L'anatra e il coniglio
di Leretico

La guerra in Ucraina dura ormai da molte settimane e dopo un primo attimo di sbandamento, l’Europa, per la prima volta dopo molto tempo, con determinazione e unità, ha agito contro l’invasore


Tuttavia, la felicità per aver ritrovato finalmente una linea d’azione comune è finita molto presto. I problemi sono ritornati quando si è dovuto decidere sull’embargo totale del gas russo. I governi hanno tentennato, perché la guerra si dimentica presto mentre il ricordo del freddo nelle case degli europei può giungere fino alla cabina elettorale.

Il 24 febbraio la pace in Europa è finita, ha lasciato spazio alla guerra, a tutti i suoi orrori e sofferenze. Perché la pace ritorni, gli scenari disponibili sono essenzialmente e alternativamente due: il primo consta della completa distruzione e sconfitta dell’Ucraina, il secondo prevede il raggiungimento di un’equipotenza sul terreno tale da poter scoraggiare la continuazione delle ostilità da parte dell’aggressore.
Poiché l’Occidente nel caso dell’Ucraina vuole ottenere il secondo scenario, l’iniziativa di aiutare concretamente la democrazia ucraina non poteva fermarsi alle solenni dichiarazioni di principio, come avvenne a suo tempo con la Siria, ma doveva spingersi verso l’ausilio diretto fino all’invio di armi per la difesa.

E qui, ahinoi, sono cominciati i primi mal di pancia, i distinguo, le obiezioni, le posizioni ambigue, e si è venuto a creare un paradosso, un cortocircuito mai visto prima, ossia la convergenza di opinioni filorusse sia tra i nostalgici del fascismo che tra quelli del comunismo, ritrovatisi fratelli “putiniani” uniti.
Questa aberrazione ideologica, tuttavia, non è strana conoscendo il modo di pensare dei russi, pronti a finanziare chiunque manifesti dissenso contro il nemico occidentale.

Un altro elemento su cui veramente riflettere, per la sua caratteristica inquietante da un lato e per la velocità con cui ha preso piede dall’altro, è l’idea che l’invasione russa dell’Ucraina in qualche modo sia responsabilità della NATO. Peccato che questa idea corrisponda esattamente alle parole di Putin pronunciate nel suo discorso del 24 febbraio scorso che annunciava l’”operazione speciale” in Ucraina.

La corrispondenza nelle parole e la diffusione immediata di quest’idea fa intuire che, per ottenere questo risultato, è stato sicuramente attivato un meccanismo nascosto che ha lavorato per i russi e ha prodotto uno schema preciso, indotto.
Come un disegno che magicamente compare unendo vari punti sparsi su un foglio bianco di ignoranza, ecco che numerosi eventi accaduti negli ultimi anni fanno emergere appunto uno schema, una strategia.

Ma c’è un’ulteriore difficoltà in questo caso, un’ambiguità che ad arte è stata creata intorno a questo schema.
Una volta che il disegno è comparso, è stato come essere di fronte alla famosa rappresentazione dell’“anatra-coniglio” di Wittgenstein. La prima cosa che si riconosce quando si guarda l’immagine scelta dal grande filosofo austriaco è un’anatra, ma, se si cambia leggermente punto di vista, ecco che il becco dell’anatra si trasforma in un paio di orecchie e compare il coniglio.

Mettiamo allora in fila alcuni elementi e vedremo come in prima analisi appaia l’anatra e poi invece il coniglio.

In Estonia fra il 26 e il 29 aprile 2007 ci furono violenze per le strade della capitale Tallin, a causa dello spostamento nel cimitero della città della statua di bronzo del soldato dell’Armata Rossa, simbolo della vittoria dei russi contro i nazisti, imposta agli estoni durante il dominio sovietico ma odiata dai nazionalisti locali che, dopo l’indipendenza delle repubbliche baltiche, ne chiesero l’abbattimento.

Il Cremlino era contrario e minacciò ritorsioni se lo spostamento fosse stato realizzato, ritorsioni che puntualmente si manifestarono non solo con le violenze di cui sopra, ma anche con il blocco informatico dell’intero paese. Niente più transazioni bancarie, niente più lettura dei giornali online, né delle cartelle cliniche negli ospedali.
L’accesso alla rete fu impossibile almeno fino al 15 maggio successivo. Un disastro, con centinaia di feriti e arrestatati e un paese bloccato. La Russia aveva avuto la sua vendetta, ma anche la possibilità di mettere alla prova le sue attrezzature e le sue tattiche di guerra informatica.
Si legga in merito alla questione il bel testo di Marta Federica Ottaviani nel suo “Brigate russe – La guerra occulta del Cremlino tra troll e hacker” (2022).

