21 anni, pochi per morire di lavoro
di Ubaldo Vallini

Da sempre convinto assertore della necessitŕ di una cultura della sicurezza in fannrica, Ruggero Brunori, patron della Ferriera Valsabbia, parla dell'incidente mortale che si č verificato nella sua azienda.

“E’ morto un ragazzo, non è potuto tornare a casa dal lavoro dove era andato per guadagnarsi da vivere. E’ sconvolgente che questo possa essere accaduto e che sia successo qui da noi”.
Nessuno può attribuire responsabilità dirette o indirette ai vertici della Ferriera Valsabbia per quello che è successo lunedì pomeriggio nel reparto di “formazione fasci” del nuovo laminatoio, quando un operaio di soli 21 anni ha perso la vita.
Ruggero Brunori però, ieri non riusciva a darsi pace.

In mattinata, all’obitorio del Civile di Brescia, il patron della grande azienda odolese aveva avuto modo di incontrare il padre dell’operaio che ha perso la vita così tragicamente nella sua azienda. L’uomo era arrivato dalla Sicilia per vegliare sulla salma del figlio, la madre ha potuto raggiungerlo nel pomeriggio.
“Gente per bene, brave persone, io ho un figlio di 17 anni e non so proprio cosa farei se mi capitasse di vivere la stessa esperienza – ci confida Brunori -. Nei venticinque anni della mia gestione non era mai accaduta una cosa del genere e non doveva succedere nemmeno questa volta”.

Per Ruggero Brunori garantire la sicurezza dei lavoratori nella sua azienda è sempre stato un punto d’orgoglio. In qualche modo lo riconoscono anche i sindacati, che però puntano il dito contro la pratica dei subappalti che finiscono col rendere difficile l’accertamento delle responsabilità dirette in caso di infortunio.
Dopo due turni e mezzo di astensione dal lavoro in seguito al tremendo incidente, alle 14 di ieri gli operai del Valsabbia hanno ripreso le loro mansioni in fabbrica, dandosi però appuntamento alle diciotto per un’assemblea interna, alla quale ha partecipato anche il vertice aziendale.

Tema all’ordine del giorno quello che Fiom-Cgil e Fim-Cisl per bocca dei delegati Paolo Franzoni e Giuseppe Bazzoli hanno definito “la giostra di appalti e di subappalti in cui si fatica sempre a gestire le situazioni” e “fonte costante di preoccupazione, perché se è vero che con l’azienda abbiamo curato la formazione sulla sicurezza e le nostre maestranze sono preparate, quando un lavoratore viene da fuori tutto questo non serve”.
Un problema che reclama soluzione da sempre, l’infortunio mortale dell’altro giorno lo rende solo più drammatico.

L’azienda odolese, da parte sua, aveva affidato l’incarico di realizzare il nuovo laminatoio ad una delle società più capaci del settore e chiesto espressamente che gli impianti venissero consegnati “chiavi in mano” “proprio per evitare che a causa della fretta o della possibilità di risparmiare qualche decina di migliaia di euro venissero meno le esigenze di sicurezza” ha detto Brunori.
Lunedì erano in corso i collaudi ed il reparto non era ancora operativo quando, per cause ancora da accertare nei particolari, l’operaio 21enne siciliano di Gela Gaetano Infurna si è ritrovato con il torace sfondato.
Lesioni tali da portarlo alla morte un paio d’ore dopo, mentre già si trovava nel Pronto soccorso del nosocomio cittadino.
Della faccenda se ne sta occupando la magistratura, dopo un’ispezione dei carabinieri di Sabbio Chiese e dei tecnici dello Psal.

Sembra che per la giornata di giovedì la salma dello sfortunato operaio avrà la possibilità di raggiungere la terra natia.
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