L'immagine del suono
di Claudia Baruzzi

“The dark side of the moon.”- il lato oscuro della luna. Da tempo che penso quanto la musica e la fotografia siano una cosa sola


Chi di noi, ascoltando una canzone di Ariana Grande, non immagina i suoi lunghi capelli raccolti in una coda? Oppure, cosa sarebbero i Maneskin senza i loro stravaganti video con vestiti e trucchi fuori dal comune?
Oggi non voglio parlare dell’immagine ai giorni nostri, ma portarvi con me in un viaggio nel tempo negli anni ’60/’70, quando la simbiosi tra musica e fotografia ebbe inizio.

In questi anni, le copertine dei dischi cominciarono ad essere più originali e curate, richiamando l’attenzione dei possibili compratori.
Ci sarebbero infiniti esempi e oggi ve ne propongo uno.

Nel ’73 gli eclettici Pink Floyd
pubblicarono un album che ancora oggi è considerato uno dei migliori della storia della musica moderna, “The dark side of the moon”.
La band, che prese il nome dai bluesmen Pink Anderson e Floyd Council, sfornò questi nove brani ricchi di rock progressivo e di nuove sperimentazioni musicali.

Rispetto agli album precedenti, le parti strumentali sono ridotte e viene potenziato l’uso del sintetizzatore per mixare vari suoni.
Ad esempio per i primi trenta secondi della canzone “Money” furono unite le registrazioni di monete tintinnanti, fogli di carta strappati, calcolatrici e registratori di cassa.

I testi filosofici che trattano di vita, morte, avidità e infermità mentale ispirarono il fotografo e designer inglese Storm Thorgerson che creò la copertina dell’album.
Per lui il raggio è la vita, il prisma è l’uomo che, colpito dalla luce, trasforma questa energia in azioni, raffigurate con il fascio di colori.
Allo stesso tempo l’immagine rappresenta sia la purezza, sia tutte le sfaccettature della musica.

È affascinante pensare che due forme d’arte così diverse possano fondersi insieme per creare un unico prodotto e dare potenza allo stesso messaggio.

Claudia Baruzzi 2^A Liceo scientifico


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