Carbone nucleare
di Davide Lancellotti

Ogni tanto salta fuori la questione di portare in Italia delle centrali nucleari, potenti impianti che sarebbero capaci di aiutare molto la nostra autosufficienza energetica. Ecco cosa ne penso


La produzione energetica


La scoperta dell'elettricità è piuttosto recente, solo verso la fine del XVIII secolo essa venne davvero impiegata ed utilizzata per molteplici scopi.
Prima di essa però esistevano lo stesso dei motori e delle macchine motrici, esse funzionavano tramite il grande potere del carbone e del vapore. Il carburante più comune su tutto il pianeta, pronto ad essere usato appena minato: il carbone.

Finché a nessuno importava dell’inquinamento (il che, per quanto assurdo possa sembrare, ci porta a meno di 40 anni fa) il carbone era la scelta migliore e preferita per la generazione di energia elettrica, seguito a ruota dall’uso di altri combustibili fossili come il petrolio (altro carburante molto inquinante, ma a nessuno importava del problema).
Attualmente, la produzione globale di energia elettrica dipende per il 41% da carbone e il 20% da petrolio e altri carburanti fossili, per un totale di circa il 63%.

Quando l’energia è gratis

Tolti i carburanti fossili, al secondo posto per produzione energetica vi sono le fonti rinnovabili, le quali dipendono quasi totalmente da eolico, solare e idroelettrico (con una piccola parte geotermale) e forniscono circa il 25% dell'energia globale, traguardo che è già ragguardevole contando che fino a 20 anni fa erano praticamente non usate.
Ma lo scopo di questo articolo non sono le fonti rinnovabili.

Il futuro è nucleare


Non esiste una produzione energetica più efficiente di quella nucleare, semplicemente non esiste. Da qualche grammo di Uranio-235 possiamo ricavare circa un MW di corrente al giorno (per paragone, qualche grammo di carbone, e parlo dei carboni più efficienti, produce meno di 10 watt).

Risulta quindi ovvio che le centrali nucleari sono gli ambienti dove trovare la maggiore efficienza energetica dell’intero pianeta, e, contrariamente all’opinione pubblica, sono estremamente più sicure di qualsiasi altra centrale elettrica di altro tipo.
Il nucleare produce scorie, è vero, ma sinceramente è il problema minore, vengono smaltite o usate per creare armi, o anche riutilizzate per produrre altra energia elettrica (nello specifico il Plutonio-238).

Nella storia ci sono stati diversi incidenti con le centrali nucleari: i più famosi Chernobyl e Fukushima.
Mentre nel primo caso l’errore è stato della USSR che voleva fare test senza aver personale qualificato per farli, nella seconda situazione il problema è stato che qualcuno ha deciso di costruire un'intera centrale nucleare sul mare in una zona potenzialmente soggetta a tsunami (personalmente, non la scelta più saggia oserei dire).
Ma oggi il nucleare è totalmente sicuro e gli incidenti sono praticamente zero, ed infatti moltissime nazioni usano questa produzione come loro fonte principale.

Il carbone che è più nucleare dell’uranio


In ogni materiale di questo pianeta sono presenti delle particelle, minime tracce, di materiali radioattivi, solitamente così minime che nemmeno un contatore Geiger professionale riesce a rilevare. Queste particelle sono definite “materiali radioattivi naturalmente ricorrenti”.
E ogni singolo elemento ne ha una percentuale più o meno alta, ma nel 99,9% dei casi le radiazioni sono così poche che non potrebbero mai causare danni. Il carbone non sfugge da questi materiali radioattivi, e ne contiene minime dosi.

A parità di peso ovviamente un grammo di Uranio produce abbastanza radiazioni da poter causare danni a breve e lungo termine (se tenuto a contatto per molto tempo, dato che le radiazioni si misurano in quante particelle si assorbono in x tempo).
Il problema è che per produrre la stessa energia elettrica di un grammo di uranio si devono bruciare dalle tre alle cinque tonnellate di carbone, un rapporto praticamente inimmaginabile.
Se si brucia abbastanza carbone allora la radioattività che emette nell’aria (dalle ceneri che vengono bruciate) sarà per forza maggiore di quella prodotta dalle centrali nucleari, specialmente perché le centrali a carbone hanno pochi controlli se comparate al nucleare (e pensare che nel carbone solo meno del 5% delle ceneri raggiungono davvero l’atmosfera, il resto viene bloccato da filtri particellari).

È facile capire allora perché si esalta il carbone e degrada l’uranio. Si fa tutto per i soldi.
Il carbone costa poco, ma comprane abbastanza ed ecco che costa molto di più di qualsiasi altro elemento, il mondo funziona a soldi.
E così, chi vive accanto a centrali a carbone, riceve ben più radiazioni di coloro che lavorano accanto ai reattori nucleari.

Davide Lancellotti
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