Il fratello Nicola
Abbiamo chiesto a Nicola Cargnoni il testo della lettera letta in chiesa a Vestone, quandoil mondo si č fermato per accompagnare suo fratello nell’ultimo viaggio. La pubblichiamo per rendere omaggio ancora una volta a Michele e alla sua famiglia.

Abbiamo chiesto a Nicola Cargnoni il testo della lettera letta in chiesa a Vestone, quandoil mondo si è fermato per accompagnare suo fratello nell’ultimo viaggio. La pubblichiamo per rendere omaggio ancora una volta a Michele e alla sua famiglia.
Continueremo a farlo tutte le volte che ne avremo occasione l’occasione.

Ciao Michele,
Non ti chiedo come stai, perché sono sicuro che lassù, oltre alle nuvole, stai sicuramente bene, felice, libero dal dolore che ora sta attanagliando le nostre anime.
Vedi... Un carissimo amico mi ha detto che in qualche maniera, da qualche parte, ci sarĂ  una ricompensa, un riscatto, una speranza che oggi ci sembra essere svanita.
Ebbene... Di cosa possiamo vivere se non di speranze e di attese per un premio che non sappiamo se ci sarĂ  mai dato?

“UN SOGNO CHE NON SI AVVERA, E’ UNA BUGIA?”
Michele...tu avevi un sogno e hai avuto la forza, la determinazione e il coraggio per realizzarlo…
Poi quel sogno ti ha portato via, trascinando anche noi in un vortice di dolore feroce.
Il giorno che sei morto, mamma ha ringraziato Dio perché, in ogni caso, le ha regalato un figlio splendido, che ora però non c’è più…

Io, quel Dio, l’ho bestemmiato, insultato e maledetto.
L’ho fatto con la stessa veemenza, la stessa viltà e la stessa terribile codardia di chi vuole trovare in Dio un capro espiatorio.
Sono stato vigliacco e debole nel momento in cui mamma e papĂ  avevano piĂą bisogno di me...
Poi ho aperto gli occhi, mi sono reso conto che tu mi avresti voluto forte, e ho capito che se Dio ti ha chiamato con sé, a soli trent’anni, beh allora significa che davvero sei speciale.
Ora mi basta ricordarti bello, sorridente, sempre pronto alla battuta e sempre pronto a telefonarmi ogni volta che la tua Inter vinceva, sempre pronto a prendermi in giro…
Ora però ho finito le lacrime, Michele, ho finito la forza di lottare.
E mi sembra pure di avere finito le speranze…

Ma non ho finito la voglia di crederci.
E così la speranza e la voglia di combattere risorgono, come arabe fenici, dalle ceneri dei nostri cuori sventrati.
Godrò dello scorrere del tempo, godrò di questa fortuna che chiamiamo VITA.
Pregherò e mi impegnerò per far sì che la tua anima possa essere sempre parte integrante della nostra casa…
Mi rivolgerò a te, sicuro che ci sarai, sempre; continuerò a tenere il tuo numero di telefono e il tuo indirizzo sulla mia rubrica; continuerò a mandarti cartoline e a raccontarti dei luoghi che visiterò.
Continuerò a VIVERE, e lo farò ogni giorno cercandoti di renderti partecipe delle gioie e dei dolori.

Vorrei poter riempire cento e cento pagine di questa carta straccia, vorrei che questa lettera potesse diventare eterna, mentre è così infinitamente piccola di fronte all’immensità dell’amore che noi abbiamo nei tuoi confronti.
Mi sarebbe piaciuto avere il tempo di dirti quanto ti ho amato e quanto ancora ti amiamo io, mamma e papĂ .
Ma ho sempre rimandato, nella vana e stupida illusione che avrei sempre avuto altre occasioni per farlo.
Ma in questa assurda, folle, fredda notte che separa questi odiosi giorni di fine ottobre, l’unica cosa che riesco a fare tra tutti i miei VORREI, è salutarti con tutto l’amore di cui dispongo…

Una delle mie canzoni preferite finisce così:
LE STELLE SPLENDONO COME UN MISTERO SVELATO
E CONTINUERO’ IL MIO VIAGGIO
ATTRAVERSO L’OSCURITA’
CON TE NEL MIO CUORE, MIO FRATELLO DI SANGUE.

Bene... Arrivederci Michele, perché in questo enorme disegno divino, le nostre vite non sono altro che i puntini di un’infinita matita. Arrivederci...
Sii sempre con noi. Non preoccuparti per me, ma prenditi cura di mamma e papĂ , con la consapevolezza che hai avuto i migliori genitori che un figlio possa desiderare.
Così come loro hanno avuto un figlio splendido e unico.

E’ il 28 ottobre. E’ il compleanno di mamma. Stamattina nel silenzio del mio dolore ho sentito un telefono suonare.
Eri tu.
In mezzo alle nuvole.
E stavi usando il telefono del cielo per fare gli auguri a mamma.
Grazie anche di questo.

Nicola, Mamma e PapĂ .
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