Consumi ed etica: tra gli studenti non c’è coscienza
Una indagine dell’istituto «Perlasca» rivela un quadro abbastanza preoccupante dei giovani d’oggi, succubi del mercato e disinteressati all’ambiente.

L’anno scolastico è finito da un pezzo, ma nel Polivalente di Idro tiene ancora banco l’indagine realizzata dai ragazzi dell’Itc progetto Igea: una ricerca che svela le regole di consumo di tutti i 500 ragazzi dell’Istituto di istruzione superiore «Perlasca» della Valsabbia (che comprende anche l’Itis di Vobarno).

Lo studio lo ha effettuato la quinta «A» Igea, che ha sviluppato un progetto in tre tappe: «Nella prima fase - spiegano i docenti referenti - agli studenti sono state sottoposte una serie di letture critiche su consumo e consumismo (da Pier Paolo Pasolini allo storico e docente di Economia Guido Crainz, fino a Barman «Consumo, dunque sono»). Poi si è passati a discussione, confronto, approfondimento ed elaborazioni personali. Infine è iniziato un lavoro d’insieme tra gruppo-classe e insegnanti secondo le regole del brain storming».

A quel punto, i ragazzi hanno organizzato il lavoro successivo sulla base di cinque categorie precise: consumo ed etica, consumo e moda, consumo e desiderio, consumo e ricchezza, consumo e mondo globalizzato. «Poi si è svolto un lavoro esterno alla scuola (il consumo nel mondo vicino a noi) cercando di rilevare, osservando, come chi vive intorno a loro percepisce queste cinque categorie».

Proseguendo si è realizzato un questionario, che prima è stato sottoposto a tutti i 500 studenti dell’Istituto Perlasca, e poi è stato rielaborato: «Ne è nata una visione del giovane consumatore spesso, ma non sempre, stereotipata, a conferma delle opinioni più diffuse: dal fatto che i giovani ricorrono all’acquisto seguendo un modello spesso fornito dal gruppo degli amici che si frequentano (indice questo della tendenza a conformarsi alla massa per sentirsi accettato), alla convinzione radicata del non essere influenzati da nessuno nei propri acquisti (ciò dimostra che il meccanismo della pubblicità è abilmente strutturato, fino a illudere l’utente di poter scegliere liberamente); dal fatto che gli studenti spendono soprattutto in svago e divertimento mentre le studentesse si dedicano più all’abbigliamento, alla constatazione di come la cultura per il giovane consumatore conti davvero poco». E per finire è stata sottolineata l’enorme incoscienza ambientale: gli intervistati non hanno cognizione delle conseguenze dell’indifferenza ai problemi ecologici. Insomma: un quadro preoccupante.

M.PAS. da Bresciaoggi