Col deflusso dalle paratoie al minimo (2,5 metri cubi/secondo), mentre è costante quello dalla galleria Enel (intorno ai 25 metri cubi al secondo), già da alcuni giorni il lago d’Idro ha superato la quota massima di regolazione fissata nel 2006 dal Piano di emergenza della Provincia a 368,50 sul livello del mare. E nelle ultime ore il livello è salito addirittura a quota 369, “consumando” così anche la parte “franca” possibile per brevi periodi, che significa “di più proprio non si può”. Un livello, quest’ultimo, che era stato raggiunto l’ultima volta a giugno del 2018. Ad essere sorpresa è stata così anche la vegetazione, che un poco alla volta in questi anni si era presa spazio scendendo lungo le spiagge. Un profano potrebbe pensare che in queste condizioni possano essere contenti anche i lacustri, che si ritrovano un lago pieno e anche bello da vedere. Invece no: «Questa situazione è voluta dall’Agenzia interregionale per il fiume Po (Aipo) che sta dimostrando di gestire il lago solo nell’interesse del comparto agricolo – ci dice Gianluca Bordiga, presidente della Federazione delle associazioni che si stanno occupando di salvaguardare la naturalità dell’Eridio -. Tenere il lago così alto permette loro nei prossimi giorni di utilizzarne un metro e 80 centimetri (fino a quota 367,20 ndr), in luogo del metro e 30 svasato in questi ultimi anni». «Significa recare danni ingenti alla fauna ittica, rendendo soprattutto gli ultimi chilometri di lago (verso l’uscita) una sorta di palude con conseguente danno anche all’economia turistica» aggiunge Bordiga, secondo il quale «la soluzione si deve ricercare in una gestione oculata che rispetti sì le esigenze dell’agricoltura, ma anche la naturalità del nostro lago, che non è certo un mero serbatoio, come qualcuno ancora vorrebbe».C’è anche un altro fatto: il Piano di emergenza della Protezione civile, ha previsto dei livelli insuperabili per evitare che possa essere ulteriormente erosa la paleofrana che insiste sull’uscita del lago.Col lago a quota 369, cioè il massimo pur con tutte le deroghe, una precipitazione intensa che di questi tempi è tutt’altro che improbabile, comporterebbe uno scenario oltremodo pericoloso, non solo sul lago, ma anche lungo il corso del Chiese, fin nel mantovano.