«Dipende da noi farli vivere o morire»
In questo luogo, il 5 marzo 1945, furono fucilati dalle Brigate Nere, dopo essere stati catturati in seguito ad uno scontro a fuoco sul monte Besume, dieci partigiani della 7a Brigata Matteotti, al sacrificio dei quali é stato eretto questo monumento.

Pubblichiamo integralmente il discorso pronunciato in occasione della manifestazione partigiana di Provaglio Valsabbia da Francesca Pamigiani, che ha parlato per conto dei Circoli della nuova Resistenza dell'Anpi


In questo luogo, il 5 marzo 1945, furono fucilati dalle Brigate Nere, dopo essere stati catturati in seguito ad uno scontro a fuoco sul monte Besume, dieci partigiani della 7a Brigata Matteotti, al sacrificio dei quali é stato eretto questo monumento.
Si tratta di giovani come me che, oltre 60 anni fa, si opposero al regime nazifascista e ad una terribile guerra da esso scatenata, che opprimeva l’Italia e che privava la popolazione di ogni libertà fondamentale, per costruire, attraverso la Resistenza, uno Stato repubblicano, democratico, libero, laico, pluralista.
Per questo ricordare, soprattutto a noi giovani, cos’è stata la Resistenza non é solo un dovere di memoria storica, ma significa in primo luogo insegnare che senza di essa non avremmo riconquistato libertà e dignità, non disporremmo di una Costituzione democratica e antifascista. La commemorazione di oggi ha un profondo signifícato. L'impegno, tuttavia, non deve esaurirsi nella celebrazione degli anniversari importanti, ma deve continuare giorno dopo giorno, anno dopo anno.

Colpo di spugna

La difesa della memoria dev’essere, infatti, obiettivo prioritario, date le mistificazioni, le manipolazioni, i revisionismi, portati avanti dal centro-destra, che con una nuova proposta di legge, attualmente in discussione alla Camera e contro la quale l’ANPI ha giá fatto sentire la propria voce, intende equiparare partigiani e repubblichini di Saló, cancellando con un colpo di spugna l'insuperabile differenza che separa chi lottò per riconquistare per tutti libertà e dignità (come i caduti che ricordiamo oggi), da chi si schierò, dalla parte sbagliata, con il nazifascismo.
Anche rispetto ad iniziative come queste dobbiamo tenere alto il livello di attenzione perché il passo, dal revisionismo alle croci uncinate sventolate in certi stadi o in certe piazze, é molto breve.
La galassia nera, infatti, é in fermento, sempre più nostalgica, sempre più violenta, sempre piú sdoganata.

Escalation di violenze
Impressionante é, negli ultimi tempi, l’escalation di violenze ad opera di giovani di estrema destra. Si tratta di uno squadrismo urbano le cui vittime sono immigrati, antifascisti, giovani dei centri sociali, omosessuali, sedi dell'ANPI.
Sebbene sembri quasi bandita la parola "razzismo" e pur sforzandosi i mass media di imputare le atroci violenze commesse da giovanissimi alla noia e ad un non meglio identificato disagio, è evidente la preoccupante diffusione del disprezzo per la vita dei diversi, spesso non considerati neppure persone, ma cose.
E in questo clima, anche nelle scuole italiane tornano le liste che si ispirano esplicitamente al ventennio e ai suoi disvalori.
L’avanzata, a livello elettorale e sociale, dell’estrema destra nei licei è, infatti, un fenomeno preoccupante.

Nuovo fascismo padano
E anche le nostre città, i nostri paesi non sono purtroppo estranei ad episodi di neofascismo: dalle scritte intimidatorie sui muri, all'organizzazione di banchetti e fiaccolate da parte dei giovani iscritti a Forza Nuova, dalle cene con inni fascisti in ricordo della marcia su Roma, allo sconcertante corteo, tenutosi a Bergamo lo scorso sabato, in occasione dell’inaugurazione della nuova sede di Forza Nuova, che tra saluti romani e inni al Duce, ha sfílato tra le vie della cittàcon la benedizione del sacerdote lefebvriano Giulio Tam, appartenente alia stessa corrente, di recente riabilitata da Papa Ratzinger, del vescovo negazionista Williamson.
Di fronte a questi segnali allarmanti, cosi come di fronte al nuovo fascismo padano della Lega Nord, carico di intolleranza e di razzismo, non dobbiamo smettere di indignarci e dobbiamo continuare a tenere alta l’attenzione.

