Le cose perdute
di Maestro John

Seguendo il filo della memoria, cerco cose e tradizioni di quando ero bambino e che sono cambiate nel tempo. Infine alcuni eventi, un compleanno e vari onomastici “speciali”


Chi è nato intorno al 1952, ha avuto la fortuna di vivere il tempo della ricostruzione: la gente si lasciava alle spalle gli anni bui della guerra e del fascismo, aveva la speranza di un futuro migliore. Nel cassetto dei ricordi cerco quello che non c’è più. Sembra preistoria… 

A scuola le classi erano formate solo da maschi o da femmine. Un solo maestro insegnava tutte le materie. Se qualcuno chiacchierava, il maestro lo chiamava alla cattedra e gli dava una bacchettata sulle gambe pre-jeans, cioè nude: ma questo non era un problema, era assolutamente normale.

Tutti i giorni c’era la Messa prima della scuola e la preghiera in classe. Due soli libri nella cartella, il sussidiario e il libro di lettura. Due quaderni: a righe e a quadretti. Nessun colloquio con i genitori. A scuola alcuni venivano bocciati, senza particolari traumi. A scuola, vicina o lontana che fosse, si andava da soli.

Di macchine ne passavano pochissime
, alcune avevano la freccia a bacchetta che sporgeva dall’abitacolo. Il dottor Rossini guidava una Lancia Appia, i miei avevano una Fiat Multipla per il trasporto delle scarpe. Le auto avevano i deflettori, si aprivano parzialmente ed entrava un soffio d’aria rinfrescante. Non c’erano le cinture, su alcune auto se si svoltava si metteva fuori la mano dal finestrino.

C’era l’oratorio maschile e quello femminile. Bevevamo l’acqua del rubinetto, spesso attaccandoci al bocaröl. Uscivamo a giocare con l’unico obbligo di rientrare prima del tramonto. I nostri genitori non sapevano esattamente dove fossimo, ma sapevano che non eravamo in pericolo. Si usciva di casa, si andava fino a casa dell’amico, e lui era lì che ci aspettava e correvamo a giocare. Noi bambini con niente eravamo sempre occupatissimi.

Mangiavamo pane burro e marmellata, merende piene di grassi, zabaglioni micidiali, ma misteriosamente non ingrassavamo di un etto. Non c’era l’acqua minerale, c’era l’Idrolitina, l’acqua con le polverine chiamata “acqua di Viscì”. Appena messa la bustina, bisognava chiudere velocemente il tappo automatico, altrimenti usciva buona parte del liquido effervescente; noi bambini dicevamo che l’acqua “pizzicava”.

All’oratorio condividevamo una bibita in quattro bevendo dalla stessa bottiglia. Si andava in giro con le braghe corte fino a 11 anni, io fino alle magistrali. Le Messe, i vespri e tutte le funzioni erano in latino e il sacerdote era girato di spalle. La mescolanza di dialetto e latino era micidiale. Alcune donne al “Tantum ergo” cantavano “Canta il merlo nel frumento, e el fa cirulcirulììì”, altre cantavano “Oh bambino pieno di vino, ahi quanto mi costò l’averti amato.” Si scrivevano tante cartoline. Andavo alla colonia di Livemmo (ah le mitiche polpette!) e al mare a Igea Marina.

A casa, prima di partire, scrivevo sulle gialle cartoline postali: “Cara mamma, io sto bene, mangio molto”, c’era già il francobollo, così non si perdeva tempo. C’era il vestito da indossare tutti i giorni e il vestito della festa. Nelle famiglie numerose le scarpe e i vestiti passavano in eredità dai grandi ai mezzani ai piccoli. Nei locali si fumava a tutto spiano, c’era la nebbia. Per il meteo si guardava il cielo.

Quando passava un carro, le donne scendevano in strada con paletta e recipiente per raccogliere le deiezioni solide del cavallo, ottime per i gerani.

