A Ponte Caffaro bruciata la «Vecchia»
di Gianpaolo Capelli

In questo "giovedì grasso", "zobia vecia" di quaresima, speciale e unico che interrompe il periodo dedicato al digiuno e alla sobrietà in preparazione della Pasqua, ritorna l’antico rito di "bruciare la vecchia"
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Questa tradizione ha radici profonde che affondano addirittura nei tempi della preistoria. Un rituale che avviene quasi sul finire dell’inverno per scacciare la cattiva stagione, lasciarsi alle spalle tutte le cose negative e gettare tutte le cose inservibili e non buone nel falò che sta bruciando il fantoccio della "vecia zobia mata"; ma in modo particolare liberarsi dal malessere dell’inverno e dai guai dell’anno passato e, in tempi attuali, bruciare tutto quello che di brutto ci ha portato il “covid”.

Il falò della “vecchia,
che non ha nessun riferimento con le persone anziane, è l’immagine delle cose brutte che offuscano la nostra vita, le nostre comunità, che vengono gettate in quel falò, invocando e cedendo il passo alle cose belle in attesa della imminente primavera.

Tante le tradizioni storiche per eliminare le cose vecchie che variano da paesi e città in Italia. A Napoli per esempio all’ultimo dell’anno si getta dalla finestra l’inservibile.

E’ con questo spirito che ieri i Caffaresi alle ore venti si sono trovati in piazza Mercato per il consueto annuale grande falò. Già nel primo pomeriggio si vedevano girare per il paese di Ponte Caffaro i “Mascher”, nei tradizionali vestiti neri e capello in testa. Molti meno di qualche decennio fa.

I tempi sono cambiati,
bisogna andare a lavorare e rispettare gli impegni quotidiani che la modernità impone. Il contorno di preparazione all’avvenimento serale delle ore venti, è stato assicurato dai “mini ballerini” del carnevale bagosso locale.

Verso le ore diciasette si son radunati presso la “Casa famiglia” nei loro caratteristici costumi per iniziare le loro danze, omaggio gentile e allegro alle persone anziane che si trovano nella struttura. Hanno poi proseguito esibendosi davanti alla sede degli alpini e ballando poi per il paese.

Gran finale in piazza Mercato con il ballo di grandi e piccolini, insieme, per l’Ariosa intorno alla vecchia, prima della bruciatura della stessa.

Va ricordato che la scuola di preparazione dei piccoli ballerini della Comunià caffarese è nata da una idea di Gaetano Salvini negli anni settanta, quando il compianto scultore auto didatta ha profuso energie e saperi per portare avanti la tradizione carnevalesca bagossa.

Tanti di quei piccoli ballerini di allora sono diventati papà e nella scuola ora guidata da oltre trent’anni dal bravo e appassionato Andreino Badini ci sono figli e nipoti. Come racconta Andreino i suoi bambini e giovani ragazzi e ragazze sono attualmente ventiquattro, impegnati e bravi. Andreino è coadiuvato nel suo lavoro da collaboratore Fulvio Melzani.

Ieri a ballare erano una ventina
e va dato onore al loro impegno di alcune ore di balli, nonostante l’aria e il freddo che si faceva sentire.

Non poteva mancare il gruppo di suonatori guidati dal fisarmonicista e orchestrale Marco Buccio. Gruppo composto tassativamente con suonatori a strumenti ad arco e chitarra. Simpatica la presenza tra i suonatori del piccolo Mattia, "violinista in erba" che ci hanno permesso di filmare.

Le immagini che scorrono in questo video che ho girato ieri sera, propongono i balli in anteprima dei mini ballerini e ci portano all’atto finale della serata quando tra suoni e balli e il vociare della gente si è dato il via all’incendio, alla bruciatura del grande pupazzo della “Vecia”.

Tradizione rispettata,
arrivederci al prossimo anno.

video ROGO DELLA “VECIA” A PONTE CAFFARO
Questo e altri video, con maggior risoluzione, su VallesabbianewsTV




foto1 PUPAZZO DELLA VECIA
foto 2 GRUPPO MINI BALLERINI DI PONTE CAFFARO CON I SUONATORI
foto 3 IL CAPO BALLERINI ANDREINO BADINI CON ALCUNI PICCOLI ALLIEVI
foto 4 MASCHER IN COSTUME DAVANTI ALLA “VECIA”

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