Attacchi alla laicità dello Stato
Credo, infatti, che, anche se in forme e con modalitá diverse, la Resistenza debba continuare. Anche noi oggi siamo chiamati a resistere: contro l’arroganza del potere, per l’affermazione di una cultura della legalità e di un’etica della política che ancora troppo spesso mancano nel nostro Paese, resistere centro le mafie, contro il lavoro nero e precarizzato, resistere contro il progressivo tentativo di erodere e lentamente sgretolare quell'insieme di garanzie, costituzionalmente o legislativamente riconosciute, che sono state conquístate a fatica dai nostri nonni e dai nostri genitori, resistere per la difesa della laicità dello Stato, valore che continua ad essere pesantemente attaccato da chi vorrebbe (e mi riferisco al dibattito in materia di testamento biologico) calpestare la liberta di scelta individuale, trasformando convinzioni religiose in leggi dello Stato a tal punto che ormai sembriamo esserci lasciati alle spalle quelle straordinarie battaglie per i diritti civili che hanno condotto all’adozione delle leggi sul divorzio e sull’aborto.
E i pesanti attacchi al valore della laicità dello Stato stanno conducendo ad una forte regressione nel difficile percorso di emancipazione compiuto dalle donne, grazie ad anni di lotte.

Le donne

Un cammino di emancipazione non ancora concluso ed iniziato (voglio ricordarlo oggi, nella Giornata Internazionale della donna) proprio attraverso la Resistenza, quando moltissime donne, prima tenute lontane dalla partecipazione alla vita política, mettendo a repentaglio la propria vita, trasportando cibo e armi, recapitando messaggi e prestando assistenza medica ai partigiani, presero parte attivamente alla lotta di liberazione nazionale fino alla conquista del diritto di voto. Ma lunga é ancora la strada da percorrere.
Troppe sono ancora le diseguaglianze tra uomo e donna nel mondo del lavoro e nella società, troppe sono ancora le violenze fuori e dentro le mura domestiche. E oggi, purtroppo, di nuovo il corpo delle donne diventa strumento di battaglia politica: anche gli stupri vengono, infatti, strumentalizzati dal Governo per giustifícare l'ennesima riduzione di garanzie e di diritti e per legittimare le ulteriori politiche forcaiole (basti pensare alle ronde padane) già calendarizzate in Parlamento.

La posta in gioco

La posta in gioco é, dunque, molto alta: urge la difesa anche dei diritti che sembravano ormai acquisiti, cosí come la difesa della Costituzione, nata dalal Resistenza e considerata dall’attuale maggioranza politica come un insieme fastidioso di vincoli da rimuovere.
Stiamo, infatti, vivendo un clima che, per toni politici e per modl istituzionali, non si era mai conosciuto prima nella storia della Repubblica. Basti pensare alla strumentalizzazione del dramma di Eluana Englaro, ridotto da Berlusconi a pretesto politico per sfidare Napolitano su una questione di fondo: i confini del potere del Governo, che il Premier vorrebbe sovraordinato ad ogni altro potere e libero da vincoli e controlli.
Berlusconi (questo è l’aspetto più allarmante di quella vicenda) ha di fatto contestalo le prerogative del Presidente della Repubblica, annunciando la volontà di governare a colpi di decreti-legge, senza il contrallo del Quirinale.
In una situazione tanto critica, il mondo della Resistenza e delle associazioni partigiane non può restare a guardare. Sotto la minaccia di un Governo che unilateralmente intende percorrere la strada delle riforme istituzionali, stravolgendo quel delicato sistema di pesi e contrappesi, fondato sul principio della separazione dei poteri, che regola ogni moderno Stato democratico, urge una presa di posizione forte e netta che, per ora, purtroppo, un’opposizione indecisa e balbettante non é ancora stata in grado di assumere.

Messaggio per un nuovo antifascismo
Riscoperta della Costituzione e dell'antifascismo: questi sono i messaggi che dobbiamo lanciare nel corso di commemorazioni come quella odierna. Ma che cos'é l'antifascismo oggi? E' innanzitutto una cultura che va ricostruita, una memoria storica che va ripristinata, a partire dalla scuola; è rivitalizzazione delle associazioni partigiane, è vigilanza democratica sui rigurgiti neofascisti.
Dobbiamo impegnarci, affinchè quella della storia non rimanga una lezione inascoltata; affinchè la memoria sia 1'anima della vita del nostro Paese, il suo DNA generativo.
I caduti che ricordiamo oggi non devono essere morti invano perché, come disse Pietro Calamandrei, uno dei Padri Costituenti: "I morti non hanno considerato la loro fine come una conclusione, ma piuttosto come una premessa che doveva segnare ai superstiti il cammino dell'avvenire. E' la nostra vita che puó dare un signifícato e una ragione rasserenante e consolante alla loro morte. Dipende da noi farli vivere o farli morire per sempre".

Francesca Parmigiani
0308ProvagliParmigiani.jpg