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martedì, 9 dicembre 2025 Aggiornato alle 09:26Blog - Eppur si muove

La grande diagonale: gli scacchi per capire come andrà la guerra in Ucraina

di Leretico

Nel gioco degli scacchi ci sono diverse aperture che utilizzano una particolare mossa denominata “fianchetto”. Di questa mossa esiste la variante di “donna” oppure di “re” a seconda se la si giochi nella parte della scacchiera di destra o di sinistra dove regna il “re” oppure la “donna”, meglio detta “regina”...

 

Ironico che, nel gioco universalmente considerato la palestra migliore per la formazione e l’allenamento del pensiero strategico, il pezzo più forte sia la “donna”, o meglio la regina, in grado di muoversi come una torre, secondo le linee orizzontali, ma anche come l’alfiere lungo le diagonali.

 

Non c’è minaccia strategica più grande di una regina o di un alfiere che domini la diagonale centrale della scacchiera. 

La combinazione di attacco di una torre e di un alfiere, benché pezzi meno forti della regina, può essere irresistibile per l’avversario, mettendo in ginocchio in poche mosse il suo castello difensivo.

 

La regina, proprio perché forte, è la più amata e parimenti odiata, cosa per cui è presa regolarmente di mira sin dalle prime mosse della partita. 

I giocatori più esperti tendono quindi a metterla in azione tardi, quando il campo di battaglia è più sgombro, consentendole più libertà di movimento con meno rischi.

 

Quando invece si è all’inizio del gioco, la minaccia strategica più importante contro l’avversario può essere impostata attraverso l’alfiere, a patto che lo si muova in “fianchetto” e lo si posizioni, come abbiamo compreso, lungo la grande diagonale.
Un sacrificio tattico, la perdita di alcuni tempi di gioco – considerati da alcuni come perdita di un vantaggio vitale – per guadagnare invece un grande vantaggio strategico verso la fine della partita, sempre che la propria difesa regga fino a quel momento.

 

La grande diagonale attraversa il centro della scacchiera, luogo dove si svolge tutta la prima parte della battaglia per la conquista del centro.
Conquistare il centro significa ottenere il dominio dello spazio e impedire all’avversario di esprimere la sua forza minacciosa.

 

Quando il campo al centro della scacchiera si libera, il dominio di quella diagonale centrale, che arriva fino alla parte opposta della scacchiera – proprio là dove l'avversario difende il proprio re – costituisce un vantaggio micidiale.

 

Se ora utilizziamo metaforicamente l’immagine dell’alfiere, della sua potenza coperta sin dall’inizio e che si manifesta nel finale attraverso appunto il dominio della grande diagonale, potremmo capire meglio, dal punto di vista geopolitico, i cambiamenti storici che stanno accadendo nel mondo.
Potremmo intendere meglio il significato e l’esito disastroso dell'attacco della Russia all'Ucraina, e come sia stato strategicamente sbagliato.

 

Per capirci meglio, facciamo un esempio: prendiamo in considerazione l'attacco militare degli Stati Uniti (insieme ad altre forze occidentali) all'Iraq nel marzo del 2003.
Dopo più di vent’anni da quella tragedia, sono tutti d’accordo nell’affermare che fu un fallimento totale, nonostante il grande dispiegamento di forze e la propaganda messa in campo dagli invasori.

 

Le supposte armi di distruzione di massa che sarebbero state in mano di Saddam Hussein non esistevano, mentre tutti si ricordano perfettamente delle menzogne che i potenti di allora elargirono alla pubblica opinione occidentale, e non solo, per far passare un intervento in Medio Oriente che altrimenti non sarebbero mai riusciti a far accettare.

 

Ecco, quell'attacco all’Iraq, quella guerra, quella vittoria, furono una “vittoria di Pirro” perché, strategicamente, nel lungo termine, favorirono nettamente il potere dell'Iran, che – sempre sottovalutato – fu invece l'alfiere da tempo dominante sulla grande diagonale della scacchiera mediorientale.
Una volta liberatosi il centro, una volta esauritasi la forza e la presenza occidentale, prese campo e influenza decisivi.

