In mostra le opere di Giorgio Scalco
di red.

Sarà inaugurata venerdì 1° maggio a Gavardo una mostra al Vecchio mulino con le opere di Giorgio Scalco: trenta dipinti del grande maestro della figurazione che raccontano la delicatezza della vita.

Nel suggestivo Spazio mostre Vecchio Mulino saranno esposti circa 30 dipinti di uno dei più importanti protagonisti della Figurazione italiana, a testimoniare 40 anni di lavoro, dagli anni ’60 sino a oggi. Una mostra particolare, in uno spazio di grande fascino, un mulino ad acqua di cinque secoli fa, perfettamente restaurato, sul fiume Chiese. Questa mostra, voluta dal Comune di Gavardo con il patrocinio della Provincia di Brescia, della Comunità Montana di Valle Sabbia e della Associazione Alberto Buffetti, è un piccolo omaggio nato per festeggiare gli ottant'anni del maestro vicentino.

Giorgio Scalco utilizza nei suoi lavori un linguaggio figurativo di grande potere evocativo nel raffigurare nature morte, interni con figure e paesaggi dell’altopiano di Asiago: composizioni semplici dai colori caldi e avvolgenti prevalentemente eseguiti a olio su tela, con grande padronanza tecnica. Le sue nature morte, che caratterizzano la produzione degli anni Ottanta, non sono semplici assemblaggi di oggetti d'uso comune o frutti, sono le cose che realmente gli sono intorno nella vita e che gli appartengono. Più che ritrarre dal vero, il pittore sembra ritrarre il suo vero.
Nei paesaggi l'artista racconta le sue terre, con immagini dell’altopiano di Asiago o della campagna intorno a Roma, dove ora vive. Sono vedute romantiche, alla scoperta dell'anima delle cose.
Le figure sono poste fuori dal tempo, dove la famiglia è un tema fondamentale, i soggetti prediletti sono giovani donne, ragazzi, la figlia Ginny (la sua modella preferita), tutti immobili, senza emozioni visibili sui volti. A volte, come per sottolineare ancora di più questo aspetto, Scalco realizza un quadro nel quadro: il soggetto si ripete nel quadro che gli fa da sfondo.

Giorgio Scalco nasce a Schio, in provincia di Vicenza, nel 1929 e fin da bambino studia privatamente disegno e poi pittura. Nel 1952 si trasferisce a Roma dove lavora come illustratore. Nel 1954 vince il concorso per l’ammissione al Centro Sperimentale di Cinematografia dove si diploma nel 1956 in architettura scenica. Fino al 1960 lavora come scenografo a Cinecittà. In seguito si dedica al mosaico, all'affresco e alla vetreria istoriata. Nel 1962 si reca per qualche tempo negli Stati Uniti, dove studia la pittura del Realismo Americano. Poi i viaggi a Mosca e Susdal, dove, nei monasteri copti, segue i restauri delle icone antiche. Difficile da catalogare nelle varie scuole o movimenti artistici succedutisi nella seconda metà del '900, Scalco non abbandona le sue passioni, anzi le fonde adeguando l'intensa sensibilità pittorica alla composizione architettonica della scena. Intensa e continua la sua attività espositiva in Italia e all’estero, che lo vede protagonista con oltre cento rassegne in spazi pubblici e privati. Vive e lavora a Roma, dove dal 1968 al 1992, ha insegnato all’Accademia di Belle Arti.

La mostra sarà inaugurata il 1° maggio alle 18 e rimarrà aperta dal martedì al sabato dalle 16.30 alle 18.30; la domenica dalle 10 alle 12 e dalle 16.30 alle 19. Ingresso libero.
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