28 Febbraio 2022, 09.21
Eco del Perlasca

Immortalità per la patria

di Davide Lancellotti

Le guerre sono una tragedia, ma è in quegli attimi che nelle persone si desta il più grande atto di patriottismo che non dovrebbe mai essere richiesto, eppure accade sempre


La guerra è alla base di ogni Stato moderno, qualsiasi nazione o regno oggi presenti sono nati da conflitti oppure per evitare conflitti. L’idea che abbiamo noi oggi di democrazia non è altro che una visione nata solo dopo il 1948 basata sul processo evolutivo di potere al popolo nato ancora nell’Antica Grecia.
In ogni guerra che sia mai stata combattuta o che verrà combattuta, centinaia di milioni di uomini hanno compiuto il più grande atto che si potrebbe mai chiedere ad una persona, la più grande prova di lealtà verso un qualcosa di più grande, un qualcosa che trascende ciò che un semplice umano in guerra potrebbe mai comprendere: la Patria Natia.

Tutti nasciamo in uno Stato
- fatta eccezione per gli apolidi, ma essi rappresentano solo una piccola frazione della popolazione globale - e tutti moriamo in uno Stato.
Alla fine, l’unica certezza che ha l’umanità è la morte. La cara e vecchia Morte, sempre in attesa, mai di fretta, lei sa che tutti arriveranno nelle sue braccia e che nessuno può far nulla per sfuggirle.

“Io sono Morte, Distruttrice di Mondi
” disse Oppenheimer, uno dei vertici del Manhattan e forse il padre fondatore della Morte stessa.
Egli, come qualsiasi altro fisico, ha conosciuto il peccato.
Eppure, quella frase è stata scolpita nei cuori di molte persone. La Morte non è altro che la fine di ogni cosa, tutto nasce e tutto muore, l’unica certezza.

La guerra ha portato alle più grandi invenzioni dell’umanità
, dal più piccolo atomo al più grande razzo. L’uomo è arrivato sulla Luna grazie ai nazisti; il mondo ha conosciuto il nucleare grazie all’atomica; la colla per chiudere le ferite e il nastro isolante per proteggere le armi. La lista può continuare all’infinito, l’umanità deve alla guerra ben più di quello che vorremmo ammettere.
Da sognatore provo a vivere nello Spazio, l’ultima frontiera, ma l’unica cosa che ci porterà tra le stelle sarà la guerra, la corsa a chi otterrà le navicelle più grosse è iniziata migliaia di anni fa (ed il più grande esempio era la flotta romana, i pirati e i corsari, la Royal Navy e la Kriegsmarine) e durerà ben dopo la mia morte.

Nessuno ha parlato ancora di sacrifici
, solo di Morte e di invenzioni. La guerra è già di per sé un sacrificio? Forse, tutto sacrifica una parte di noi per un qualcosa che potrebbe farci vivere un mondo migliore.
Alcuni uomini hanno però reso la guerra la loro amica, il campo di battaglia il giardino dietro casa, il combattimento solo un riscaldamento. Il più grande esempio è Sir Adrian Carton de Wiart, ha dato davvero tutto alla guerra per la propria patria ed è stato graziato dalla morte, e con tutto intendo davvero tutto: gli spararono in faccia, caviglia, gamba, fianco, orecchio e in un occhio che perse, oltre ad aver perso anche la mano sinistra; decise pure di amputarsi alcune dita senza anestesia quando il medico di campo si rifiutò. Il suo commento sulla guerra: “Francamente mi è piaciuta”.

Questo è il tipo di sacrificio che una patria richiede, ma non tutti sono così fortunati.

La Vecchia Bugia di Wilfred che cita Orazio, “dulce et decorum est pro patria mori” (è dolce e decoroso morire per la propria patria). Il più grande sacrificio è dare la propria vita per la propria nazione.
Un inno alla guerra, un inno a spronare i giovani ad arruolarsi per la loro cara e vecchia Roma, la più grande potenza mai esistita.
Un inno che ancora oggi risuona nei cimiteri dei caduti, quella schiera di croci bianche tra i rossi papaveri, un inno che nel futuro sarà il rintocco della guerra.

Solo i più coraggiosi o i più pazzi,
la distinzione spesso non è altro che una esile linea, raramente distinguibile. La verità è raramente pura e mai semplice, ma la Morte per la patria è invece una verità semplice e pura.
Il grande sacrificio, la porta per l’immortalità.

Ogni soldato va ricordato, ogni caduto pianto
, tutti erano uomini dai grandi sogni infranti, ora immortali per la propria Nazione.
Lassù, tra i campi elisi, cantano la loro canzone, per sempre a far la guardia, mai dimenticati.

Davide Lancellotti




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