L'abbraccio ad Agnosine
Sono tornate a casa le salme di nonno e nipote, annegati alla foce del Tagliamento sabato scorso. In tanti ieri sera alla veglia funebre in chiesa.

C’era un sacco di gente, ieri sera verso le dieci, davanti alla chiesa di Agnosine. C’era da aspettare Renzo e Nicola, nonno e nipote che hanno perso la vita sabato a Lignano Riviera, morti annegati proprio nel punto in cui il Tagliamento si tuffa nell’Adriatico.
Un posto di vacanza, di felicità, che si è trasformato nel Golgota di due intere comunità, quelle di Agnosine e di Odolo. Due comunità unite nel dolore per una tragedia assurda e inspiegabile, che si è portata via in un colpo solo nonno e nipote.
Di Agnosine era Nicola Bresciani, sedici anni, studente di Ragioneria al Polivalente di Idro. Di Odolo era invece suo nonno Renzo, settantadue anni, in pensione dopo una vita di lavoro alla «Reguitti», storica azienda valsabbina di mobili da giardino.
C’era un sacco di gente ieri, durante la veglia funebre in chiesa, e ci sarà un sacco di gente oggi, alle 16, quando si svolgeranno i funerali. Giorgio Bontempi, sindaco di Agnosine, ha proclamato un giorno di lutto cittadino.
 
Un tragedia di tutta la valle
Oggi sarà dunque il giorno dell’addio. Il giorno in cui Odolo e Agnosine si stringeranno attorno ai Bresciani, ai Tononi, per dare tutti insieme l’estremo saluto ai poveri Nicola e Renzo.
Sarà l’atto finale di una tragedia che ha sconvolto una valle intera, che ha ammutolito non solo la gente di Odolo e di Agnosine, ma anche quella di Bione, di San Faustino, di Sabbio, di Preseglie.
Nulla di cui stupirsi: in Conca d’Oro ci si conosce un po’ tutti, qui i confini comunali dividono la terra, non le anime. Non mettono al riparo dal dolore per una tragedia che è di tutti.
Una tragedia che ha avuto il suo prologo sabato mattina, in un caldo giorno d’agosto. Un giorno che doveva essere di festa e che invece si è trasformato in dramma.
Tutto è successo verso le 10.30, quando nonno Renzo e i nipoti Nicola ed Enrico decidono di entrare in acqua per un bagno, tuffandosi dall’isolotto di sabbia che sta di fronte al campeggio «Pino Mare», a Lignano Riviera.
 
La disgrazia del Tagliamento
La disgrazia si consuma in pochi, pochissimi istanti. Lì vicino c’è la foce del Tagliamento, un grosso fiume che nasce centosettanta chilometri più a nord, sul Passo della Mauria, tra Udine e Belluno. Lì, a due passi dal campeggio, il Tagliamento si getta nell’Adriatico, creando vortici terribili e buche profonde anche sette otto metri.
Un posto pericoloso, come sa ben la gente del posto, tant’è che da tempo esiste un divieto di balneazione. Secondo la ricostruzione della Capitaneria di Porto, i tre senza rendersene conto vengono lentamente trascinati dalla corrente proprio verso la foce del fiume, dove iniziano ad accusare le prime difficoltà. I vortici e le correnti fortissime fanno il resto.
 
La disperazione, la serenità
Enrico, il fratello più piccolo, riesce in qualche modo a tornare a riva, dove racconta ai genitori quanto sta succedendo. Scatta immediatamente l’allarme.
Un bagnino del lido esce in mare con una piccola barca, individua Renzo e lo porta sulla spiaggia, ma è troppo tardi: i tentativi dei sanitari del 118 di rianimarlo sono inutili. Pochi istanti dopo si spegne.
Il dramma si sposta dalla terra all’acqua, dalla spiaggia al mare. Nicola non si vede più, inghiottito dai flutti e portato chissà dove.
 
Le ricerche durano fino a notte, poi vengono sospese per il buio. A trovare il corpo, all’alba di domenica mattina, è un turista che fa jogging sulla spiaggia di Bibione.
Dieci chilometri più a ovest. Dieci chilometri verso casa. «Ora che l’hanno trovato - ci ha fatto sapere Simone, figlio di Renzo e zio di Nicola - siamo più sereni». Ora lo è anche la gente di Valsabbia, caro Simone.
 
Carlos Passerini dal Giornale di Brescia
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