San Romedio patrimonio dell'umanità
di Gianpaolo Capelli

Il santuario di san Romedio potrebbe diventare patrimonio UNESCO: iniziato l'iter per il riconoscimento
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I miei ricordi
riguardo al santuario di san Romedio in Val di Non, risalgono al 1960, quando con la gita scolastica del collegio, ad inizio maggio, partimmo da Trento per la volta della Val di Non, con tappa a San Zeno.
 
Dopo aver visitato la bella basilica dei SS. martiri di san Zeno, dedicata ai Martiri Sisinio, Martirio e Alessandro, a piedi scendendo tra i meleti in fiore fino al vecchio mulino, abbiamo percorso la strada bianca di allora che porta all'Eremo di San Romedio, pregando davanti alle stazioni della Via Crucis che accompagnano il percorso.
 
La dicitura “eremo” calza a pennello per il santuario di san Romedio: il suo significato è luogo solitario, dove una o più persone si ritirano a far vita religiosa, ovvero quella degli eremiti. Ecco brevemente la storia di san Romedio con le leggende che accompagnano la figura del santo.
 
Romedio, a cui sono legate numerose leggende, apparteneva a una ricca famiglia della prima nobiltà bavarese- tirolese, era signore del castello di Thaur, vicino ad Innsbruck, e padrone di ricche saline nella valle dell'Inn, avendo così molti uomini al suo servizio.
 
Nel corso di un pellegrinaggio a Roma, decise di ritirarsi ad una vita di penitenza, per tanto, donò tutti i suoi averi e possedimenti alla Chiesa, e scelse di appartarsi in un luogo isolato per dedicare la sua vita a Dio. Visse in completa austerità, pregando immerso nella natura ed abitando nella grotta, dove ora sorge il Santuario di San Romedio.
 
L'immaginario popolare racconta san Romedio attraverso due principali leggende raccolte all'interno del genere letterario dei "fioretti" ed entrambe sono ambientate nell'ultimo periodo della vita del santo.
 
La prima, più nota, si rifà ad un particolare episodio della vita di san Romedio, il quale trovatosi a dover fronteggiare un orso: Romedio, voleva recarsi a Trento per un ultimo saluto al suo vescovo Vigilio, chiese allora ad un suo discepolo, Davide, di sellare il cavallo, ma invece di obbedire, il discepolo tornò da Romedio terrorizzato, infatti, racconto che v’era un orso che stava sbranando il cavallo.
 
Nonostante la notizia, il vecchio eremita non si scompose, ma al contrario, disse di mettere le briglia all'orso. Davide si fidò, tanto che vide l'orso piegare il capo ed abbassarsi per farsi mettere sella e briglie. Il santo poté così raggiungere Trento a cavallo dell'orso.
 
Ricordando questo episodio, nel 1958 il senatore conte G. G. Gallarati Scotti, membro d'onore del comitato di fondazione del WWF in Italia, comprò Charlie, un orso destinato a morire perché la sua pelle fosse venduta, e lo donò al santuario di San Romedio. Oggi, infatti, la provincia autonoma di Trento, tutela gli ultimi orsi bruni delle Alpi nel gruppo del Parco dell'Adamello-Brenta, tanto che accanto al santuario si prende cura di orsi nati in cattività a Trento, con l’idea che in un domani, qualora ve ne fosse bisogno, essi possano essere utili per evitare la scomparsa dei pochi esemplari rimasti liberi nel bosco.
 
La seconda leggenda, narra proprio dell'ultimo incontro tra Romedio e Vigilio. Romedio congedandosi dall'amico Vigilio, gli dice che quando sentirà suonare la campanella della sua Chiesa saprà che sarà l’avvertimento per la sua dipartita. Così avvenne, tanto che Vigilio, al suono della campanella, si raccolse in preghiera con tutta la città di Trento per la morte del santo.
 
Il santuario di san Romedio sorge su uno sperone di roccia alto 70 metri, sulla cima del quale, da alcuni secoli, restano aggrappate cinque chiesette collegate da 131 gradini.
 
Per chi non conosce il luogo, va ricordato, che ci sono ben quattro passeggiate alla portata di tutti, bambini compresi e fanno respirare l'atmosfera positiva del santuario di san Romedio.
 
ll sentiero nella roccia è un “must” per chi si trova in zona! Esso, ricalca un antico canale irriguo scavato nella roccia a fine '800 e oggi messo in sicurezza con possenti parapetti in legno. È pianeggiante per natura e quindi adatto a tutti. Si riesce a percorrerlo anche con il passeggino e in soli 45 minuti si arriva al Santuario.
 
La new entry nella grande famiglia dei "Lezi" della Val di Non, gli antichi canali irrigui convertiti in piacevoli passeggiate in piano. Vantano inoltre di una prospettiva completamente nuova sul famoso Santuario! Inoltre, un'escursione ad anello molto varia è quella che collega tra loro il centro di Coredo, i laghetti di Tavon e Coredo, il Santuario di san Romedio e la pineta di Coredo.
Poi c'è la discesa da Don a san Romedio
 
Questo sentiero è sicuramente il più suggestivo per raggiungere a piedi il Santuario di san Romedio, anche perché, ripercorre le antiche vie di pellegrinaggio dei viandanti diretti al famoso luogo di culto.
 
Ogni 15 gennaio in Val di Non c'è la festa di san Romedio, un appuntamento da non perdere che ogni anno, in pieno inverno, anima il santuario a cui i Nonesi sono così affezionati.
La giornata di festa di san Romedio è un momento speciale da vivere in un modo unico:
Dopo aver partecipato ad una delle tante messe, la festa prevede anche un momento conviviale con pranzo a base di trippa: buona e fumante.
 
La gestione del santuario è stata sempre affidata ai frati, una volta numerosi, ora, uno solo.
 
Notizia recente, il santuario di san Romedio potrebbe diventare patrimonio UNESCO.
L'apertura dell'iter della candidatura è stata ufficializzata dal vicepresidente della provincia di Trento Mario Tonina, che ha illustrato la complessa procedura che potrebbe portare, entro il 2023, all'esame della candidatura da parte del Comitato del Patrimonio Mondiale Unesco, il quale potrebbe focalizzarsi sull' eccezionalità del “passaggio culturale”, considerato come l'insieme dei valori religioso-spirituali e paesaggistico- storici del sito.
 
Una visita, con la famiglia, al santuario non vi deluderà.

 
 
Nel video allegato con le foto di Renzo Mazzola e di Alessandro Zontini Panina, che recentemente hanno visitato il santuario di san Romedio. La colonna sonora dell'inno a san Romedio è cantata dal coro parrocchiale di Tassullo, Val di Non.
 
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