Obbligo di silenzio
di Davide Lancellotti

Il diritto di parola, una tra le più grandi conquiste dell'umanità: è sempre in ogni caso una conquista?


Sin dall'antichità le persone hanno sempre avuto paura di esprimere la propria opinione, specialmente quando essa andava contro la volontà di qualcuno con una posizione sociale superiore alla propria.
Chi provava a contraddire i sovrani spesso non faceva una bella fine: la parola di un Re è legge e nessuno contraddice la legge.

L'avvento della democrazia, delle rivoluzioni del popolo, della stagione del pensiero “illuminato”, hanno però portato un profondo cambiamento nella società dell'epoca. Fu proprio in questo periodo che nacquero molti dei nostri diritti dei quali tutt'oggi godiamo; dobbiamo ringraziare (a malincuore) i francesi se hanno inventato la Carta dei Diritti dell’uomo.

Certo, è anche vero che molti di questi diritti vennero poi applicati solo a un ristretto gruppo di persone, mentre molti altri vennero esclusi (basti pensare agli africani sfruttati nei campi americani, oppure agli indiani impegnati nelle fattorie britanniche in India).
Ciò, però, non esclude che questo cambiamento fosse già in atto: una piccola farfalla che avrebbe generato uno tsunami solo qualche secolo dopo.

Le grandi guerre, la lotta al terrorismo
la diffusione della democrazia hanno reso tutto questo insieme di diritti un qualcosa di concreto e quasi tangibile per tutto il resto del mondo.
Solo il voto alle donne è una pietra miliare di questa scala evolutiva messa in moto nel 1789, ma anche la possibilità di poter esprimere la propria opinione liberamente (ovviamente senza ledere la libertà altrui) è la più grande di queste conquiste.

La propria opinione, espressa liberamente: quale libertà più grande di questa potrebbe mai esistere? Non credo vi sia una risposta.
Oggi questa libertà è però stata ridotta, fino quasi a sparire del tutto in molti contesti.

L'era dell'informazione, l'era del “attento a ciò che dici poiché qualche gruppo attivista potrebbe rimanerci male”, l'era del “politically correct”.
Quando un diritto diventa una libertà assoluta, qualcuno ne verrà colpito.
La libertà di parola ora è diventata un obbligo di silenzio.
Non sto parlando di espressioni dirette di odio (sia chiaro che riguardo ad esse chi scrive è totalmente contrario), ma sto parlando di semplici opinioni.

Ora qualsiasi frase detta in pubblico viene decontestualizzata
, fatta a pezzi e macellata fino a stravolgerne il senso iniziale, tutto perché si ha la necessità di dover “difendere” qualche gruppo o qualche minoranza che in realtà spesso nemmeno si sentono presi in causa.
Sono proprio invece alcuni individui delle maggioranze che si sentono di dover difendere le minoranze su qualsiasi cosa venga detta, senza nemmeno rendersi conto che spesso alcune parole non hanno volontà di cattiveria, ma restano solo opinioni.

Ed è così che il diritto alla parola diventa quasi un obbligo di silenzio, poiché qualsiasi cosa dirai verrà presa e stravolta per poter essere usata contro di te senza che tu possa nemmeno difenderti.
Il tuo diritto diventa un obbligo, che si trasforma spesso in odio.

Le minoranze vanno sì difese, ma bisogna stabilire una linea dove quello che si dice può essere preso solo come parole senza altri sotto-sensi.

Seguendo questo trend,
un giorno il diritto di parola diventerà solo un obbligo di starsene zitti ed in silenzio poiché solo le minoranze potranno parlare.
Non avremo più un mondo giusto governato da regole giuste, ma piuttosto un mondo senza quei diritti fondamentali per i quali i nostri padri fondatori hanno lottato e sono morti.

Davide Lancellotti

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