Suor Liliana, Deni, Rita e...
di John Comini

Oggi volevo scrivere del mio viaggio a Napoli, ma ho alcune cose urgenti da ricordare: uno spettacolo, due compleanni, un addio e molto altro...


Sabato prossimo al Cine-teatro di Prevalle, grazie alle Parrocchie e a don Fabrizio, il Teatro Gavardo rappresenterà “Cara Liliana…”, serata in ricordo del 40° anniversario del martirio di suor Liliana Rivetta. L’amico Paolo Catterina ricorderà alcuni missionari prevallesi. Prenotazioni alla segreteria parrocchiale tel. 348/5876125.

Penso a suor Liliana, alla sua tenerezza…La tenerezza è il linguaggio segreto dell’anima. A volte una carezza può abbattere tutte le paure, un abbraccio vale più di cento parole. La tenerezza di suor Liliana non chiedeva niente in cambio: era amore, solo amore. Il suo sguardo diffondeva tenerezza in ogni luogo dove ha vissuto. Guardando le fotografie di suor Liliana, in ogni immagine appare il suo sorriso, la sua dolcezza verso gli altri, soprattutto i bambini. 

La tenerezza di Liliana traspare
fin dalle foto da ragazza: una ragazza solare, ribelle come tante ragazze, forte ma dolce, piena di voglia di vivere, capace di creare vere amicizie. La tenerezza di suor Liliana traspare in ogni parola nelle stupende lettere alla mamma e alla famiglia, e sono lettere di una dolcezza infinita.

Suor Liliana fa pensare a quella frase di Tagore
"Non è stato un martello a rendere le rocce così perfette, ma l’acqua, con la sua dolcezza, la sua danza, il suo suono."

Si dedicò ai numerosi bambini rimasti orfani. Ascoltò il loro grido di aiuto e divenne la loro mamma sorridente e premurosa: li puliva, li abbracciava e baciava, li faceva volare e per loro cantava. Quando le scorte si esaurivano si nascondeva in cappella, prostrata sul pavimento per implorare Dio che provvedesse ai suoi affamati bambini. "Sarei pronta a pagare personalmente per lenire la sofferenza di questa gente".

La gente del villaggio la chiamava “la suora dal dolce sorriso” e “quella dal cuore tenero”. Era sempre sorridente e felice della sua scelta. Quei bambini erano per lei come suoi figli. I bambini orfani, che non conoscevano papà o mamma, trovavano in lei una mamma dolcissima, che li copriva di baci. Con tutta l’infinita tenerezza di una mamma. Con un sorriso per rincuorarli, per far capir loro: ‘Guarda, sono qui con te, non aver paura, non ti abbandonerò. Mai.’

Suor Liliana non è morta per caso. La sua morte ha illuminato la sua vita. Molte volte il mondo ci sembra davvero brutto. Tutti siamo arrabbiati, tutti siamo scontenti, il futuro ci appare sempre più incerto. Tanti non credono più in nulla. Ma ancora una volta ci aiutano le parole di Martin Luther King: ‘Le tenebre non possono cancellare le tenebre. Soltanto la luce può farlo. L’odio non può cancellare l’odio. Soltanto l’amore può farlo’.

Suor Liliana era innamorata dei suoi bambini africani, ma prima ancora innamorata di Dio. Perché la tenerezza di Dio, il suo amore per noi, è il senso di ogni cosa.

E Gesù è la tenerezza di Dio fatta carne. Ogni uomo è fragile, è fango e spirito. Capace di meschinità, di mediocrità se non di orrore. Ma anche capace di dolcezza, di tenerezza, di amore senza confini. Ci manca il sorriso di suor Liliana, il suo modo di essere. Ma lei sarà giovane e sorridente per sempre, nell’infinita tenerezza dell’amore di Dio.

“Cara Liliana”, come ha scritto Cesare Fumana “è un racconto carico di pathos, a tratti commovente, interpretato magistralmente da Andrea Giustacchini, che ha sottolineato i vari passaggi della vita di questa religiosa comboniana che si è spesa fino alla fine per i bambini della sua missione.”

Proprio ieri il mio grande amico e coscritto Deni Giustacchini ha compiuto gli anni. Ci siamo conosciuti alle scuole elementari, e subito è nata un’amicizia che dura nel tempo. Insieme abbiamo condiviso l’ambiente caotico e creativo di don Erminio. Insieme frequentammo le magistrali a Brescia. Quante serate in casa di mamma Silvana e del caro papà Domenico, ore e ore a chiacchierare con Deni, a fantasticare, parlando di cinema, di letteratura, di poesia, dei nostri sogni e della nostra vita.

Deni ha creato quadri stupendi, ma lui non ne vuol più sapere di dipingere: meglio, i quadri che mi ha regalato acquistano ancor più valore, eh eh eh! Deni ha sposato Gabriella, una donna meravigliosa ed una rinomata artista, è padre della bellissima Lisa ed è nonno dello splendido Leonardo.

