Tre comunità in lacrime per l'addio a Giusi

«Donna come l’acqua di mare, chi si bagna vuole anche il sole, chi la vuole per una notte, e c’è invece chi la prende a botte».
Sulle parole della canzone “Tu no” interpretata da Mia Martini, diffusa con un altoparlante e con la folla ferma sul sagrato dopo la funzione religiosa, l’ultimo, toccante commiato.

La salma di Giuseppina Di Luca, uccisa lunedì scorso dal marito Paolo Vecchia, ha poi preso la strada del tempio crematorio di Brescia.
Le sue ceneri torneranno ad Agnosine e verranno tumulate insieme ai resti di papà Leonardo.

All’omelia, don Leonardo Farina, vicario episcopale per la Valle Sabbia che ha concelebrato insieme al parroco don Pietro Chiappa, ha voluto ricordare che, di fronte a tanta violenza «dobbiamo fare un esame di coscienza, perché aveva già manifestato pensieri omicidi». Ecco, allora, la domanda, terribile: «Potevamo fare di più?».
L'omicidio, annunciato, poteva essere evitato?

Struggente la lettera letta in chiesa «scritta da chi oggi sta soffrendo troppo per farlo».
«Eri una madre, una figlia, una sorella, una zia, un’amica, una lavoratrice instancabile, una donna forte ed orgogliosa. Volevi fare tutto da sola per non disturbare gli altri.
Eri un'anima pura, portala via troppo presto da un gesto meschino».

E poi il messaggio: «La possessività non è amore. L'odio va denunciato e non va affrontato da soli». Bisogna denunciare, sempre, le violenze.
Quindi il saluto: «Sei raggio di sole, illuminaci e scaldaci. Vivrai nei nostri giorni, nei nostri cuori».

«Dovremmo accompagnare questo momento col silenzio, soprattutto noi uomini.
E con l’esempio, facendo capire ai nostri figli che non ci sono solo gioie e vittorie nella vita, ma anche momenti difficili e relazioni che possono finire. Che non per questo deve venir meno il rispetto fra esseri umani.
Soprattutto noi uomini, dovremmo ricordarci sempre che se abbiamo vita è grazie ad una donna».

Così Giorgio Bontempi, il sindaco di Agnosine, intervenuto durante il funerale di Giuseppina Di Luca a nome dell’intera comunità.
Con la fascia tricolore hanno presenziato insieme a lui il sindaco di Sabbio Chiese Onorio Luscia e quello di Bione Franco Zanotti.

Agnosine, Bione e Sabbio Chiese, sono i tre Comuni che hanno visto Giuseppina nascere, crescere, mettere su famiglia e poi morire, vittima di un marito incapace di accettarne la separazione fino a diventare mostro.

«Non un raptus, che può succedere che preso dalla rabbia dai uno spintone a qualcuno e poi magari finisce male, ma un gesto deliberato, pensato per tempo e agito. Con due figlie che si ritrovano di punto in bianco con la madre uccisa dal proprio padre.
Una tragedia immane: anche a provare a guardarla con distacco, davvero, non se ne capisce il senso».

Ieri  l’epilogo per i resti mortali.
Lo spirito di Giuseppina, ne siamo certi, aleggerà a lungo sull’intera valle.