Pavone e la chiesa: c’è un conto aperto
La ricorrenza del Redentore offrirà in questo fine settimana una nuova occasione per raccogliere fondi e per pagare il restauro post terremoto.

La piccola chiesa di San Giovanni Battista, a Pavone di Sabbio Chiese, è una delle più antiche della Valsabbia. Danneggiata dal terremoto (come buona parte della frazione, abitata da circa 230 persone) è stata ristrutturata e riaperta al culto. Ma come ricordano gli attivisti del comitato pavonese per la ristrutturazione, rimane in sospeso un conto salato da pagare.

La spesa complessiva per il restauro è stata di 210 mila euro: 70 mila sono arrivati dalla Regione, e in due anni, la gente ha raccolto 35 mila euro dei rimanenti 140 mila. «Da quando il tempio è stato riaperto si è dato vita a tutta una serie di iniziative per raccogliere fondi - spiegano quelli del comitato -: una volta al mese la comunità prepara, su prenotazione, lo spiedo da asporto; poi, in tutte le case sono distribuite le bottiglie-salvadanaio che ogni cittadino riempie con i soldi che vuole. Viene organizzata periodicamente anche una vendita di torte, una cinquantina per volta, con tutti gli abitanti del paese trasformati in pasticceri. A Natale si effettua un’altra raccolta a domicilio, e inoltre ci sono le offerte spontanee. Infine, tutto l’incasso della tradizionale festa del Redentore, che quest’anno si articolerà su tre giorni (da venerdì a domenica) servirà per lo scopo».

San Giovanni di Pavone risale al XIV secolo: «Sull’architrave si legge la data del 1372, mentre sull’acquasantera in pietra, in cifre gotiche, quella del 1394. Inizialmente - spiegano nella frazione sabbiense - aveva solo la funzione di xenodochia (un ricovero per i viandanti di passaggio in quella che era una zona paludosa), ma poi si è trasformata in tempio vero e proprio, pur non diventando mai parrocchia».

Ma torniamo ai risultati della raccolta, che vengono aggiornati mensilmente: «A fine giugno è arrivata a 11.847 euro, e speriamo di raddoppiare la somma con la festa del Redentore che sta per iniziare. Continuando col ritmo attuale si possono ipotizzare circa 20 mila euro all’anno, in modo da estinguere il debito - si augurano quelli del Comitato - in 5 o 6 anni».

Massimo Pasinetti da Bresciaoggi

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