26 Febbraio 2022, 16.26
Eco del Perlasca

La tennista del Perlasca

di Giselle Passannante Grimaldi

Nella nostra scuola sono sbocciati e continuano a sbocciare talenti in ogni ambito: oggi vi racconterò la storia di Annabel Flood, una giovane tennista, figlia d’arte, che frequenta la 2ª A del Liceo scientifico di Idro


Ciascuno di noi ha la sua storia, ma, nello sport, nessuno si chiede quale sia quella dei giocatori. Tutti si limitano a fotografare l’azione, ad osannare il vincitore, ma queste persone hanno storie, vite, fanno sacrifici per conciliare tutto. Sempre.
Proviamo ad immaginare: ogni giorno, ogni settimana, sperando di far bene.
Perché vai avanti se vinci. E solo uno vince. Quindi, a tutti gli altri tocca perdere.

Credo sia importante, perché non si vede mai.
Nei tornei si vedono solo persone che sollevano trofei, che colpiscono il dritto perfetto. Si conoscono i risultati. Il resto non conta.
Oggi, nel nostro piccolo, vorrei farlo contare, raccontando la storia, speriamo lunga e piena di successi, di una giovane tennista: Annabel Flood.

Da dove nasce la tua passione per il tennis? Come hai iniziato?

Mio padre è un maestro di tennis, quando ero piccola mi portava al campo con lui e da lì è iniziato tutto…

Perché ti piace giocare a tennis?

Non penso ci sia un motivo, sono dell’idea che quando ti piace una cosa, ti piace. Sono una persona molto competitiva e, probabilmente, lo sport in generale incontra il mio carattere.

Cosa ami di più del giocare a tennis?

Mi piace essere creativa nel mio gioco. Infatti, sono una giocatrice abbastanza atipica: quasi tutti i tennisti odierni, in particolare le giocatrici, cercano di giocare forte da fondo campo (in questo modo si punta maggiormente sull’efficacia della forza che della tecnica), invece, io cerco di avere quella sensibilità, quel tocco, che traspare anche dalla tecnica, che mi permette di far divertire il mio pubblico, anche se ristretto, per ora.

Oltre al tennis, hai mai praticato altri sport?

Non ho mai fatto altri sport a livello agonistico, ho fatto dei corsi di nuoto per imparare a nuotare.
Non mi piace fare sport per svago, se ne pratico uno è per farlo bene e cercare di eccellere.

Qual è il ruolo della tua famiglia?

La mia famiglia mi sostiene in ogni aspetto della mia carriera sportiva, e non solo. Mio padre è il mio allenatore, mia madre mi accompagna agli allenamenti e alle partite, mia sorella c’è sempre stata e, ovviamente, non avrei mai potuto dimenticarmi di mia nonna, che mi prepara degli squisiti e sostanziosi spuntini e piatti principali, inoltre, ogni tanto viene a vedermi giocare.

Come riesci a conciliare la scuola con lo sport?

Cerco di ottimizzare i tempi il più possibile: frequentando un liceo, lo studio mi richiede molto tempo, quindi, quando non sto giocando a tennis, studio, e viceversa.
Vi state chiedendo come io faccia? Beh, tranquilli, non lo so nemmeno io: so solo che, se si vuole, si può.

Come trovi tempo per gli amici?

Non ho molti amici al di fuori dei miei compagni di classe: con loro mi trovo molto bene e siamo un gruppo unito e affiatato, quindi, in un modo o nell’altro, sono sempre in contatto con loro.
In più, dedico molto tempo al mio sport, circa tre ore e mezza al giorno per allenarmi, quindi non esco quasi mai di casa. Potrebbe sembrare un sacrificio, e lo è, ma lo faccio per il mio futuro, sperando che tutti gli sforzi fatti fin ora, e che continuo a fare, mi portino dove voglio arrivare.

E i premi che hai vinto?


Ho vinto circa 25 coppe e delle medaglie nella zona, ma ho sempre considerato le mie vittorie come soddisfazioni personali, non come coppe da esporre. Per me la cosa più importante è competere e divertirmi durante una partita.
La vittoria, potrebbe sembrare strano, è un di più: mi piace vincere, ma non gioco per vincere. A 6-7 anni ho iniziato a giocare nei tornei e sono sempre stata tra le prime classificate, nel 2018 ho partecipato al “Master Finale Kinder Tennis Trophy” a Roma, dopo il quale sono andata a fare un altro master in Francia presso la “Mouratoglou Tennis Accademy”.
Attualmente la mia classifica è 2.8, per renderlo più semplice: delle quattro categorie del tennis, io mi trovo nella seconda.

Cosa c’è dietro una partita? Come ti senti prima di un match?

Dal punto di vista psicologico, in genere, la partita non mi destabilizza o deconcentra. Non soffro di ansia da prestazione, tolte le occasioni particolarmente importanti. Prima di una partita mi riscaldo e, quando ne sento il bisogno, ascolto della musica che mi dà una carica molto forte, in modo da ritrovare il focus sulla situazione.

Questo “trucchetto” non lo uso solo nei retroscena di una partita, ma anche nella vita di tutti i giorni, per trovare la motivazione e andare avanti anche quando il cammino e la fatica sembrano non finire mai. Insomma, la musica è come una seconda racchetta: è un’estensione del mio corpo e del mio animo.

Ti sei mai infortunata gravemente?

Sì, mi sono fatta male a un gomito e sono stata costretta a fermarmi per un anno e un paio di mesi. Avevo fatto tutti i controlli e, alla fine, l’unica cosa di cui avevo bisogno era tempo e riposo.
Ho ripreso a giocare nell’estate del 2021 e per me questa è stata una grande soddisfazione: il pensiero di smettere mi ha sfiorata per un periodo, ma ho avuto l’opportunità di rimettermi in gioco ed ho voluto coglierla.
Sicuramente ora mi trovo un po’ più indietro rispetto alle mie compagne, ma sto gradualmente recuperando: avrei potuto perdere molto di più in termini di risultati del lavoro fatto in precedenza, sono stata fortunata.

Quali sono i tuoi sogni per il futuro?

Il mio sogno più grande, a lungo termine, sarebbe quello di giocare a Wimbledon: può sembrare ambizioso come sogno, ma… come si può arrivare alle stelle puntando al suolo?
Credo di avere del talento, ma sono dell’idea che questo da solo non basti: ci vuole costanza, passione e fatica per arrivare dove si vuole e io sono disposta a lottare per realizzare il mio sogno.

Ringraziamo Annabel per il tempo che ci ha dedicato e per averci fatto comprendere che tutto è possibile se lo si desidera davvero.
Volere è potere. Volere significa farsi trasportare dalla passione, dall’amore verso il proprio sport, senza pensare al successo. Perché, se fai sport con passione, i risultati sono solo una giusta conseguenza.

“Quando fai qualcosa di meraviglioso nella vita, non vuoi mai smettere. Per me questo è il tennis.”

Roger Federer

Intervista a cura di Giselle Passannante Grimaldi 2ª A Liceo scientifico




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