Gli echi della Battaglia di San Martino e Solferino
di Antonio Tantari

La battaglia lasciò sul campo decine di migliaia di feriti. Ciò spins Jean Henri Dunant, intervenuto nei soccorsi, a fondare la Croce Rossa. Questo gli valse il primo Nobel per la Pace.

Al mattino lo spettacolo era sconvolgente: dappertutto cadaveri, a due a tre a otto giacevano bruttati di sangue l’un sopra l’altro, mutilati nelle braccia, nelle gambe, col petto squarciato mostrando le membra lacerate illividite, si vedevano soldati rovesciati bocconi giù dal colle entro i fossati sepolti nel fango. A taluni la mitraglia aveva tratte le cervella contro un muro vicino al quale fanno miserando spettacolo. Altri bruttamente svisati dai colpi di sciabola.

Fin qui quanto narrato da Angelo Umiltà.

Aggiungiamo che l’eco della battaglia giunse fino in Valle Sabbia. Infatti, un ufficiale della quarta Divisione, alloggiato con il suo reparto fin dal 19 giugno nella chiesa di San Rocco a Vobarno,  scrisse nel suo diario: “Il mattino del 24 udimmo un incessante rimbombo, come di tuono intermittente, che ci diede l’impressione di scariche poco lontane di batterie d’artiglieria, in direzione di sud-est. Allora, per sincerarci, in quattro o cinque compagni salimmo una collina dominante il paese, e di lassù osservammo il chiarore di frequenti riflessi, come di lampi, a punto da la parte già indicata, ai quali seguiva ogni volta, a breve intervallo, la detonazione corrispondente al rimbombo specifico prima da noi avvertito. Dovevano essere precisamente scariche di batterie in pieno, evidentemente per lo svolgersi di qualche grande azione guerresca. La mattina appresso avemmo infatti notizia delle due gloriose vittorie, di S. Martino e di Solferino, dai nostri riportate “.

Note di efficace sintesi relative alla battaglia sono contenute anche nel prezioso diario manoscritto dal volontario garibaldino Giorgio Pirlo, conservato nel museo del Nastro Azzurro di Salò. 

Non si conosce con precisione il numero complessivo dei morti e dei feriti: c’è chi parla di 38.000 uomini chi di 70.000.

Alla battaglia, per un caso fortuito era presente anche il filantropo svizzero Jean-Henri Dunant, che rimaneva sconvolto dal numero impressionante dei feriti e dei morti, ma soprattutto dal fatto che essi venivano abbandonati a loro stessi. "Qui si svolge una lotta corpo a corpo, orribile, spaventosa; Austriaci ed Alleati si calpestano, si scannano sui cadaveri sanguinanti, s'accoppano con il calcio dei fucili, si spaccano il cranio, si sventrano con le sciabole o con le baionette; è una lotta senza quartiere, un macello, un combattimento di belve, furiose ed ebbre di sangue; anche i feriti si difendono sino all'ultimo: chi non ha più un'arma afferra l'avversario alla gola, dilaniandogliela con i denti.". Proprio da quella carneficina provocata dalla mancata assistenza ai feriti ebbe l'idea di fondare nel 1863 la Croce Rossa Internazionale. L’anno successivo il governo svizzero ospitò una conferenza internazionale di sedici paesi per raccomandare una migliore assistenza medica sui campi di battaglia. I firmatari della Prima convenzione di Ginevra decisero che durante un conflitto ospedali, ambulanze e personale medico sarebbero stati considerati neutrali e adottarono la croce rossa emblema dei corpi medici. Dunant per tale iniziativa umanitaria venne insignito del premio Nobel per la Pace nel 1901. 

Sull’altura di San Martino venne inaugurata nel 1893 la Torre altra 74 metri e dedicata a Vittorio Emanuele II; all’interno è decorata con affreschi e tele di soggetto storico e celebrativo.

Attraverso un viale alberato con cippi a ricordo dei reparti impegnati nella battaglia si raggiunge la Chiesa Ossario, dove sono accatastati i teschi e le ossa di ben 2.619 caduti italiani, francesi e austriaci. I poveri resti sono mischiati, deposti senza distinzione di nazionalità; riposano in un unico grande esercito senza nome e senza bandiere. Una lapide reca la seguente iscrizione:

Alle Commiste Reliquie dei Prodi
Porgete fiori
Recitate parole pie
Nemici in battaglia
Fratelli nel silenzio del Sepolcro
Riposano uniti.

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