Un affascinante viaggio tra Garda e Valsabbia
di Giancarlo Marchesi

Un affascinante viaggio dedicato alla riscoperta della propria storia industriale e produttiva. È stato questo l’incontro «Il patrimonio storico industriale: monumenti e percorsi nella Valle Sabbia e sul Garda Bresciano»

Un affascinante viaggio dedicato alla riscoperta della propria storia industriale e produttiva. È stato questo il filo conduttore dell’incontro «Il patrimonio storico industriale: monumenti e percorsi nella Valle Sabbia e sul Garda Bresciano» tenuto nei giorni scorsi da Carlo Simoni, direttore del Sistema provinciale dei musei di cultura materiale, e organizzato dall’Associazione industriale bresciana della zona Valle Sabbia-Lago di Garda, guidata dalla coordinatrice Mariella Mariani.

Aprendo il suo intervento Carlo Simoni ha rilevato che le esigenze di salvaguardare e tramandare alle future generazioni, non solo le opere d'arte ma le innumerevoli altre espressioni del nostro operare e della cultura materiale si sono affermate, sotto lo stimolo delle profonde e rapide trasformazioni che hanno investito la nostra società, già a partire dalla seconda metà del XX secolo. Da queste istanze è nata una nuova disciplina, l'archeologia industriale, che attraverso lo studio delle testimonianze fisiche e delle trasformazioni dello spazio di lavoro e degli impianti produttivi, indaga tutti gli aspetti dell'influenza dell'attività manifatturiera sulla società. Il suo nome, associando l'aggettivo industriale alla tradizionale disciplina che ha come proprio oggetto di studio il mondo antico, raggiunge una particolare efficacia perché connota come «antica» una civiltà non molto distante da noi temporalmente, ma di fatto ormai superata.

Nata nei primi anni Cinquanta del secolo scorso in Inghilterra, questa disciplina si è diffusa in Italia intorno agli anni Settanta. Il Bresciano - è stato ribadito - è in prima linea in fatto di archeologia industriale. Da noi è stato avviato, sin dal 1982, un censimento dei siti produttivi, nella consapevolezza che essi costituiscono un patrimonio peculiare, se non esclusivo, della storia economica provinciale, che affonda le radici in epoche lontane. Da allora, diverse sono state le indagini conoscitive compiute nel Bresciano, che hanno «fotografato» il nostro patrimonio storico.

Prendendo spunto proprio dalle ultime ricognizioni, che hanno portato alla realizzazione di un Atlante dei beni di cultura materiale, Simoni ha compiuto un itinerario che ha toccato gli esempi più significativi di archeologia industriale tra Garda e Valle Sabbia. Ha proposto, infatti, alcuni casi rappresentativi di conservazione e riuso: dal Cotonificio di Roè, costruito nei primi anni ottanta dell’Ottocento e dismesso nei primi anni Cinquanta del Novecento, che ospita oggi - dopo un attento recupero edilizio - uno studio d’architettura, spazi espositivi e uffici privati al Cotonificio di Villanuova sul Clisi, recentemente frazionato in mote singole realtà produttive, commerciali e abitative, agli opifici della Ferriera Falck di Vobarno, che in uno degli spazi più antichi ospita da alcuni anni la biblioteca comunale. Sono stati poi presentati dal relatore il sito delle antiche cartiere di Maina Interiore (Toscolano Maderno), trasformate in un centro poilifunzionale e il villaggio operaio di Campione sul Garda, oggetto di un complesso intervento di trasformazione. Sono state illustrate anche strutture meno complesse, che però sono ricche di memorie produttive, come ad esempio la fucina di Pamparane in Odolo, recentemente trasformata in museo e l’officina da rame di Lavenone, per dimostrare quanto è ricco e articolato il panorama storico-industriale della provincia di Brescia.
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