Tragedia sfiorata
di Ubaldo Vallini

Ha del miracoloso l'aver potuto salutare il giorno di ieri senza nemmeno un graffio, per alcuni degli inquilini degli appartamenti sfondati nottetempo da una frana, a Soprazocco di Gavardo.

“Tac, tec, toc… ha cominciato a fare così un colpo ogni dieci minuti, un quarto d’ora., fin da ieri a mezzanotte circa. Sembrava qualcuno che batteva che so... con un martello di gomma. Poi ho pensato al vento che faceva sbattere qualche cosa sul terrazzo, con una frequenza maggiore man mano passava il tempo. E ci siamo addormentati”.

La sveglia è arrivata alle 5 e mezza del mattino.
Una ventina di metri di muro in cemento armato hanno ceduto di schianto, sotto il peso della montagna. A scendere violentemente di quota, una fetta intera del “Mut de Bösàga” che sovrasta l’abitato di Benecco, frazione di Soprazocco che a sua volta è frazione di Gavardo.
Tremila metri cubi almeno, la massa in movimento.

Le crepe nel terreno si sono aperte cinquanta, sessanta metri sopra il complesso residenziale che pochi anni fa è stato costruito al civico 1 di via Dell’Elmo.
Le grosse pietre tonde, alte come un uomo, insieme al terriccio zuppo dell’acqua caduta copiosa come mai nei giorni precedenti, ci hanno messo una frazione di secondo ad attraversare i quattro metri che separavano il muro di contenimento dal pian terreno della palazzina.
Per quattro degli otto appartamenti, quelli al secondo piano, almeno apparentemente nessun danno.
Negli altri si è scatenato l’inferno.

Se è andato tutto bene, per le persone almeno, è perchè qualcuno ci ha messo una benevola “mano”. Non ci credete?

Guardando la casa dal di sotto, a sinistra, c’è l’appartamento dei Savoldi, familiari tra l’altro del costruttore che ieri saltando qua e là, fumando una sigaretta dietro l’altra, non si capacitava di quel che era successo. Per loro danni limitati, la frana ha preso l’appartamento solo di striscio.

Il secondo appartamento è quello di Mauro Ronchi, insegnante a Salò. Con lui vivono la moglie Michela e la piccola Sofia, quattro anni soltanto, abbastanza per aver già vissuto la paura del terremoto del 2004. Beh, a farla breve, nella cameretta della bimba al posto del letto ora c’è un macigno di sei metri cubi, un’altro ha spezzato in due l’armadio.
Lei per fortuna era abbracciata ai genitori nel lettone della camera accanto.

Una divisoria più in là ci abitano i genitori del professore, pensionati dal sonno leggero. Non è stato quello però a salvare loro la pelle. Alberto Ronchi, pensate un po’, si era svegliato e senza sapere nemmeno lui il perché, era sceso di sotto nel seminterrato. La moglie Clelia si era alzata di riflesso.
Sempre di rimando, la donna stava giusto alzando la tapparella della camera quando il cemento armato ha ceduto: “Ho sentito il rumore e ho visto tutto fumo e sono scappata fuori dalla camera di corsa. Mi sono salvata così - ci ha detto, mentre i vigili del fuoco l’aiutavano a portar fuori un po’ di vestiti -. Guardi qui, due camere e il bagno non esistono più, mi è rimasto solo il soggiorno”.

L’ultimo appartamento è dell’altro figlio della coppia, Giovanni, che si trova in Portogallo dalla suocera. Buon per lui.
In un attimo sul posto sono arrivati tutti quanti: il maresciallo Cappelli con i suoi, i Vigili del fuoco da Salò, la polizia Locale, gli amministratori gavardesi.
Poi i geologi dello Ster e i tecnici delle ditte capaci di porre rimedio allo scempio. Inagibili gli otto appartamenti, 15 le persone fuori casa. I Savoldi si sono arrangiati presso parenti, per gli altri il Comune ha proposto l’alloggio in albergo.

La macchina rodata dal terremoto ha fatto alla svelta il suo corso: “Abbiamo emesso un’ordinanza di messa in sicurezza del versante a monte dell’abitato e di sgombero del materiale franato - fa sapere il sindaco Tonni, presente sul posto fin dalle prime ore del mattino -. Ci vorrà un po’ di tempo prima di sistemare il tutto, è però importante che la casa non possa subire altri danni”.
"Non l’avrei mai pensato che questa montagna potesse franare” è il commento di tutti quanti, primo fra tutti l’Alessandro, che lì ci abita da 64 anni.
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