L'anelito di libertà dell'umanità
di Caterina Melzani

Nell’intervento della studentessa dell’Istituto Perlasca di Idro il filo diretto fra la lotta che un tempo animava i Ribelli per amore e che oggi spinge alla ribellione le donne in Iran

Riportiamo integralmente l'intervento della rappresentate degli studenti dell'Istituto Giacomo Perlasca di Idro, Caterina Melzani, alla commemorazione in ricordo dei partigiani caduti delle Fiamme Verdi a Barbaine di Livemmo.

Buongiorno a tutti! Io sono Caterina e frequento la quarta amministrazione finanza e marketing dell'Istituto Perlasca di Idro .Oggi mi sento molto onorata di essere qui fra voi in qualità di rappresentante della mia scuola che porta il nome del Fondatore delle Fiamme Verdi.  In questo momento desidero condividere con voi le mie modeste riflessioni che, seppur timide, provengono dal cuore.

Durante le lezioni, gli insegnanti ci parlano spesso di questa commemorazione  ma solo oggi ne posso comprendere il significato profondo. Infatti, attorniata da questi cippi, colmi di significato, capisco quanto sia doveroso ricordare le persone che si sono battute contro il regime totalitario. Mi trovo a rievocare le gesta eroiche di uomini che ci hanno preceduto, donandoci libertà di parola e pensiero, libertà per nulla scontate.

Se oggi possiamo manifestare le nostre idee in modo pacifico, è grazie a loro. Nel particolare contesto storico della Resistenza non solo gli uomini,  ma anche le donne hanno volontariamente offerto il loro sostegno, contribuendo in modo significativo alla lotta contro la dittatura. Per fare un esempio, basti pensare al loro decisivo supporto, efficace, ma alquanto pericoloso, nello comunicazione delle  informazioni. Da giovane donna quale sono, mi sento affascinata dall’universo femminile capace di far sentire la propria voce.

L’8 marzo di quest’anno, in occasione della Giornata internazionale della donna, sfogliando un quotidiano locale,  mi ha colpito una riflessione della prof.ssa Daria Gabusi  in onore di Laura Bianchini, partigiana ed autrice di molti articoli del Ribelle e poi “Madre Costituente”. Donna coraggiosa, per certi versi audace e lungimirante, capace di guardare con lucidità al futuro. Credo sia una delle migliori figure femminili del Novecento da prendere ad esempio per valore e coraggio. Mi sono rimaste molto impresse alcune parole  scritte di suo pugno che meritano di essere lette: “…..Che cosa chiediamo alla lotta che sosteniamo, alla guerra che combattiamo?.....Noi alla nostra guerra chiediamo dei beni: la libertà per tutti sotto la tutela di giuste leggi. Per questo possiamo combattere e morire, uccidere e farci uccidere senza odio e senza violenza, ma solo per un indomito e santificato amore. Perché se l’odio distrugge, l’amore edifica….”. Sempre….

Se guardo ai giorni nostri, vedo molte altre donne armate di coraggio e pronte e pronte ad affrontare le ingiustizie. Devo riconoscere che sono fortemente turbata dagli avvenimenti che in questi giorni si stanno verificando in Iran. Mahsa Amini, una  donna di soli 22 anni, è deceduta il 16 settembre, in seguito alle percosse subite dagli agenti perché indossava il copricapo islamico in modo inappropriato. E’ possibile che una ciocca di capelli, sfuggita al velo, possa portare ad un epilogo così straziante? A livello internazionale, sono state immediate e comprensibili le proteste successive all'omicidio della giovane.

Cercando in Rete, da alcuni dati, purtroppo non recentissimi ma di un anno fa, si evince che la popolazione iraniana è costituita da 85 milioni di individui, di cui circa 42 milioni donne accomunate da un'unica caratteristica: il velo e il dress-code che si portano dietro. Quasi la metà di un intero popolo è obbligata al velo dalle norme immaginate nel 1979  dall’allora capo spirituale e politico,  Khomeini, che le aveva trasformate in legge nel 1983.

Bisogna sottolineare, però, che le norme, tuttavia, da sole non uccidono. Chi invece è deputato a farle rispettare, sì,  purtroppo, può farlo.   In tutta onestà, penso sia eticamente doveroso sostenere in tutto il mondo le donne che protestano, togliendosi il velo e tagliandosi i capelli.  Come si vede da immagini e filmati sui vari social, alle donne che protestano si sono affiancati anche gli uomini, i quali stanno dimostrando fermamente che non lottano "per le donne in uno slancio cavalleresco, ma "insieme" alle donne in uno slancio civile. A me sorge legittima una domanda. Tutti insieme, riusciranno a mettere in discussione il regime, morale e non solo, vigente in Iran?

Ora, come posso non citare Alessia Piperno, la ragazza romana che durante il suo soggiorno a Teheran ha sposato la causa di Amina, appoggiandola con convinzione e per questo motivo è stata rinchiusa in carcere? Se ci penso, mi si accappona la pelle e spero che Alessia venga liberata quanto prima poiché non ha fatto nulla di male.

Purtroppo, in alcuni paesi del mondo il regime totalitario è ancora presente e non porta altro che conseguenze deleterie a piccolo e lungo raggio. Certi Stati s’impongono con la violenza su altri, cercando di ingabbiarli secondo un disegno egemonico privo di scrupoli. Vediamo ogni giorno cosa succede poco distante da noi. Le azioni violente ed incalzanti della Russia nei confronti dell'Ucraina stanno destando da parecchi mesi fortissima preoccupazione oltre che una sgomenta indignazione generale. Sembra di rivedere un conflitto  che ci porta indietro nel tempo, un passato che nessuno vorrebbe rivivere e che, invece, avrebbe dovuto insegnarci qualcosa. Una parte considerevole del popolo Ucraino si trova costretto a fuggire dal luogo natale nella speranza di un futuro sereno e meno offuscato.

Tornando al contesto iniziale, mi sono chiesta come mai i partigiani hanno deciso di partecipare alla battaglia contro il regime dittatoriale.  Io, Caterina, cosa avrei fatto se mi fossi ritrovata nella loro medesima situazione? Sicuramente sarei stata molto scossa dai fatti raccapriccianti che si verificavano ma, cercando di incoraggiare il mio carattere schivo, li avrei appoggiati a 360 gradi.

Noi giovani, se non vogliamo  solo sognare ma vedere anche concretizzato un futuro migliore, abbiamo il dovere di comprendere e diffondere il messaggio che ci hanno trasmesso le persone che siamo qui a celebrare. Ci hanno insegnato che è importante  distinguerci, manifestando le nostre idee senza alcun timore, appellandoci sempre ai principi di  onestà, umiltà e rispetto verso il prossimo.

Nonostante i se e i ma, dobbiamo crederci, come quei ragazzi che tanto tempo fa hanno deciso di combattere, mostrando i loro ideali e pagando spesso con la propria vita.
Solo in questo modo continueremo a tenere viva la loro memoria.

Concludo il mio discorso, ringraziando tutti voi qui presenti, gli organizzatori di questa commemorazione e la mia scuola che ogni anno regala a noi studenti l'occasione di riflettere sulla libertà e sul suo immenso valore.

Viva gli uomini di ieri, ribelli per amore e gli uomini e le donne di oggi che hanno il coraggio di far sentire energicamente la propria voce, combattendo per la giustizia e i grandi ideali.

Viva la Libertà

Caterina Melzani   
4AA  Istituto Perlasca di Idro                                                                       


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