La televisione in bianconero
era di pochi fortunati, si poteva vedere al bar delle Acli e all’oratorio. Al catechismo ti insegnavano che, oltre al Paradiso e all’Inferno, c’erano il Purgatorio e il Limbo per i bambini non battezzati.

Adesso non so
come sia l’attuale teologia: recito ancora il rosario in latino e al “nuovo” Padre nostro a volte sbaglio. Se frequentavi assiduamente il catechismo ti davano i bollini e avevi l’ingresso al cine gratis.

La sera
andavo con mia mamma a vedere film come “Marcellino pane e vino”. Spesso c’era la zia con il mio amico Giordano: lui si addormentava beato, tra le sparatorie di John Wayne.

C’era il treno,
e quando si andava al cimitero per un funerale si dovevano attendere le sbarre alzate. Quando veniva chiuso il canale Naviglio per essere pulito, rimanevano solo pozzanghere e allora tante persone andavano alla ricerca delle bòse musignűne. Molti ragazzi facevano gare di tuffi, tra grida e risate. Il fiume Chiese era come un mare. I ragazzi come acrobati si tuffavano dal ponte.

C’era “el Sargiulì”
(a Quanello) per imparare a nuotare e la “Sargëla” (da via Tebaldina alla centrale) per gli esperti nuotatori. Negli uffici si usavano le macchine da scrivere con la carta carbone. La DC vinceva sempre le elezioni: c’era qualche socialista, qualche missino e qualche comunista. Poi tutti andavano a mangiare pane e salamina e a ballare nei festival dell’Unità, dell’Avanti e dell’Amicizia.

Nessun supermercato,
ma tante botteghe. Solo nella Via Quarena c’erano, da un lato: il Braga caccia-pesca, un calzolaio, la Saöla, la Rizza (il latte si versava in una bottiglia di vetro), gli idraulici Ismaele Giacobinelli detto Gipù ed il figlio, la Ranesi frutta e verdura, le Vitton Mea e oltre il Circolo Combattenti la Daniela Chiodi che vendeva le pentole. Sull’altro lato della strada: l’Albergo Braga, il barbiere Torri, il centralino del telefono, un calzolaio (nonno del Ferruccio), le pitture del signor Lazzarini, la forneria delle sorelle Zilioli chiamate le Molenerine, sale e tabacchi Brighenti, il bar Chiarini e il negozio di scarpe del mio caro papà.

Dopo le avviamento o le medie tanti trovavano lavoro e andavano a piedi o in bici nelle fabbriche: Lanificio, Cotonificio, Manenti-Mobili, sàatine, fornace Ferretti, Distilleria De Luca, De Angeli Frua, Falck… C’era il servizio militare: quindici mesi di naja, che a quel tempo era obbligatoria. Non c’era il servizio civile.

Si andava alle festine fatte in casa
e si ballavano i “lenti” con le musiche del giradischi (ma io stavo a casa a leggere “Il Vittorioso”). E siccome c’era una gran fame di musica, avevamo il mangianastri e il mangiadischi. All’oratorio e alle Acli c’era il juke-box: 1 canzone 50 lire, 3 canzoni 100 lire.

C’era la Polaroid
e aspettavi che si vedesse la foto. Si andava in cabina a telefonare con il gettone. I miei avevano il telefono in negozio, ma penso di averlo usato una volta sola per pochi secondi: la telefonata costa! Leggevo che i giovani volevano fare l’amore, non la guerra. Io aspettavo che qualche ragazza fosse della stessa idea, ma all’oratorio maschile era difficile… C’erano molti preti e suore (anche in ospedale).

Tanti partivano per le missioni.
C’era timor di Dio, le particole delle comunioni non erano mai abbastanza e le processioni erano vissute da tutto il paese. L’estate la gente si sedeva accanto alla strada, a prendere il fresco ed a chiacchierare. Quasi tutti parlavano in dialetto, chi come me parlava in italiano veniva guardato con sospetto.

