Se l'impresa va a Bruxelles
di Redazione

L'intervento di Benedetta Bergomi, vice presidente Piccola Industria Confindustria Brescia, in merito a un viaggio della delegagazione di Confindustria presso le istituzioni europee e del rapporto delle PMI con l'Europa



Trenta dossier attualmente in lavorazione: tematiche di vario genere, tutte utili alle imprese. Vengono discusse, migliorate e quindi partono nel loro iter verso l'approvazione finale. Gli scorsi 6 e 7 dicembre, insieme a una delegazione di colleghi imprenditori, ho avuto il piacere di comprendere cosa davvero significhi l'Europa per le imprese. E quali possibilità essa offra.

L'occasione è stata una visita informativa a Bruxelles, organizzata dalla Piccola Industria nazionale di Confindustria alla delegazione di Confindustria presso l'UE, nella capitale belga, e quindi alla Commissione Europea. Due giorni di incontri, sforzi e confronti per renderci conto, sempre di più, che l'Europa è davvero casa nostra. E, per corollario, il nostro futuro.

Come unica rappresentante per la provincia di Brescia, ho avuto il delicato compito di rappresentare le istanze di un territorio vasto ed eterogeneo per struttura produttiva. Difficile condensare tutto in due giorni, ma dai primi passi si possono costruire i grandi progetti.

Tra i tanti spunti che ho riportato a casa con me, alcuni mi auguro possano essere utili anche per i colleghi imprenditori – soprattutto di piccole e medie realtà – interessati a comprendere quali siano i meccanismi che regolano le istituzioni continentali. E quali siano davvero le opportunità per loro.

Parto da una considerazione centrale: da Bruxelles le PMI sono viste con un occhio diverso da quello a cui siamo abituati. Vengono associate, in particolare, a un concetto di "transizione": non solo lo "scheletro" dell'economia italiana, come siamo abituati a considerarle, ma aziende che vivono in una fase di passaggio verso la (possibile) trasformazione in una grande, e che – come tali – vanno considerate.

La presenza di un presidio confindustriale a Bruxelles diventa dunque centrale, perché in grado di garantire a numerosissime piccole realtà opportunità di sistema e di crescita, oltre che una possibilità concreta di incidere nelle decisioni prese.

Matteo Borsani, direttore della Delegazione confindustriale, è stato chiaro: per l'industria sono tempi difficili. Le tematiche relative allo sviluppo d'impresa, almeno sino al 2024, sono state messe in secondo piano dall'Europa rispetto a quelle relative a clima, salute e attenzione ai consumatori.

E allora, a maggior ragione in tale contesto, due sono i concetti che vorrei trasmettere a chi legge: la necessità di sinergie, di costruire alleanze e far percepire e condividere le problematiche con tutti – anche attraverso bilaterali e trilaterali, scendendo se necessario anche a compromessi –, e il timing. Arrivare prima nella redazione di progetti è costoso, ma essenziale. Un motivo in più per invitare tutti i colleghi imprenditori a sfruttare l'ufficio confindustriale di Bruxelles, a chiedere informazioni e a fare squadra.

Dobbiamo recuperare diversi gap. Ne cito uno, emerso in modo diretto nella visita alla Commissione Europea: i ritardi dei pagamenti in Italia. Una situazione critica, con cui ci confrontiamo quotidianamente, che toglie liquidità alle aziende, le quali potrebbero rinvestire i fondi in entrata in occupazione e nuove assunzioni.

È il momento di agire. Di recuperare terreno e di costruire su nuove ambizioni. Colleghi imprenditori: l'Europa c'è. E può aiutarci.

Benedetta Bergomi, vice presidente Piccola Industria Confindustria Brescia

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