Saman Abbas: vittima di violenza e della società
di Malaika Abbas

Saman è scomparsa il 1° maggio 2021 da Novellara, in provincia di Reggio Emilia. L’unica pista battuta è quella familiare, ma dopo mesi di ricerche sembra essersi volatilizzata nel nulla


Questa triste storia non comincia con la scomparsa di Saman, ma molto prima, a novembre del 2020 quando la ragazza, rifiutando un matrimonio combinato fissato per il giorno 22 del mese successivo, denuncia i suoi genitori.
Trattandosi di minore, viene emesso un provvedimento di allontanamento dalla casa familiare e la giovane affidata ad una struttura protetta nel Bolognese.

Dopo qualche mese però Saman lascia volontariamente il centro protetto e si reca a casa per recuperare i suoi documenti, tra i quali il passaporto. Vuole essere così libera, finalmente, di sposare l’uomo che ama. Ma esattamente 11 giorni dopo torna dai carabinieri per sporgere ancora denuncia.

Nella sua casa di Novellara, in mezzo alle serre,
i genitori l’avrebbero rimproverata per il suo comportamento e i suoi documenti sarebbero stati chiusi a chiave nell’armadio del padre.
Il maresciallo dei Carabinieri Pasquale Lufrano, di fronte a quanto successo, strappa a Saman una promessa: qualora il documento fosse stato indebitamente trovato in possesso dei genitori, lei sarebbe tornata in comunità protetta.
Così, il giorno successivo chiede al giudice un decreto di perquisizione a casa degli Abbas e contemporaneamente allerta i servizi sociali, per trovare un nuovo posto dove ospitare la ragazza.

Il fatto che la ragazza sia scomparsa nel nulla da quel giorno è scioccante: il suo ragazzo chiama la polizia e segnala che Saman gli aveva mandato un messaggio tre giorni prima, avvertendolo che se non fosse ritornata da lui significava che ad impedirlo erano stati i suoi genitori.

Questa circostanza però non avrebbe insospettito le forze dell’ordine che nelle successive indagini avrebbero preso per buone le dichiarazioni dei genitori: la ragazza se n’era andata, scappata di casa coi suoi documenti.
Tant’è che nemmeno hanno pensato di limitare le uscite fuori dallo Stato ai familiari.

La vera indagine inizia dunque quando sui giornali vengono pubblicati articoli con titoli del tipo: “Saman Abbas uccisa da Islam ed ignoranza”, oppure “Saman Abbas, Salvini convinto: colpa dell’Islam e dell’immigrazione, chi lo nega è ipocrita”.
Invece che indagare sui fatti, sono stati messi in evidenzia la religione della famiglia e lo Stato d’origine, che non c'entrano nulla col caso della scomparsa della ragazza.

Tutto ciò rappresenta come la nostra società, invece che perseguire gli aggressori, tende ad affidarsi ai pregiudizi.
Dopo qualche mese il caso torna alla ribalta, grazie al popolarità sui social.
Intanto però i genitori e lo zio di Saman avevano avuto il tempo di scappare all’estero.

Dopo tante ricerche il corpo della ragazza non e ancora stato ritrovato e ancora non si sa chi potrebbe essere il responsabile della sua scomparsa.

Il caso di Saman descrive chiaramente come i casi di violenza vengono abbinati ad una certa cultura, religione o Stato di provenienza, senza far caso che una ragazza è scomparsa o è stata uccisa o violentata, anche se in realtà fra le vittime di violenza ci sono anche tantissime donne italiane.

Finché non iniziamo a punire il colpevole nel modo definito dalla legge invece che giudicare la vittima per il suo modo di vestire o giustificare l’accaduto con le scuse del tipo “il ragazzo era ubriaco”, continueremo ad avere un terribile aumento dei casi di violenza.
Senza contare che tanti casi non vengono neanche registrati, quindi la vera percentuale è ancora ignota.
E tra quelli registrati solo alcuni vengono proseguiti.

Giornate come quella del 25 novembre sono importanti perché ci fanno pensare a cosa sta accadendo e ci portano a chiederci se davvero stiamo facendo tutto il possibile perché le donne smettano di essere vittime di violenza, soprattutto da parte coloro che affermano di voler loro bene.

Malaika Abbas


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