In Finlandia nel 2016 la giornalista Jessikka Aro realizzò un’inchiesta sull’intervento organizzato di “troll” russi sui social e sui forum online del suo paese.
I russi, indispettiti, organizzarono contro di lei un attacco pesantissimo mettendo in dubbio la sua salute mentale, facendo circolare notizie false sulla sua dipendenza da alcool e droghe. Forse la Aro aveva colto nel segno e c’era bisogno di neutralizzarla (Ottaviani 2022).

Nel 2020 una serie di ospedali negli Stati Uniti fu attaccata da hackers russi in New Jersey, Georgia, Florida, Massachussets, Texas e Arkansas. Gli effetti furono devastanti e molti pazienti, a causa dei disservizi generati nella rete informatica di quei nosocomi, persero la vita.

Tra il 2016 e il 2017 un gruppo di hackers ucraini chiamato “Cyber Alliance” scoprì circa 4000 email tra le quali 1400 provenienti o ricevute da una certa Alla Aleksandrovska, leader del partito comunista di Kharkiv indirizzate a Inal Ardizba, braccio destro di Surkov, a capo delle operazioni di guerra informatica (infowar) del Cremlino.
Da queste email si evinse come Alla Aleksandrovska fosse pagata da Mosca per incoraggiare atti di separatismo nella regione di Kharkiv e in generale quali misure si dovessero prendere per destabilizzare la democrazia in Ucraina.

Appena dopo la rivoluzione di Maidan del 2014 iniziarono le operazioni militari russe nel Donbass per alimentare le azioni separatiste. Le attività segrete, o quasi, furono supportate anche dal Patriarca Kirill che nel frattempo aveva organizzato una serie di concerti nel paese per confermare l’unità e indivisibilità della “Santa Russia”.

A tutto questo si unì lo sforzo di disinformazione introdotta dall’esercito di troll russi per confondere le acque e spingere soprattutto l’opinione pubblica internazionale a credere che le popolazioni del Donbass volessero davvero riunirsi alla madre patria russa, ma soprattutto tendevano all’obiettivo di far credere che le rivolte filoccidentali ucraine del 2013 e del 2014, sfociate nella libera protesta di piazza Maidan, fossero organizzate e finanziate dagli Stati Uniti e dall’Europa, cosa da cui la Russia non poteva che difendersi.

E questi sopra sono solo alcuni dei punti del disegno di guerra all’Occidente dichiarata dai Russi.
Nessuno mi toglie dalla testa che l’attacco al sistema informatico della sanità della Regione Lazio, avvenuto il 30 luglio del 2021, abbia la stessa origine, come anche quello accaduto ai treni italiani lo scorso 23 marzo 2022. Una guerra informatica che non si ferma mai e che mai si fermerà.

Ecco, dunque, la mia conclusione: le opinioni sulla responsabilità della NATO nell’invasione russa dell’Ucraina sono frutto di una manipolazione orchestrata dalla Russia ai danni della nostra democrazia, realizzata facendo leva sulla tradizionale frammentazione politica della società italiana, tradizionalmente orientata a chiamare in aiuto una potenza straniera pur di prevalere sull’avversario interno. I nostri valori, la nostra libertà, sono considerati debolezze dai russi e da tutte le dittature che si sono recentemente fatte avanti sulla scena mondiale. E mi riferisco non solo alla Russia ma anche alla Cina, alla Turchia e all’Iran.

Il liberalismo e la socialdemocrazia occidentali sono visti come il nemico storico da abbattere. Sta a noi saper difendere questo spazio e questo pensiero dai nuovi e dai vecchi nemici, e cominciare aiutando l’Ucraina a difendersi.
Il pericolo è molto grave, soprattutto per l’Italia, essendo stato il nostro paese una democrazia “limitata” almeno fino al 1989. La logica della guerra fredda ci ha impedito di sviluppare anticorpi abbastanza forti per respingere efficacemente le manipolazioni dell’opinione pubblica come quelle messe in campo dai russi.

Quando guardiamo quel foglio pieno di punti, non siamo in grado di riconoscere il disegno nascosto che li unisce, né l’anatra né il coniglio, e questo deve metterci particolarmente in allarme.
La guerra in Ucraina deve funzionare da campanello d’allarme, da vaccino per poter affrontare con tutti i mezzi e con tutte le forze l’attacco all’Occidente che la Russia ha da tempo preparato e ha recentemente apertamente lanciato. Spero sapremo rispondere nel modo più giusto per difendere la società aperta dai suoi nemici.

Leretico

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