Pertica Bassa ha ottant'anni
di Giancarlo Marchesi

Pertica Bassa, l’antica terra sovrastata dalla maestosa Corna Blacca, ha ottant’anni. Era il primo dicembre 1928 quando i Comuni di Avenone, Levrange e Ono Degno si unirono sotto il nome di Pertica Bassa.

Pertica  Bassa, l’antica terra sovrastata dalla maestosa Corna Blacca, ha ottant’anni. Era il primo dicembre 1928 quando i Comuni di Avenone, Levrange e Ono Degno si unirono sotto il nome di Pertica Bassa, scegliendo come sede il piccolo borgo di Forno d’Ono. Il nuovo Comune poteva contare su una superficie di oltre tremila ettari e su 1.541 abitanti. Come altre realtà del territorio bresciano, negli anni del fascismo la zona di Pertica fu soggetta a soppressioni indotte da esigenze di controllo, d’efficienza e di contenimento della spesa che trovarono attuazione nel decreto del 17 marzo 1927.

In questi ottant’anni la comunità di Pertica Bassa ha dovuto affrontare prove difficili: nell’autunno 1959, per esempio, Levrange fu interessato da intense piogge che causarono gravi smottamenti, tanto che la porzione antica del paese fu completamente abbandonata. Con tenacia e determinazione gli abitanti della Pertica edificarono il nuovo borgo di Levrange in posizione geologicamente più sicura, non troppo distante dal vecchio luogo. Nel maggio 1981 un’alluvione provocò la scomparsa di un ampio tratto della strada di collegamento tra Forno d’Ono e Vestone.

Tuttavia, nonostante i gravi danni subiti, la gente è rimasta legata alle proprie case e alla propria terra. Attualmente nei diversi nuclei di Pertica Bassa vivono 707 persone che sono impiegate, per la maggior parte nelle aziende del fondovalle e lavoranoo nelle imprese agricole del paese. In questi anni, l’agricoltura di Pertica Bassa ha subito una profonda evoluzione. Molte aziende troppo piccole, non strutturate e poco redditizie sono scomparse, spesso in occasione dell’avvicendamento generazionale. I giovani rimasti hanno avuto, in qualche fortunato caso, la possibilità di ampliare le aziende e procedere ad una ristrutturazione che ha portato alla valorizzazione di produzioni di nicchia.
Nell’ultimo decennio, le amministrazioni si sono impegnate nella valorizzazione del patrimonio artistico e culturale: dall’inserimento del Museo della Resistenza e del Folklore nel Sistema museale valsabbino all’acquisizione e restauro della Casa Torre all’organizzazione eventi culturali e mostre pittoriche, così da far conoscere sempre più questo lembo di Valsabbia.
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