma c’è un provvedimento più «autorevole» di un altro?

Secondo l’avvocato Franco Mellaia, il legale della gente del lago nella battaglia per la difesa dell’Eridio, «l’autorità comunale non può essere considerata in un rapporto di gerarchia rispetto a quella regionale o provinciale».

Dunque, l’unico modo per attaccare le ordinanze è impugnarle davanti al Tribunale superiore delle acque pubbliche; cosa che per ora non risulta essere accaduta.

Mentre invece Mellaia ha invitato il ministero dell’Ambiente a impugnare il decreto regionale davanti alla Corte costituzionale perchè, spiega, «la Regione non ha competenza in merito, e si è solo occupata dell’aspetto lucrativo senza pensare minimamente a tutelare il bene ambientale».

Mila Rovatti
Da Bresciaoggi


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