Fra urbanistica e prevenzione
di val.

A dare un’occhiata alle cartine tematiche on-line che Secoval, societŕ di servizi per i Comuni valsabbini, mette a disposizione nel suo sito telematico, č tutto un proliferare di puntini rossi, aree verdi tratteggiate di viola, segni blu.

Manifesta disposizione all’erosione di alvei torrentizi, potenziale distacco di masse rocciose, aree interessate da “bassa cadenza idraulica dei corsi d’acqua” quindi soggette a fenomeni di esondazione, come del resto lo sono anche tutte le aree di fondovalle alpino.
E poi ancora franosità diffusa, aree in disfacimento, frane attive ed inattive o “instabilità delle incisioni torrentizie”... Chi più ne ha più ne metta.
Per non parlare dell’incognita sismica che, fra tutti i fattori di rischio, è forse quello che i valsabbini hanno più presente, perchè si è manifestato di recente.

A dare un’occhiata alle cartine tematiche on-line che Secoval, società di servizi per i Comuni valsabbini, mette a disposizione nel suo sito telematico, è tutto un proliferare di puntini rossi, aree verdi tratteggiate di viola, segni blu.
Un’occhiata alla legenda e si vede che ogni segno corrisponde a zone di rischio idrogeologico più o meno accentuato.
Certo ci vuole una dose massiccia di pazienza, almeno per coloro che non usufruiscono di un accesso ultraveloce al web, condizione rara in valsabbia. Piano piano si scopre, abbinando i segni alla memoria, che sulla carta erano già previsti o comunque prevedibili in pratica tutti quei fenomeni franosi e le esondazioni che negli ultimi decenni hanno “sorpreso” i valsabbini.

A partire dalle piene dell’Eridio o del Chiese per arrivare ai massi precipitati sulle case a Lavenone e a Clibbio, oppure sulla strada a San Gottardo, al fango che invade periodicamente la strada fra Vestone e Treviso Bresciano e avanti di questo passo.
La cosa più interessante, però, non è tanto il “si poteva prevedere”, quanto l’analisi di quei rischi che la memoria collettiva ha dimenticato: sono ancora lì, fra acqua, terra e cielo, pronti a scatenarsi da un momento all’altro. Per nulla “imprevedibili”.

Fenomeni che devono interessare chi si cura del territorio almeno a due livelli.
C’è quello urbanistico, per evitare di peggiorare la situazione con l’insensata cementificazione di aree a rischio, perchè laddove è previsto possano cadere massi è meglio non farci sotto una casa.
C’è quello “preventivo”, con la predisposizione di piani di emergenza comunali capaci di individuare le criticità e di indicare le modalità di gestione delle emergenze.

Proprio nei giorni scorsi, su specifico mandato dei Comuni stessi, la ComunitĂ  montana valsabbina ha consegnato i nuovi Piani di emergenza ai Comuni di Anfo, Bagolino, Barghe, Idro, Lavenone, Sabbio Chiese e Vobarno.
Riguardano quei territori interessati dalle ventuali esondazioni del lago d’Idro e del fiume Chiese e le pianificazioni in sostanza “declinano” in fasi operative quanto previsto negli scenari dell’emergenza sul lago e a valle del lago già studiati e messi su carta dalla Provincia.
Saranno le singole realtĂ  municipali ora a farli propri, approvandoli in sede consiliare.
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