Il fuoco non dà tregua
di Gianpaolo Capelli

L’aggravarsi della situazione ha costretto la sindaca di Bondone a istituire il Coc della Protezione civile. In campo uomini e mezzi
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Spesso si dice che piove sul banato: fosse vero la pioggia sarebbe benedetta e aiuterebbe tutti quelli che a Bondone combattono da una settimana contro un fuoco che non arretra, anzi ha varcato i confini della provincia di Trento, sconfinando in quella di Brescia nella vicina Valvestino.

Gli incendi, come mi spiegava il comandante dei carabinieri in pensione Stefano Scaia, nativo di Cologna, hanno tutti un responsabile o sono colposi perchè non voluti o dolosi perchè il fuoco è stato appiccato apposta, ma il danno c'è sempre.

Gli inquirenti per ora non si pronunciano, ma se è stato doloso metteranno in pratica tutte le loro forze, mezzi a disposizione, tecnologie per scoprire i responsabili.
Uno spiegamento di forze uomini e mezzi scesi in campo, eccezionali per Bondone e il suo incendio.
Ricordo ancora che è partito in località San Martino di Valle dove ci sta un bel capitel dedicato al Santo dei poveri.
Lì parte una valletta ristretta fatta apposta per incanalare il vento e alimentare il fuoco come una forgia.
Il vento alleato del fuoco sempre e costante.

Ancora questa mattina presto ho visto che il cielo di Bondone non prometteva niente di buono: il sole era oscurato da una cortina fumogena spessa.
Salendo al paese dei carbonai ho visto che era avvolto anche lui da un fumo che sfuocava le case e i contorni del paese.
Un forte odore di fumo acre simile a quello delle carbonaie dei carboner quando cuocevano il poiat, prendeva la gola.
 I monti della Cingla dove sotto si era formato l'incendio quasi invisibili avvolti dall'inferno dantesco del fuoco.

L'ordinanza del sindaco Chiara Cimarolli, con la quale ha istituito il Centro Operativo Comunale (Coc) di Protezione civile, non lascia dubbi sull’aggravarsi della situazione.

Ero in cerca delle ultime notizie da parte dei comandanti presenti sul luogo.
Mi sono fermato il località “Pua”, trovando la strada sbarrata per i Casali, Malga Alpo e Spessa.
Lì era stato parcheggiato il comando mobile dei vigili del fuoco e ho avuto la fortuna di incontrare un indaffaratissimo comandante di Storo Alessandro Giaco che parlava con cellulari,  trasmittenti  portatili sempre accese, che cicalavano da tutte le parti.
Con quello che brevemente mi ha detto e quello che ho ascoltato sono riuscito a ricostruire la situazione drammatica del momento.

Ancora ieri, come da racconto di Tullio Malcotti, che con il binocolo stava osservando l'incendio da posizione ottimale, che conosce le montagne dell'incendio perfettamente e che con alcuni amici anni fa aveva messo la croce che luccica al sole in cima alla Cingla ,ha detto che verso le 14 di ieri il fuoco aveva scavalcato la Bocca di Valle e il Buco del Gatto, sconfinando in Valvestino.

A tal proposito ho contatto prima di mezzogiorno il sindaco di Magasa Cavalier Federico Venturini che mi ha confermata l'entrata del fuoco nel suo territorio e che sono allertati tutti i vigili volontari della Valvestino che hanno piazzato contenitori di acqua a Messane e a Denai.

Si spera che il fuoco non vada avanti non arrivi a Bocca Cablone o a Tombea, dove ci sono i fiori unici al mondo.

Per ora l'incendio è nelle vicinanze dell'Alpo, provvidenziali i due vasconi di acqua dove si abbeverano le mucche d'estate, caricati dalle autobotti dei vigili del fuoco, poi con una pompa l'acqua viene portata al luogo dell'incendio.

Verso le dieci è salito a Malga Alpo il camion dei pompieri credo di Storo con un carico di contenitori di plastica quelli con la gabbia in ferro che si usano anche negli orti da 10 quintali di acqua sempre per gli interventi manuali dei vigili posti a confine del fuoco.

Per evitare disgrazie, i vigili devono lavorare tutti nella massima sicurezza.
Il comandante Giacco ha lodato i responsabili del DOS di Verona che dalla loro torre di comando coordinavano gli interventi idrici degli aviogetti.

Si stava aspettando un grosso elicottero per dar manforte a quello della Provincia di Trento.
Da lodare e ringraziare il pilota o i piloti, bravissimi, velocissimi, ogni volta caricano circa 800 litri di acqua e dal vascone al posto dell'incendio a volte scendono anche sotto i due minuti.
Continuamente, senza sosta.

In conclusione Giacco ha detto che nonostante la stanchezza i vigili lavorano incessantemente, quelli locali e quelli venuti a dar manforte da fuori su luogo sono impiegate le attrezzature migliori, senza risparmio di spesa per vincere un incendio che in pochi minuti riduce in cenere pini molto grandi.

“I par candelì che bruso”, mi sembrano candeline che bruciano all'istante,  mi dice Aurelio Cimarolli che ha osservato l'incendio di notte.

Proprio quando stavo scendendo per venire a casa, incontro Isidoro Cimarolli che ha la sua casetta con tanti animali “en Gnolo”... sui prati vicino all'incendio, ma era stato inviato ad allontanarsi dalla forestale, i prati anche lì belli e sfalciati di una volta hanno lasciato il posto ai boschi e le guardie forestali stavano preparando una diga di schiuma bianca per proteggere il suo fienile e gli altri.

Con loro avevano anche un piccolo escavatore, forse per scavare qualche protezione.
A questo punto basta previsioni, perchè quello che si dice la sera è smentito il giorno dopo.

I nostri vecchi dicevano che al fuoco e all'acqua è difficile comandare, a volte impossibile.
Che abbiano ragione?
Un ringraziamento al comandante Giacco per le nuove immagini che ha girato e concesso.

In foto:
. Bondone tra il fumo
. Comando mobile Vigili del fuoco in località"Pua" a Bondone
. il comandante Alessandro Giacco
 .il fuoco oggi pomeriggio

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