Archiviare il sisma? Manca solo la chiesa
A Pompegnino di Vobarno manca ormai un solo elemento importante per tornare alla normalità dopo il terribile colpo del terremoto del 2004: il ritorno in funzione della chiesa.

A Pompegnino di Vobarno manca ormai un solo elemento importante per tornare alla normalità dopo il terribile colpo del terremoto del 2004: il ritorno in funzione della chiesa.

«Sono trascorsi più di 1.500 giorni - ricorda Katia Turrini del Comitato di frazione - da quando le campane della parrocchiale dedicata a San Benedetto da Norcia hanno smesso di suonare. Ed è triste che, da allora, ben 24 persone decedute, in un paese che conta circa 450 abitanti, abbiano fare l’ultimo viaggio senza questo suono».

Naturalmente tutti sperano che la parrocchiale riapra anche per le occasioni felici: «Da oltre quattro anni non è più possibile celebrare battesimi o matrimoni in questo contenitore; e la riapertura è l’ultimo tassello che manca, insieme al capitolo canonica, per poter dire definitivamente chiusa l’emergenza terremoto».

Dopo la ristrutturazione del Centro parrocchiale i riti religiosi sono ospitati lì. Ma sicuramente il contesto non è lo stesso. Dal punto di vista architettonico e artistico la parrocchiale di San Benedetto non è particolarmente pregiata; ma è ovvio che rappresenti un simbolo di cui i fedeli vogliono riappropriarsi.

«I lavori - spiega il parroco don Giuseppe Savio - costano quasi mezzo milione. E al netto del contributo regionale, alla gente di Pompegnino rimangono ancora da trovare circa 200 mila euro, più o meno 445 a testa». Per questo le iniziative pro parrocchiale, con in primo piano il Comitato di frazione a promuoverle, continuano, in vista della conclusione delle opere previsto entro la prima metà dell’anno.

M.PAS. da Bresciaoggi
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