Nessun litigio all’ultimo Consiglio comunale, almeno sul primo punto all’ordine del giorno che vedeva il conferimento della cittadinanza onoraria a don Diego Gabusi. Su questo punto tutti si sono trovati d’accordo e così dallo scorso giovedì sera Villanuova ha un cittadino in più. È la prima volta nella storia del paese che il consiglio ha attribuito l’importante riconoscimento

All’inizio della riunione il sindaco Ermanno Comincioli ha prima letto le motivazioni del conferimento e poi ha consegnato a don Diego la pergamena che lo nomina cittadino onorario.
A chiedere di assegnare l’onorificenza al sacerdote sono state tre associazioni che mantengono ancora vivo il rapporto con lui, nonostante siano già diversi anni che ha lasciato il suo incarico pastorale in paese: la compagnia teatrale “Fil del Fer”, il coro San Matteo e il locale gruppo degli Alpini.

Don Diego, lo ha ricordato egli steso durante i ringraziamenti, è particolarmente legato a Villanuova, dove operò come vicario parrocchiale dal 1980 al 1990, perché fu la sua prima destinazione subito dopo l’ordinazione sacerdotale.

In quel periodo, oltre alla dedizione ai giovani e all’oratorio, all’organizzazione di manifestazioni che coinvolsero tante associazioni, fu promotore della fondazione di due di queste: la compagnia di teatro dialettale e il coro parrocchiale, tuttora in attività e la cui fama ha varcato i confini del paese. Per questo numerosi rappresentanti di questi sodalizi erano presenti al momento della consegna, comprese tante Penne nere di Villanuova per salutare uno di loro, visto che don Diego è stato anch’egli militare negli alpini, nominato in seguito cappellano della “Monte Suello”. Per meriti nel campo della solidarietà e per l’aiuto al prossimo, don Gabusi, che ha compiuto proprio ieri 56 anni, ha ricevuto nel giugno scorso l’onorificenza di Cavaliere dell’Ordine al merito della Repubblica.

Ringraziando il sindaco e tutto il Consiglio comunale, il sacerdote ha voluto dedicare l’onorificenza «all’esempio dei miei amati genitori: alla laboriosità tenace e silenziosa di mio padre e a tutte le sofferenze di mia madre».