Dimenticavo:
a quei tempi l’Italia giocava ai mondiali…sigh! Ci sarebbero tante altre cose da ricordare. Nessuna nostalgia del passato, per carità. Quando siamo stati felici? C’è un momento che vorreste fermare, un attimo della vita in cui vorreste tornare? Tanti dicono: «Turneress pië endré. Perché doeress riviver töt, töte le difficoltà».

Forse hanno ragione
. Ma dentro di me penso: da bambini eravamo felici senza saperlo!

Alcuni eventi:

*oggi, domenica, dalle 14 a Pertica Alta Mercatini di Natale per la festa patronale di S. Andrea con bancarelle prodotti tipici e di artigianato, caldarroste, panettone, bevande calde, animazione per i più piccoli e zampognari

* sempre oggi a Vobarno, nel Parco Della Salute Fondazione Irene Rubini Falck, Villaggio di Natale, mercatini con prodotti artigianali, laboratori creativi per i più piccoli e stand gastronomici con polenta e spiedo

* nella sala del MAVS ultimo giorno della mostra “Arte in Famiglia. Colori e Stoffe” con le creazioni di Daniela Zucchetti e i dipinti della sorella Sandra

* a Villanuova pomeriggi Danzanti al Circolo ACLI

* martedì mattina a Muscoline intitolazione della Scuola primaria al grande maestro Mario Lodi, nel centenario della nascita, nel pomeriggio scuola aperta alle famiglie e alla comunità

* martedì mattina alle Acli di Villanuova corso di potenziamento della memoria

* martedì al Teatro di Sopraponte serata informativa sulla “tariffa puntuale”, sistema di misurazione del rifiuto residuo indifferenziato prodotto

* giovedì 1 dicembre al Salone di Gavardo serata informativa sulla “tariffa puntuale”, sistema di misurazione del rifiuto residuo indifferenziato prodotto

* venerdì 2 al Centro Sociale di Gavardo Mariangela conduce il Laboratorio di Burraco * nei ristoranti di Serle tutti i venerdì cena per la rassegna “Profumo di spiedo”

* sabato 3 ore 17.30 al Museo (MAVS) “Il bosco e il sacro”, libro a cura di Marco Baioni, Raffaella Poggiani Keller e Serena Solaro

* domenica 4 al Museo ore 15 e ore 16.30 Medioevo e il Natale, MAVS-for-kids attività didattica per le famiglie

Venerdì 2 dicembre compie 92 anni la signora Osanna, mamma della mia bella e simpatica amica Irma Forlani Gorni. Lavorò per molti anni nella cucina delle Acli, la sera, aiutando i genitori dopo il lavoro al Lanificio. Auguri, signora Osanna!

Il 30 novembre è Sant’Andrea: buon onomastico a mio figlio, luce dei miei stanchi occhi. E auguri al mio grande amico Deni, ad Andrea Bertini di Idro, ad Andrea Pasini ed al simpatico maestro Andrea Barbieri.

Auguri e complimenti
ad Andrea Franzoni di Villanuova, che ha appena compiuto un viaggio straordinario per ricordare il caro, mitico nonno Aldo Arrighi, pedalando negli USA per 3.500 km per toccare i campi di prigionia del nonno, prigioniero in Nordafrica. Grande Andrea, degno nipote del mitico nonno!

E auguri in cielo a due persone care
, mio cognato Andrea Avanzi e don Andrea Persavalli (che ricorderemo domenica 26 febbraio ore 16.30 al Teatro Salone, segnatevelo!)

Ci sentiamo la settimana prossima, a Dio piacendo.

W il Chiese!


Nelle foto: 1) La classe maschile del ‘52 alle Medie (con il Prof. Paci ed il Preside Aimo) ; 2) La classe femminile del ’52 (con la prof.ssa Laura Gizzi Montini, cugina di Paolo VI) ; 3) Il mio coscritto Giordano Franceschi; 4) Il caro don Andrea Persavalli con l’amico Antonio Abastanotti.
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