Ieri sera ci ha lasciato una delle più belle anime della Valle Sabbia: Enzo Borghetti.Era il 23 maggio del 2011 quando su questo sito fu pubblicato il primo dei duecentotrentacinque racconti del Lunedì, "Colonne d'Ercole", che narrava di due folletti undicenni che, inforcate le loro sgangherate biciclettine in un fine estate del 1971, e all'insaputa dei loro genitori, partirono da Vobarno per andare a trovare la sorella che abitava ad Anfo, percorrendo ventotto chilometri all'andata e ventotto al ritorno, tra l'altro dopo aver bucato, e ritornati a casa mentirono spudoratamente dicendo di aver trascorso tutto il tempo all'oratorio.Uno dei due folletti era Enzo, e l'altro ero io. Il tuo sorriso era contagioso! Così come la tua dirittura morale e la tua sete di giustizia. Sin da bambino ti eri appassionato al tennis, abitando a pochi metri dal campo in terra rossa allo "Chalet" del dopolavoro Falck, ed era impressionante la tua maestria nel collocare la pallina dove volevi, battendo con facilità quelli più grandi e grossi di te.Quando avevo dei momenti no, mi bastava pensare al mio amico Enzo ed all'incredibile avventura che avevamo vissuto da bambini, e come allora avevamo superato quelle "Colonne d'Ercole", così quel ricordo mi rasserenava l'animo, e tutto tornava come prima.Ho il cuore affranto, ma anche se è un po' acciaccato, a causa dei due bypass che gli sono stati applicati due anni fa, ne darei un pezzo a Mariangela, per lenire il suo dolore.Tutti hanno voluto bene al tuo Enzo!Ed ora io me lo vedo già lassù, a scambiare due racchettate con Rod Lever: lo fai correre da una parte all'altra del campo, sbertucciandolo beffardamente. Chiudi con un pallonetto fantastico, lasciandolo di sasso; gioco, set, partita!.Arrivederci Enzo.