Arrampicata mortale in Val Daone
di Ubaldo Vallini

Un alpinista morto e un altro ferito in modo serio. E' l'epilogo della trasferta di due appassionati dell'arrampicata su ghiaccio che da Marcheno e Gussago sabato hanno raggiunto la Val di Daone per arrampicare sulla cascata Helios.

“Ero attaccato con entrambe le piccozze quando è venuto giu tutto. Non riesco però a capire come il crollo abbia coinvolto Graziano, che doveva essere parecchio spostato di lato rispetto a me”.
Con il collarino che immobilizza la colonna vertebrale, incrinata all’altezza della seconda cervicale, una frattura allo sterno e tutto pesto in viso, Giancarlo Bertussi, trentenne di Marcheno, ieri parlava a fatica dal letto della camera numero cinque del reparto di traumatologia del piccolo ospedale di Tione.
Insieme a Graziano Ba, di Gussago, amico di tante avventure, sabato mattina dalla Valtrompia aveva raggiunto le vicine Giudicarie e la Val Daone, considerata un paradiso per gli appassionati di arrampicata su ghiaccio. Sulla cascata classificata col nome di “Helios” però, difficoltà “II 3+”, quel giorno ha trovato l’inferno.

La cascata nella Val Danerba
Dopo la consueta capatina da Placido al “La Paia”, i due amici erano risaliti ancora un po’ lungo la valle ed avevano parcheggiato l’auto dalle parti del lago di Malga Boazzo.
Proprio dove finisce il laghetto, sulla destra in direzione nord-nord-est, parte la vallecola laterale conosciuta come Val Danerba.
Una delle più nascoste fra quelle del vasto comprensorio della Val Daone lungo la quale si contano un centinaio almeno di cascate da arrampicare.

L'arrampicata era all'inizio
Di lì, in poco più di un’ora da percorrere con gli sci ai piedi o con le ciaspole, si raggiunge la Helios che ghiaccia guardando a sud-est l’acqua che scende nel canalone che separa la cima di Copedello da quella di Làtola. I due hanno aggirato il primo tratto di cascata portandosi direttamente su una cengia sovrastante dalla quale hanno preso a salire.
Davanti Giancarlo Bertussi, dietro Graziano Ba, millenovecento metri sopra il livello del mare. L’incidente è avvenuto subito, erano circa le 11 del mattino.

Si è alzata la temperatura
Secondo una prima ricostruzione operata dagli uomini del Soccorso Alpino del Trentino, forse a causa di un improvviso innalzarsi della temperatura, ad investire i due scalatori sarebbe stato un gigantesco blocco di ghiaccio, quello che lasciato nella cascata una “finestra” larga cinque metri, altra altrettanto e profonda un metro. Ghiaccio che ha scaraventato giù Giancarlo e colpito in pieno l’amico che stava sotto, ancora sulla cengia, trascinandolo poi lungo il pendio innevato ai piedi della cascata per almeno 130 metri. Non ha avuto scampo.
Questi particolari Giancarlo però non li ricorda.

Soccorritori in veglia
Rammenta di aver cercato invano l’amico e, nonostante le ferite, di aver affrontato la discesa cercando un punto dove il telefonino gli potesse offrire un collegamento con la valle, per chiedere aiuto. Quando ci riesce chiama la fidanzata e sono già le 18. Il resto è la cronaca dei soccorsi. Salgono gli uomini del soccorso Alpino e in un paio d’ore raggiungono il ferito, lo portano a valle e lo affidano alle cure del 118.
Il corpo di Graziano viene individuato dopo alcune ore con l’aiuto indispensabile delle unità cinofile, è quasi mezzanotte. In quattro lo vegliano per tutta la notte dalla vicina malga Val Neda, fino a ieri mattina, quando vengono raggiunti da un elicottero di Trentino Emergenza, lo caricano e lo portano giù, nella camera mortuaria di Pieve di Bono, a disposizione dell’autorità giudiziaria.
0222Soccorso.jpg