I primi vent’anni della Stip in Trentino
L’azienda di Tormini festeggia i primi due decenni della filiale di Saone, nel vicino trentino. Oggi ha 13 dipendenti. L’imprenditore Mario Perlotti fu pastore e musicista.

Sono passati vent'anni da quando è sorta sulla retta fra Tione e Saone la STIP (Società idro-termo-sanitari Perlotti), fondata 44 anni fa a Roè Volciano (valle Sabbia, provincia di Brescia) da Mario Perlotti . E sabato si farà festa grande, come assicura il titolare, «perché la crisi c'è, ma non dobbiamo spaventarci. Sono molto orgoglioso di quello che ho fatto, sono orgoglioso dei miei collaboratori, perciò ritengo sacrosanto festeggiare con loro e con i clienti il ventesimo anniversario della nostra venuta in Trentino».

E la festa (non può che essere così, vista l'origine degli organizzatori) sarà a base di polenta e spiedo (imbattibili i bresciani nello spiedo! Concedetecela). «Polenta, spiedo, musica e divertimento - gongola Perlotti - con la presenza anche della suora di Zelig. Voglio che sia una giornata di risate».

Torna serio il signor Mario. «Volevamo provare, quasi per scherzo, ad affrontare anche questo mercato, per servire gli installatori che non potevano venire fino a Roè - spiega - e oggi siamo soddisfatti: la gente ci ha creduto. Siamo sempre cresciuti, servendo clienti ormai di una buona parte del Trentino: Giudicarie, ma anche val di Non e val di Sole. Principalmente artigiani, ma anche privati, che ci danno grande soddisfazione».

E la crisi? «Porcassa galera», esclama con impeccabile accento lombardo, «la avvertiamo sì, anche se una cosa bisogna dirla: non la farei più grande di quello che è. Avvertiamo una riduzione del fatturato in egual misura qui come giù da noi. Quello che succede qui succede anche là». Tredici dipendenti a Saone, 15 addetti a Tormini di Roè Volciano.

Questo è il quadro dell'azienda. «Azienda nata 44 anni fa - sprizza vivacità Mario Perlotti - con una storia che mi dà tanto orgoglio». E te la racconta partendo da quando era ragazzino. A Roè, nel dopoguerra, c'era una grossa azienda tessile che ad un certo punto, negli anni Cinquanta, chiuse i battenti. Tutti a casa: che fare? «I miei genitori, con la liquidazione, si comperarono una cascina con pecore e capre. Io le ho pascolate nella mia adolescenza e nel frattempo studiavo musica. A 14 anni sono entrato nel gruppo "Steeve": ho cominciato a suonare sax e clarinetto. Si suonava jazz, liscio, musica italiana... un po' di tutto. Si stava in giro tutte le sere, e ho raggranellato un piccolo gruzzolo: guadagnavo per la mia famiglia e mettevo via dei soldini». Soldini che a metà degli anni Sessanta, quando Mario Perlotti aveva 22 anni, gli sono serviti per aprire l'azienda. «Io sono il vecchio, il nonno, perché oggi ci sono i miei due figli». Nonno? È civettuolo: Mario Perlotti fa parte di quelli che alla pensione proprio non ci pensano.

Di Giuliano Beltrami da L’Adige

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