Quando il Cotonificio si riforniva a Liverpool
Per la sua attivitŕ cotoniera l’opificio Hefti di Roč acquistava la materia prima sui mercati europei: tra questi vi era anche la cittŕ di Liverpool. Ecco quanto si ricava da un documento dell’Archivio storico della provincia di Brescia.

Per la sua attività cotoniera l’opificio Hefti di Roè acquistava la materia prima sui mercati europei: tra questi vi era anche la città di Liverpool. Agli inizi del 1908 venne acquistato del cotone per il complessivo peso di 12.504 chilogrammi consistente in 53 balle e 2 sacchi per un valore di 21.392 lire e 60 centesimi dell’epoca.

Il materiale partito da Liverpool arrivò a Venezia. Qui venne caricato su un vagone delle ferrovie dello stato che lo trasportò fino a Rezzato da dove, il 13 febbraio, la ferrovia Rezzato-Vobarno lo trasportò fino a Roè. Qui, però, giunse mentre stava bruciando e la merce era ormai tutta carbonizzata in superficie e ancora in preda al fuoco all’interno. Nell’opera di spegnimento il cotonificio prestò operai e pompe.

Grazie a un documento del 19 luglio 1909 esistente presso l’Archivio storico della provincia di Brescia a firma dell’Avv. Luigi Pirlo procuratore della società esercente la ferrovia, sappiamo che, a seguito di quell’incidente, questa venne citata dagli Hefti in giudizio davanti al Regio Tribunale di Salò. Il cotonificio richiedeva il rimborso del valore del materiale e delle spese sostenute per lo spegnimento dell’incendio. La società rispondeva però che, secondo quanto contenuto nelle convenzioni ferroviarie dell’epoca, il cotone era definito materia pericolosa e soggetta a combustione anche spontanea, massimamente se caricato bagnato, producendo e dimostrando che molti casi simili anche recenti erano avvenuti nei trasporti di cotone. Riteneva, quindi, che la responsabilità di quanto accaduto fosse delle ferrovie dello stato che avevano caricato il cotone fin dal suo arrivo a Venezia.

Dopo aver ascoltato anche tre periti che sostennero che il cotone greggio specialmente se bagnato può facilmente incendiarsi spontaneamente, tanto più se legato e compresso da piccole reggie di ferro le quali sfregandosi fra loro possono determinare del calore e delle scintille internamente al carico, il Tribunale di Salò accolse la tesi della Società esercente.

Il cotonificio fece naturalmente ricorso alla Reale Corte di Brescia ma purtroppo non sappiamo che esito ebbe, poichè non esistono altri documenti al riguardo.

Antonio Tantari
0409roecotonificio.jpg