 

Ne sanno qualcosa gli israeliani, che fino a poche settimane fa hanno dovuto fare i conti con tale influenza nell’ultima guerra scatenata contro i cosiddetti “proxies”: alleati dell’Iran come la Siria, gli Hezbollah, gli Houthi e i palestinesi di Hamas, che da sempre, insieme all’Iran, sognano la distruzione dello Stato ebraico.

 

L’equilibrio militare e politico della regione adesso è cambiato, ma quanto hanno influito le decisioni e l'errore strategico compiuto nel 2003 con l’invasione dell’Iraq?

 

Anche nello scontro attuale tra Occidente, rappresentato dall’Ucraina, da un lato, e dalla Russia e dalla Cina dall’altro, il fatto che nella mente di Putin la guerra dovesse durare solo due settimane – mentre si sta protraendo da quasi quattro anni – ci dice molto sull’errore strategico che la decisione di lanciare la cosiddetta “operazione speciale” nasconde.

 

Infatti, adesso non ci sono in gioco soltanto la conquista delle risorse del Donbass, ma anche lo stesso sogno imperialistico della Russia di ritornare ai fasti del passato, quelli del dominio staliniano assoluto in cui l’Ucraina non esisteva, né come popolo né come espressione geografica.

 

Stavolta, l’alfiere sulla grande diagonale lo ha posto la Cina, mentre al centro della scacchiera ucraina, per l’ennesima volta, si azzuffano gli europei (considerando la Russia come parte dell’Europa).
Una nazione come la Russia moderna, con un’economia relativamente piccola, all’incirca come quella della Spagna, come potrebbe pensare di vincere una guerra contro l’Occidente, se non facendosi aiutare da una potenza ben più grande come la Cina?

 

Se guardiamo attentamente dall’altra parte della scacchiera, vediamo anche lì un alfiere sulla diagonale, messo in quella posizione da molto tempo ormai, nonostante non siamo ancora in grado di vederlo chiaramente.
Un alfiere la cui posizione risulta nascosta e sottovalutata: la nostra libertà democratica.

 

L’Occidente ha costruito nel tempo un sistema di autocorrezione che solo la democrazia ha saputo esprimere e rendere capace di migliorarlo nel lungo periodo.
La capacità di autocorreggere i propri difetti è il mezzo per diventare migliori di qualsiasi autocrazia, anche se il processo è molto lungo e a volte sembra incerto.
Le autocrazie, invece, tendono fisiologicamente ad eliminare ogni sistema di autocorrezione, veduto come intralcio al movimento.
Sempre le autocrazie vedono la lentezza delle democrazie come debolezza, come divisione, come incapacità di movimento, ma sempre si sono sbagliate.

 

Quando la guerra in Ucraina finirà, quando la Russia rinuncerà alle sue velleità egemoniche sull’Europa, quando il centro della scacchiera sarà finalmente libero, l’alfiere della democrazia manifesterà il massimo della sua potenza.
In quel momento la sconfitta strategica della Russia sarà manifesta: con una guerra scellerata, essa è riuscita in un solo colpo non solo a rivitalizzare la NATO, ma anche a far aderire a tale alleanza altri paesi come Finlandia e Svezia che prima non partecipavano.

 

Il tentativo di far cadere il governo ucraino in pochi giorni, con una presunta “operazione speciale”, si è trasformato in un vero e proprio boomerang, perché non solo il presidente ucraino Zelenski è diventato un novello “eroe” occidentale, ma l’esercito ucraino è diventato il più forte e ben armato d’Europa, senza alcuna intenzione di arrendersi o di cedere le armi.

 

Insomma, una sconfitta per la Russia che sarà difficile nascondere, nonostante i territori occupati al prezzo di centinaia di migliaia di morti, mandati spesso allo sbaraglio, soprattutto di fronte ai cittadini russi, ancora così sensibili all’idea di essere un impero imbattibile, ancora incapaci di accettare l’indipendenza ucraina come un dato di fatto.

 

Non è escluso, e in molti ci sperano, che l’alfiere occidentale, posto lungo la grande diagonale della democrazia, sia in grado di indicare la strada alle forze democratiche russe, per ora oppresse dal regime di Putin, per un cambio di regime.

 

È in ogni caso una mera questione di tempo.
Anche Hitler infatti sembrava imbattibile, anche Stalin sembrava immortale, ma alla fine hanno dovuto cedere alla forza del tempo e di un alfiere lungo la grande diagonale della storia.

 

Leretico

 


 

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