Eridio, due tesori in pericolo
Idro: una nuova strada pesa sul futuro delle antiche Fornaci. A rischio la preziosa zona umida e l’archeologia industriale.

Ogni sera di primavera le sempre più rare raganelle regalano dagli alberi che circondano gli stagni (popolati anche da tritoni e rane verdi) un concerto spettacolare; uno show naturalistico che altrove (per esempio nel Cuneese) è talmente apprezzato da stimolare l’organizzazione di uscite notturne organizzate. Un quadro incantevole completato dal richiamo degli assioli e dallo sfarfallare luminoso delle lucciole, e molto, molto arricchito dalla presenza di un cinquecentesco esempio di archeologia industriale e dalla vicinanza di un importante sito archeologico: quello di Castello Antico.

Stiamo parlando di uno dei nodi politici che dovranno essere affrontati dalla prossima amministrazione comunale di Idro: la tutela, o meno, dell’area (stagni, canneti, boschetti ed edifici antichi) delle Fornaci, sulla quale incombe la realizzazione di una strada per rendere più «agevole» il collegamento con Treviso Bresciano.

Sono tre le zone umide di grande rilevanza ambientale che si possono incontrare sulle sponde dell’Eridio. Si tratta appunto degli stagni della località Fornaci di Idro, del biotopo di Bondone (Trento) già riconosciuto come Sic (Sito di interesse comunitario) e di quello di Ponte Caffaro, sotto la giurisdizione del Comune di Bagolino. E a parte quella trentina, le altre sono seriamente minacciate.

Da quando il lago d’Idro mantiene un livello decoroso, dal febbraio 2007, anche le zone umide collegate si sono rigenerate e si è ristabilito l’habitat necessario per numerose specie. Ma il pericolo resta. Le Fornaci, innanzitutto, si trovano tra la provinciale che sale verso Treviso e il promontorio di Castello Antico. E un progetto concordato fra l’amministrazione comunale uscente e la Provincia dovrebbe presto dare il via a una nuova arteria (per aggirare la frazione di Lemprato) i cui effetti si possono facilmente immaginare.

Qui si è assistito a una secolare produzione di laterizi avviata a partire dal 1538 (e forse prima) e proseguita fino al 1961. Buona parte dei suggestivi fabbricati «industriali» iscritti nel catasto austriaco è ancora in piedi, e negli ultimi tempi un lavoro di ripulitura attuato dai proprietari ha riportato alla luce la struttura dei vecchi forni: un sito davvero affascinante, che è già stato anche al centro di visite guidate di scolaresche.

Paolo Baldi da Bresciaoggi

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