Deni è poeta e grande attore, dalla splendida, profonda voce. Insieme abbiamo creato il Teatro Poetico Gavardo, che ha rappresentato spettacoli in mezza Italia. Ora stiamo pensando ad una nuova commedia: cento di questi spettacoli, grande leader!

Giovedì compie gli anni mia sorella Rita, una delle persone più buone che conosco.
Rita è sempre modesta, riservata, gentile, disponibile con tutti. Spesso, parlando della nostra mamma, cita San Paolo “La carità è paziente, è benigna la carità…” Rita dice sempre che la nostra mamma queste parole le viveva ogni giorno. Ma anche lei le vive, da sempre. Come quando da ragazza era vicino a me e a mia sorella Valentina, e ci copriva di dolcezza. Come quando aiutava la mamma nelle mille faccende di casa. Come quando passava le domeniche a far compagnia alla zia Giulia. Come quando regalava la sua tenerezza al mio piccolo Andrea. Come quando stava accanto al papà, negli anni della sua vecchiaia. Come quando ha cresciuto due splendidi figli, Marcello e Donata. Come quando accoglie i suoi meravigliosi nipoti Francesco, Caterina ed Alessandra. Come quando ha aiutato Valentina nelle mille corse, con i suoi 6 bambini.

Rita ha donato a tutti un mondo d’amore. E quando mi dice “le ingiustizie è meglio subirle che farle”, mi commuovo perché so che Rita lo pensa davvero, nel profondo del cuore. Ha una fede così grande che un giorno mi ha detto: “Quando morirò, sono sicura di rivedere il mio Sergio in Paradiso.” Auguri Rita, e ricordati la crostata!

Poiché ero a Napoli con un viaggio organizzato, non ho potuto partecipare ai funerali di Gian Battista Tonni, già primo cittadino gavardese dal 2004 al 2009. Mi permetto di citare alcune stupende parole che su 51news gli ha dedicato l’amico Marco Piccoli: “Avevo poco più di trent’anni quando mi volle nella sua giunta, quale assessore alla Cultura e alle politiche giovanili. Per cinque anni ha accompagnato la mia inesperienza, donandomi attenzione, fiducia e sguardi discreti, densi di rispetto e saggezza. Appena la scorsa settimana, lucidissimo nella mente e negli occhi, a me e all’amico Guido Lani, diceva, con voce provata: “sono stato un sindaco piccolo”. Credo potrebbe bastare questo a tratteggiare la fisionomia di un uomo Grande.

Lontano dai riflettori, se possibile sotto il palco, è stato e resta un esempio di “politica delicata”, forse amaramente incompresa da molti, ma che ha in sé la fecondità più preziosa, il seme, talvolta invisibile, che porta vero frutto. Grazie Sindaco Tonni, rimani un grande maestro!”

Sempre per il fatto che ero a Napoli, non ho potuto ascoltare il mitico Luca Mercalli, che ha portato la sua solidarietà al presidio di Brescia in difesa del Chiese. Ha detto, tra l’altro: «Purtroppo, abbiamo in Italia il vizio di fare tante grandi opere che non sono utili, costano un sacrificio al territorio, sono ambientalmente dannose e provocano un danno erariale. Serve invece una buona manutenzione di quello che già c’è e sta cadendo a pezzi».

E mercoledì al mercato ho visto un sacco di gente che si accalcava intorno al gazebo delle Mamme del Chiese e di varie associazioni. C’era scritto in grande: “MINISTRO DELL’AMBIENTE, DEL FIUME CHIESE NON TI FREGA NIENTE? NO ALLA FOGNA DEL GARDA SUL CHIESE” Bravi! E aggiungo in dialetto: “Zó le mà dal Cés!” Chiaro?!

Ci sarà anche il bravo chitarrista Paolo Cavagnini al Palazzetto del Centro Sportivo di Gavardo, giovedì prossimo, alla serata con Marco Zambelli e molti altri dal titolo “V FOR BRESCIA, uomini, calcio, passione, emozioni” La serata è ispirata al libro del giornalista Laffranchi su 25 uomini che hanno fatto la storia del Brescia Calcio: da Baggio a Mazzone, da Caracciolo a Guardiola. Musica e sport, che bellezza!

Accidenti, domenica scorsa non ho potuto salire a Barbaine della “mia” Livemmo, al sacrario dei caduti della Brigata Perlasca, per ricordare chi ha dato la vita per la nostra fragile libertà. La settimana prossima parlerò della gita a Napoli, se sarò amó vif: del resto, Goethe non ha scritto “Vedi Napoli e poi muori”? Tiè!

Ci sentiamo la settimana prossima, a Dio piacendo. W il Chiese!
maestro John

Nelle foto:
1) Andrea Giustacchini con Paola Rizzi ne “Il malato immaginario”
2) La locandina della serata dedicata a suor Liliana
3) Mia sorella Rita (in basso a sinistra) con un gruppo di amici e con il caro Sergio
4) Un momento della grande manifestazione a Brescia contro il maxidepuratore (grazie a Stefano Guatta per la foto)

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